Carabinieri Cacciatori di Calabria: intervista a Nicola Gratteri

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di Lia Pasqualina Stani – Foto dell’Autrice 

 La ‘ndrangheta calabrese uccide di meno, corrompe di più. È la corruzione l’altro volto delle mafie. Il denaro, proveniente dal commercio della cocaina e da altri illeciti, che scorre come “fiumi d’oro” nelle mani dei capi della ‘ndrangheta è funzionale al potere e ne identifica il metodo mafioso.

Le mafie, oggi, sono sistemi di potere che vivono di collusioni e si nutrono di silenzi. Forniscono sul libero mercato beni e servizi illegali.

La ‘ndrangheta si muove ovunque, creando tante “zone grigie”. La zona grigia è composta da professionisti, politici, imprenditori, burocrati. Si avvale di consulenti di elevate capacità tecnico-professionale, quelli che devono solo essere capaci di gestire il denaro, ignorando spesso l’origine illecita. Quelli che devono facilitare le operazioni di riciclaggio e di investimento. Tutta l’economia criminale è sostenuta dal riciclaggio.

Ed è per questo che spesso, ‘ndranghetisti e collusi li ritroviamo negli uffici pubblici, negli ospedali, negli organismi elettivi. Sono professionisti, gente apparentemente normale che passa inosservata. Il lavoro offerto dalla ‘ndrangheta è un ricatto morale. È un vincolo indissolubile. È una forma cheta di assoggettamento sociale ed economico.

La ‘ndrangheta è espressione di un degrado economico, sociale ed ambientale, contro cui lottano coraggiosamente anche, molti magistrati, come il del Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. Una vita blindata quella del Procuratore Gratteri, che della storia della mafia e della ‘ndrangheta ne parla senza segreti. È uno dei magistrati più esposti nella lotta alla mafia calabrese. Vive sotto scorta dal 1989. Per riscattare la sua Calabria paga un prezzo alto in termini di sicurezza.

Leggendo i suoi libri non si corre il rischio di cadere nell’ovvietà delle domande. Sono esaustivi ma solleticano interrogativi. “Fiumi d’oro” è l’ultimo libro scritto con Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, massimo esperto di ‘ndrangheta nel mondo, insegna storia sociale della criminalità organizzata alla Queen’s University.    

Gratteri, procuratore, magistrato, uomo e padre come spiega il valore dell’onestà e della giustizia ai giovani che incontra?

  <<Quando ho l’opportunità di andare nelle scuole per parlare con i ragazzi, spiego per quale motivo non conviene delinquere. L’approccio che ho non è di tipo morale o etico: sarei perdente. Ai ragazzi parlo di economia e di soldi: spiego quanto può guadagnare un corriere di cocaina e quanto onestamente guadagna, ad esempio, un idraulico. Per fargli capire che chi “entra” nella ‘ndrangheta pensando di diventare ricco o potente, ha solo una pia illusione. Sono i “portatori di acqua al pozzo” del capo locale. Le “ricchezze” della ‘ndrangheta sono solo nelle mani dei capimafia. Tutti gli altri sono e resteranno dei mortidifame. Con questo approccio di non convenienza a delinquere è possibile entrare più nel dettaglio, cioè spiegare più dettagliatamente alcuni aspetti, cercando di spiegare ai ragazzi l’importanza dello studio, della conoscenza. Non solo per capire il mondo degli adulti. Anche per crearsi delle basi per superare un concorso ad esempio, etc 

Procuratore Gratteri, lei è fiducioso per una riforma del codice penale?

Ho presieduto la Commissione di Riforma alla Legislazione Antimafia. Abbiamo prodotto più di duecento articoli tra codice penale, codice di procedura penale e sistema penitenziario. Sostanzialmente abbiamo toccato la superficie di quello che andava modificato. Di queste riforme è passato ben poco: solo il processo a distanza. Per fare modifiche forti, serie, dure occorrono ampie maggioranze in Parlamento. Ci vuole volontà e libertà per creare un sistema forte. Mi pare che non ci sia la possibilità attualmente di poter fare riforme epocali. 

Nel documento elaborato dalla Commissione Gratteri era prevista anche la riforma del sistema carcerario.  

Per mancanza di soldi e di personale, purtroppo in Italia le carceri sono dei contenitori, non si fa trattamento. Per quanto riguarda i detenuti io penserei di far fare al detenuto lo stesso percorso che si fa fare ad un tossicodipendente come in una comunità terapeutica. Il detenuto deve lavorare 8 ore al giorno ed un’ora di psicoterapia al giorno. Si ricostruisce la personalità del tossicodipendente. La stessa cosa dovrebbe essere per il detenuto: il lavoro come rieducazione dei detenuti. 

“La stagione dei sequestri è stata quella meno studiata. Una sorta di industria di cui una quota dei proventi è entrata nel circuito economico di alcuni Paesi dell’Aspromonte. Per gli investimenti pubblici annunciati in un determinato Territorio corrispondono quasi simultaneamente 1 o più sequestri di persona compiuti dalla ‘ndrangheta in Calabria e in altre regioni” (“Fiumi d’Oro” di N. Gratteri e A. Nicaso).

