Diplomatici italiani in svizzera

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ZURIGO – “Diplomatici italiani in Svizzera è il nuovo libro di Tindaro Gatani, edito dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS). Il libro, che raccoglie gli articoli apparsi su “La Rivista”, si occupa della figura e dell’opera di cinque ambasciatori italiani nella Confederazione, che, in particolari momenti storici, hanno svolto un importante ruolo nelle relazioni tra i due Paesi”.

“La ricerca riguarda le missioni in Svizzera di: Giulio Silvetsrelli (1853-1938), capo Legazione a Berna dall’agosto 1902 al febbraio 1904; Giuseppe De Michelis (1872-1944), Regio commissario all’emigrazione italiana in Svizzera (1902) e fondatore della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (1909); Raniero Paulucci di Calboli (1861-1931), Rappresentante italiano in Svizzera dal febbraio 1913 a novembre 1919; Attilio Tamaro (1884- 1956), Capo della Legazione a Berna da luglio 1935 a giugno 1943; Egidio Reale (1888-1958), Capo della Legazione italiana a Berna da gennaio 1947 e, poi, primo Ambasciatore d’Italia in Svizzera dal 1952 a febbraio 1955.
L’autore si sofferma sul carattere e l’importanza dell’azione di ognuno di loro, con rigorose ricerche, fatte negli archivi, nelle biblioteche e nelle cronache coeve, inquadrandone l’attività diplomatica nel particolare momento storico.

Una pubblicazione grazie alla quale si potranno capire meglio taluni eventi riguardanti le relazioni italo-svizzere nel corso del secolo scorso e quindi anche il contributo degli immigrati italiani per lo sviluppo economico della Confederazione.
Il Sen. Pierferdinando Casini, Presidente uscente della Commissione permanente Affari Esteri ed Emigrazione del Senato, nella Prefazione al volume, si pone la domanda “se la diplomazia o meglio la figura dell’ambasciatore abbia ancora una sua funzione vitale. Se, appunto, nell’epoca di internet, il ruolo del diplomatico non sia funzionalmente superato sia all’interno dell’Unione europea sia nel Mondo globalizzato?”.

Domanda lecita e appropriata che si pongono quanti vedono nella funzione diplomatica “una casta di alti burocrati inviati all’estero a dirigere uffici molto costosi e spesso inutili”. Tanto che “l’immaginario collettivo li vede impegnati in attività di semplice rappresentanza, che svolgono la loro missione tra ricevimenti e riunioni… con scarsa influenza sulla politica estera dello Stato che rappresentano. Si crede cioè che la politica estera sia ormai solo appannaggio dei poteri forti dell’economia nazionale e internazionale”.
Per il Senatore Casini non è così, perché: “Proprio in un mondo globalizzato la figura e il ruolo dell’ambasciatore assumono, invece, una nuova e più profonda funzione che richiede maggiore preparazione, sensibilità e responsabilità” e, soprattutto, spirito di adattamento al nuovo contesto globalizzato, che richiede le specializzazioni in settori del tutto nuovi come i cambiamenti climatici, lo sviluppo, la finanza, la sicurezza alimentare.

I nuovi diplomatici devono, infatti, saper “utilizzare i media con consapevolezza e capacità di interpretazione delle notizie, distinguendo nell’eccesso informativo ciò che veramente serve”.
In sintesi: nel mondo globalizzato, il diplomatico deve «approfondire e capire gli eventi economici, i fenomeni sociali e migratori… e da essi suggerire responsabilmente quali siano le priorità, più o meno, strategiche da seguire nei rapporti bilaterali o multilaterali con i quali il nostro Paese si confronta». Il realismo e la lungimiranza del moderno diplomatico sono un buon viatico alla sua missione, il cui successo dipende anche dal contesto storico-politico nel quale egli è costretto a operare e, soprattutto, “dal suo carattere, come dimostra Tindaro Gatani tratteggiando la figura e l’opera di cinque diplomatici che hanno svolto parte della loro attività in Svizzera””.

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