[di Niccolò Locatelli]
Un annuncio e un’indiscrezione sul Venezuela.
L’annuncio, fatto dal ministro dell’Economia Simón Zerpa durante la sua visita a Pechino, riguarda un prestito di 250 milioni di dollari che il paese caraibico riceverebbe dalla Banca cinese di sviluppo. Il condizionale è d’obbligo sia perché quest’ultima non ha confermato, sia perché la cifra potrebbe essere relativa a un precedente accordo tra Caracas e Pechino. La natura dei contratti bilaterali è talmente opaca che il prestito – se dovesse essere ripagato con petrolio – potrebbe essere meno vantaggioso del previsto, malgrado il settore energetico venezuelano abbia un disperato bisogno di capitali.
Il punto, però, sarebbe geopolitico. La Cina ultimamente aveva posto un freno al suo sostegno finanziario al regime bolivariano; questo nuovo esborso, se confermato, lascerebbe intendere che la superpotenza asiatica non ha ancora intenzione di voltare le spalle a Nicolás Maduro.
L’indiscrezione diffusa dalla presidente dell’ong Control Ciudadano para la Seguridad, Defensa y Fuerza Armada vuole che i membri delle Forze armate debbano soddisfare un nuovo requisito per ottenere una promozione: non bastano anzianità e merito, serve la lealtà personale al presidente Maduro, da certificare firmando una lettera.
Anche in questo caso non ci sono conferme ufficiali, ma la voce non pare inverosimile se si considera che la crescente insoddisfazione verso il regime inizia a interessare anche i soldati. Nei giorni scorsi Bloomberg ha descritto i preparativi di un golpe militare sventato dal regime, che avrebbe dovuto essere concludersi con l’arresto (se non addirittura l’omicidio) di Maduro prima delle presidenziali del 20 maggio, vinte in maniera fraudolenta dal successore di Chávez.