L’Arma dei Carabinieri non ha abbandonato il territorio calabrese, ed ha investito, rafforzato la sua presenza ed il suo supporto con la costituzione dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria che già dal 1992 hanno catturato il latitante (Vittorio Ierinò) che aveva sequestrato la Ghidini. Dai tempi dei sequestri fino ad oggi gli uomini dello Squadrone sono impegnati nella cattura dei latitanti.

Dott. Gratteri cosa pensa del minuzioso lavoro dei baschi rossi che in tutti questi anni hanno riscosso con molti sacrifici successi e combattono una silente guerra quotidiana contro la ‘ndrangheta?

Conosco bene questo reparto di elitè dei Carabinieri. Ci lavoro da 28 anni. Tutti i maggiori latitanti sono stati catturati dai Carabinieri Cacciatori di Calabria. È un reparto costituito da un elitè di uomini molto preparati professionalmente, dediti al sacrificio: tutto questo è risultato fondamentale in tante inchieste per la cattura dei maggiori latitanti. Quando ero sostituito procuratore di Reggio Calabria e poi aggiunto procuratore abbiamo catturato, assieme al ROS di Reggio Calabria, il latitante Morabito Giuseppe detto “uTiradrittu, (considerato il numero uno della ‘ndrangheta calabrese e capo della cosca Morabito). Abbiamo fatto indagini delicate, fatto appostamenti di settimane e mesi.  Con i vertici dell’Arma dei Carabinieri abbiamo fatto molteplici riunioni operative data la delicatezza delle indagini, le difficoltà e il rischio. 

    Tra le pagine dell’ultimo libro di Nicola Gratteri, “Fiumi d’Oro” scritto con Antonio Nicaso si legge che: “Il fratello di Giuseppe Musolino (uno dei primi capi della “Picciotteria”), Antonio Musolino definì la ‘ndrangheta come un’organizzazione costituita dalla figura di un grande Capo Crimine e da esponenti rappresentativi distribuiti in un certo modo:

  • Rappresentanti del Crimine di Reggio
  • Rappresentanti del crimine della Piana
  • Rappresentanti del crimine della Montagna

Quindi distribuiti nelle località che si affacciano sui Mari Tirreno e Mare Jonio cioè l’equivalente degli attuali “mandamenti” del Centro Jonico e Tirrenico”.

Queste sono anche le “AREE DI IMPIEGO” dei Carabinieri Cacciatori di Calabria che gli ‘ndranghetisti chiamano “lupi o cani”.

Dott. Gratteri Lei crede che questo tipo di “modus operandi” tacito dei Carabinieri Cacciatori possa ancor di più sostenere e rafforzare la credibilità sia delle Forze dell’Ordine e della magistratura favorendo uno spirito di collaborazione, facendo si che sempre più cittadini denunciano il malaffare sapendo che c’è qualcuno che pronto ad ascoltarli? 

Proprio il lavoro che svolgono i Carabinieri Cacciatori di Calabria a contatto con la gente, risulta fondamentale, perché minuzioso: la gente ha bisogno di parlare, la gente non è omertosa. La gente non sa con chi parlare.  Lei vede quanta gente c’è dietro la mia porta, che mi viene a trovare. Continuamente qui c’è gente che viene a parlare, ad aprirsi. Il dato che i Carabinieri Cacciatori di Calabria che quotidianamente, in ciascuna della loro area d’impiego incontrano gente, o si fermano a parlare con il contadino o con i pastori o con qualcuno del posto è fondamentale per aprire un dialogo. La gente li conosce. Conoscono il lavoro che svolgono sul territorio.

Da qualche mese allo Squadrone eliportato Carabinieri Cacciatori è al comando il Maggiore C.A, che per parecchi anni ha lavorato nel settore investigativo. 

Per il lavoro che i Baschi Rossi svolgono su tutta la Calabria, non crede che questi uomini acquisiranno un “quid pluris” nelle radici dei territori di ‘ndrangheta? 

   L’esperienza del Maggiore C.A. servirà sicuramente. Ci deve essere un mix di capacità investigative che aggiunge valore all’attività di controllo del territorio per come lo fanno i cacciatori. Quindi ben vengano questi incroci di esperienze che poi convergono nel risultato di catturare i latitanti. 

Pensa che la ‘ndrangheta farà ancora leva sulla “zona grigia”?

La “zona grigia” per la ‘ndrangheta è vitale oltre che indispensabile. Uccide meno e corrompe sempre più. Il problema della ‘ndrangheta non è quello di arricchirsi ma quello di giustificare la ricchezza. Oggi più che mai la ‘ndrangheta per riciclare ha bisogno di professionisti. 

Cosa prevale in lei, più la paura o il coraggio?

 Io cerco di essere me stesso, di dire quello che penso, se non lo posso dire sto zitto, non dico bugie. Il coraggio o ce l’hai o non ce l’hai […] 

Si percepisce che quello che il Procuratore Gratteri ha da dire, di certo non lo manda a dire. È un uomo, un magistrato ed un Procuratore Capo tenace. I suoi libri, scritti con Antonio Nicaso sono uno spaccato sulla realtà della ‘ndrangheta calabrese che ingabbia solo i più deboli.

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