E’ la più grande operazione di contrasto al match fixing nella storia del calcio europeo. Mai prima d’ora, infatti, un massimo campionato internazionale aveva visto coinvolti ben 35 diversi football club, indagati (da parte della polizia locale) per presunte attività di combine in ambito sportivo (in totale, sono stati individuati 57 casi di “calcioscommesse”).
Il numero in oggetto è ancora più devastante se si pensa che le 35 realtà rappresentano il 67%del movimento calcistico del Paese (organizzato in quattro serie, per un totale di 52 football club). Cinque di queste inoltre fanno parte anche della prima divisione del calcio professionistico: nello specifico FC Zorya, Vorskla, Zirka, Olimpik e Olexandriya.
La posizione del Vorksla e del FC Zorya, rispettivamente terzi e quarti al termine dei play-off, è molto “delicata”, perché potrebbero, per meriti sportivi, essere inseriti nella prossima edizione della Europa league. La conferma (al termine delle indagini e del procedimento giudiziario) di un coinvolgimento diretto di (loro) tesserati, potrebbe portare la FFU ad escludere le società in esame dalla importante competizione Uefa.
Il calcio ucraino, è stato sconvolto, pochi giorni prima della finale Uefa Champions league (tenutasi a Kiev lo scorso 26 maggio), da un vero e proprio “terremoto” sportivo, che vede, al momento, interessate più di 328 persone, tra dirigenti, calciatori e persino un arbitro, oltre alla presenza di componenti di cinque diverse organizzazioni criminali in ben 10 città del Paese.
L’operazione è stata possibile grazie, soprattutto, alla collaborazione fattiva, nei mesi precedenti (sono state poste in atto intercettazioni ambientali e telefoniche, come riportato dalle principali agenzie giornalistiche internazionali), tra FFU (la Federcalcio ucraina) Polizia e ministero dell’Interno.
I soggetti coinvolti sono stati interrogati nelle ore successive all’operazione e le risultanze delle indagini potrebbero portare molti di questi ad essere sottoposti (eventualmente) a procedimenti giudiziari, non solo in ambito sportivo (dove, tra le pene previste, c’è anche la “radiazione“).
Andriy Pavelko (nella foto sopra), presidente della FFU ha commentato il giorno della conferenza stampa insieme al n.1 del MinInterno e al capo della Polizia: “Questo è un giorno storico per il calcio ucraino. Noi tutti auspichiamo che questa operazione non finisca con delle semplici sanzioni amministrative. Sono grato al grande lavoro fatto da Francesco Baranca. Credo che saremo da esempio per tutto il calcio ucraino ma anche per il mondo del calcio nella sua interezza”.
La cabina di regia dell’intera operazione è stata affidata alla “Commissione Etica e Fair Play” (di cui fanno parte attualmente anche professionisti di diversi Paesi europei), guidata dall’esperto italiano Francesco Baranca (nella foto sotto).
Se molti di questi soggetti (soprattutto della criminalità organizzata) finiranno, nei prossimi mesi, nelle carceri ucraine lo si dovrà esclusivamente all’impegno e alla determinazione del dirigente italiano, che non ha avuto paura a sfidare a viso aperto le “mafie” locali ucraine.
Nel 2015, il Parlamento ucraino ha normato la materia, relativa alle ipotesi di calcioscommesse, facendola rientrare nella fattispecie delle “attività criminali“, penalmente perseguibili a seconda del diverso grado di coinvolgimento.
Sempre Baranca, in un recente incontro a Kiev, ha sottolineato come questa operazione sia stata possibile per la “volontà” espressa, da parte delle istituzioni (sportive e di pubblica sicurezza), di intervenire per estirpare la piaga endemica della “corruzione sportiva“. Il consulente della FFU ritiene che lo stesso “modello” possa essere replicato e adattato anche in altri ordinamenti calcistici europei. “Ma ci vuole, appunto, la volontà di farlo concretamente. Senza cooperazione è impossibile raggiungere questi risultati incredibili”, ha sottolineato Baranca.