Italiani brava gente? Non sempre!

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di Dino Nardi

ROMA – Già in passato abbiamo commentato alcuni episodi razzisti avvenuti in Italia contro gli immigrati. Tuttavia in questi ultimi mesi vi è stato in Italia un crescendo di episodi razzisti che agli emigrati italiani più anziani in Svizzera hanno fatto ricordare quei famosi cartelli che, negli anni ’60 del secolo scorso, venivano appesi alla porta di qualche ristorante elvetico con su scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.
Beceri episodi razzisti in salsa italiana che mai avremmo immaginato potessero avvenire nel nostro Paese che, in fatto di emigrazione, non è certamente secondo a nessuno vantando ancora oggi oltre cinque milioni di iscritti all’AIRE e circa sessanta milioni di persone di origine italiana in giro per il mondo che, in tanti casi, sono state sicuramente vittime di episodi razzisti.
Si, proprio dei beceri episodi di razzismo che, rilanciati dai media italiani e non solo, non fanno certamente onore all’Italia. Altrimenti, se non becero, come definire quello che, per esempio, ha visto protagonista un impiegato dell’Azienda Sanitaria Locale di Roseto (Teramo) che ha cacciato via un italo-senegalese, che doveva rinnovare il suo Libretto sanitario, dicendogli “Che vuoi? Vattene. Questo non è l’Ufficio veterinario”; oppure quello accaduto in un ristorante calabrese ad un cittadino domenicano di 29 anni che, per essersi lamentato della cena, è stato preso di mira da sette individui che, prima, gli hanno gridato “Siamo in Calabria non sei a casa tua, vai via negro di m…a!” e poi giù botte a lui ed alle due donne che lo accompagnavano e che cercavano di difenderlo; infine quel post circolato su facebook, riferito ai migranti, pubblicato da una dottoressa del Pronto soccorso di Spoleto in Umbria con su scritto “andrebbero annegati al largo” ed ancora “non esistono diritti umani per quattro negracci che ci invadono e arrivano con Nike e tute firmate”.
E questi sono solo tre esempi più eclatanti di fatti assurti agli onori della cronaca dei media italiani ma chissà quanti altri episodi analoghi sono accaduti (stanno accadendo ed accadranno ancora in Italia) grazie al clima xenofobo che è esploso nel Paese soprattutto in questi ultimi mesi in cui in Italia nei media e nei bar – con la nascita di questo governo e con il nuovo ministro degli Interni Matteo Salvini – non si parla ormai d’altro che di invasione di immigrati dall’Africa anche se le statistiche ufficiali ci ricordano che dallo scorso anno, grazie alle iniziative prese dall’allora ministro degli Interni Marco Minniti, gli sbarchi di immigrati in Italia dalla sponda sud del Mediterraneo si sono ridotti dell’80%.
Quindi il problema vero dell’immigrazione in Italia non sono più gli sbarchi bensì quelle centinaia di migliaia di immigrati irregolari invisibili che una volta vistisi respingere la richiesta di asilo dalle nostre autorità devono lasciare i CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e vengono espulsi dall’Italia consegnando loro un semplice (e ipocrita) foglio di via, ovviamente ignorato dagli interessati che da irregolari restano poi in Italia (o si disperdono in altri Paesi europei) vivendo con lavoretti in nero e arrangiandosi alla bene meglio magari ingaggiati dalla malavita locale. Immigrati invisibili per le autorità ma non certamente per la popolazione che se li ritrova a bighellonare nelle piazze e nei parchi, oppure a questuare qualche moneta nei parcheggi o sui mezzi di trasporto pubblico. Sono pertanto questi immigrati invisibili ad innervosire la popolazione facendo scattare, poi, episodi di intolleranza che non di rado sfociano in atti veri e propri di razzismo. Immigrati invisibili (600’000?) che Matteo Salvini, da leader della Lega, in campagna elettorale aveva promesso di riportare nei loro Paesi di origine ma che ora, da ministro degli Interni, sembra aver dimenticato questa promessa elettorale rendendosi conto delle difficoltà di attuazione, dedicandosi solo al problema più semplice degli sbarchi che, in realtà, non è più, oggi, un’ emergenza per l’Italia! 

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