Di Maio e la deburocratizzazione

Politica

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Si riparla di deburocratizzazione.

L’on. Bignami si riscalda sul tema della semplificazione. Accusa la pubblica amministrazione -in una occasione ufficiale- che ogni “semplificazione” del passato si è tradotta in agevolazioni per i tecnocrati stessi e non per i cittadini e le imprese che invece si son trovate ad avere nuovi costi. Di Maio in un incontro in Basilicata con gli imprenditori locali mette al primo posto il problema burocrazia e quindi insiste con grande convinzione nella necessità di semplificare togliendo tutte le incombenze che non servono. Sembra che finalmente ci si renda conto che più della iperfiscalità, il blocco più grave e il nemico più potente delle imprese e dello sviluppo è proprio lo stato e la sua burocrazia che dovrebbe essere invece l’amico più forte e più vicino. Quindi si parla con sempre maggiore insistenza di semplificare. Sorgono alcune riflessioni.

In primis la politica deve evitare che i problemi si formino e non andare a rincorrere le emergenze dopo che i danni sono stati fatti. Secondariamente la invadenza della burocrazia non è limitata alle insopportabili questioni di permessi, bolli, certificati,…. ma si deve capire che il fisco, la previdenza, le banche, costituiscono un blocco così compatto e così strettamente alleato al proprio interno che lo spazio di libertà dell’imprenditore è ridotto a zero. Come se questo non bastasse ci si mettono gli accordi internazionali (come i vari “Basilea”) che di fatto sottopongono ogni azione privata ai presunti interessi superiori o collettivi imponendo al cittadino di sottostare ai variabili risultati degli accordi stretti tra i notabili del momento. Gli “interessi collettivi” sono lo spauracchio che giustificano ogni nefandezza: per esempio il “durc” è stato imposto perché l’esigenza dell’Inps di fare cassa (l’interesse collettivo più grande di quello dei singoli) è stato considerato prevalente rispetto alla esigenza di salvare le imprese, specie le minori. Così è accaduto per tutti i certificati delle Asl, ambientali,.. che non hanno garantito alcunchè di quello che intendevano garantire ma hanno complicato e rincarato i processi produttivi. Quindi non si tratta di ridurre gli adempimenti o, ancor peggio, di far funzionare meglio la burocrazia nella produzione di certificati.. ma di indicare con precisione quale è lo spazio di libertà del cittadino che la politica e la pubblica amministrazione devono rispettare. Anche i precedenti governi parlavano di semplificazione ma nessuno di liberazione dei cittadini e delle Pmi dai lacci medioevali che li asserviscono alla burocrazia. Il Ministro Di Maio più volte ha parlato di “eliminazione” di incombenze ma non di rimodulare il rapporto tra cittadino e stato in modo che il primo perda l’attuale sua condizione di suddito per tornare a essere appunto un cittadino e cioè una persona con una sua sfera di dignità e quindi inviolabilità cominciando dal campo economico. L’azzeramento della privacy in economia non è solo un vezzo inteso a fare più soldi come si è detto e come ancora si crede e si fa credere ma un modo per asservire il cittadino alla burocrazia che, forte dei nuovi strumenti informatici, può fare di lui quello che vuole. Peraltro la burocrazia da tempo si è attribuita un enorme spazio nel diritto a legiferare prendendosi deleghe ed interpretandole in modo spesso espansivo.. (si tratta di eufemismi). Quindi il compito da assolvere per ridare vitalità alle pmi è di gran lunga più importante di quanto la parola “semplificazione” farebbe pensare; il ripensamento del rapporto ormai totalmente subordinato tra il centro politico amministrativo e il singolo è il vero punto dolente che ha motivato milioni di cittadini a votare per un comico che non si è neanche presentato.. circostanza che testimonia che la misura è colma e quindi può succedere qualunque cosa. Il Ministro Di Maio sta dimostrando di possedere qualità non comuni ma è evidente che serve un ulteriore sforzo di impegno e di umiltà.. non si può non utilizzare appieno questa opportunità storica per restituire all’Italia quel livello di civiltà che già aveva duemila anni fa e che ha perso per le influenze dei modelli tribali che si sono imposti con la violenza. Il cittadino va liberato e non solo aiutato o alleggerito da alcune incombenze.. va liberato dai ceppi che lo legano e dagli occhi che lo spiano; ne va della nostra democrazia.

 Canio Trione

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