di Enzo Varricchio
Altro che impeachment. Lega e Movimento 5 Stelle dovrebbero erigere un monumento al presidente Mattarella che di fatto ha agevolato il loro stratagemma: insistere su un ministro dell’economia inviso a Bruxelles, ai cosiddetti mercati e alla banca centrale, per fomentare una contrapposizione strumentale.
A nostro avviso il Colle, dentro o fuori dalle sue prerogative costituzionali, ha infatti sottovalutato il fatto che ora si trovino contrapposte in modo netto le forze europeiste e le forze antieuropeiste, l’ancién regime da un lato e la tentazione del nuovo dall’altro.
Non convince nemmeno la motivazione del gran rifiuto espresso dal Capo dello Stato. Dopo innumerevoli inviti a fare in fretta, non sembra logico stoppare un governo politico espresso dalle forze vincitrici di legittime elezioni perché l’spirante ministro Savona ha criticato i metodi di Bruxelles. Una sorta di lesa maestà.
La presa di posizione di Mattarella ha il sapore di un’acquiescenza ai voleri d’oltralpe che potrebbe consegnare il Paese a una maggioranza assoluta ed equamente divisa dei nubendi Lega-5Stelle.
Di Maio e Salvini volevano arrivare proprio a questo: sfruttare l’acceso scetticismo degli italiani verso l’Europa, acuito dalle indebite ingerenze di Bruxelles e Berlino sull’esito del governo Conte e su Savona, per tornare alle elezioni e stravincerle col favore di un popolo che già arringano dalle piazze. Il nullismo ideologico del BerluscaRenziParty sta facendo il resto e, allo stato, condanna i vecchi partiti all’oblìo.
Qualcuno paventa derive autoritarie e boomerang economici, e forse non è poi così lontano dal vero, ma le reali intenzioni e le effettive capacità dei probabili vincitori si manifesteranno presto.
Resta la strana sensazione che questa assolata domenica di fine maggio potrebbe passare alla storia.