La politica italiana e la Costituzione

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La politica contro i vincoli costituzionali

di Raffaele Vairo

Poh, disse Giove, incolperà l’uom, dunque, sempre gli Dei, quando a se stesso i mali fabbrica, dei suoi mali a noi dà carco e la stoltezza sua chiama destino?

E’ vero, le razze non esistono. Ma i razzisti, purtroppo, si.

Abbiamo dimenticato che l’attuale presidente della Lombardia nell’iniziare la campagna elettorale si è presentato quale difensore della razza bianca. Altre forme di razzismo sono evidenti nell’attività del ministro della famiglia, omonimo, peraltro, del neo presidente della Lombardia. Non parliamo poi del nostro ministro dell’Interno che, pur tenendo in mano il rosario, usa il tema degli immigrati come una clava impietosa contro i suoi avversari tacciati di buonismo deleterio. Il tutto al solo scopo di agguantare qualche voto in più.

Forte di questo convincimento, il nostro, per giustificare le sue strampalate prese di posizione, ha formulato accuse ingiustificate e strumentali verso gli avversari politici definendoli nemici dell’Italia, puntando i suoi strali verso le opposizioni e verso l’Europa.

Di seguito alcuni esempi.

Nel caso della Diciotti, nave militare, ha deliberatamente ignorato che gli immigrati fossero già in territorio nazionale, commettendo degli illeciti penali attirando l’attenzione della competente magistratura, contro la quale ha indirizzato critiche temerarie, asserendo che (a) gli eletti del popolo, soprattutto se con una valanga di voti, non sarebbero processabili e (b) accusando la magistratura di fare politica, ponendosi, nientepopodimeno, contro il vero difensore del popolo italiano. Che, ovviamente, è lui, proprio lui. Argomentazione, questa, che non vale nei casi in cui siano coinvolti i suoi avversari politici. La vicenda Riace e le esternazioni del nostro sono al riguardo illuminanti.

Non parliamo poi degli argomenti utilizzati che, invece di contrastare posizioni politiche da lui non condivise, vengono indirizzati verso il Presidente dell’Europa, accusandolo, con un linguaggio sboccato, di essere alcolizzato e, quindi, non in grado di valutare le proposte del Governo italiano.

Si tratta con tutta evidenza di una strategia volta all’allargamento del consenso elettorale, accreditando l’idea che, ove la manovra elaborata dal Governo non dovesse attuarsi, la responsabilità non sarebbe dell’incapacità della Lega e dei 5Stelle, ma dell’Europa e delle opposizioni che, servendosi dei cd poteri forti, farebbero salire lo spread a livelli insostenibili.

A questo punto è necessario fare chiarezza.

1 La nostra Costituzione (art. 112), sulla quale i ministri hanno prestato giuramento, recita “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale” contro chiunque, nessuno escluso. Anzi, a mio parere, i ministri e, in generale, gli eletti del popolo, sono tenuti più dei comuni mortali al rispetto delle leggi. Le forze politiche, tutte, devono riconoscersi naturalmente nella Costituzione, rispettando i ruoli dei poteri dello Stato di diritto che, come si sa, sono divisi (potere legislativo, potere esecutivo e potere giurisdizionale) a garanzia del rispetto delle libertà costituzionali. Ne consegue che la magistratura non può fermarsi dinanzi a nessuno, neanche se si tratti di soggetti eletti in Parlamento con milioni di voti. Questo principio è rafforzato dall’altro che garantisce il libero convincimento del giudice il quale, quindi, non può farsi condizionare né dall’opinione pubblica né dalle minacce dei rappresentanti di governo. I quali, anzi, dovrebbero sottoporsi alle indagini giudiziarie senza utilizzare lo scudo dell’immunità parlamentare. Principio, quest’ultimo, che dovrebbe essere applicato esclusivamente in relazione alle opinioni espresse e ai voti dati nell’esercizio del mandato parlamentare.

2 -Quanto, poi, alla politica economica che è soggetta sia alle norme interne sia a quelle europee, non vi è dubbio che il governo e il parlamento non possono ritenersi esentati dalla loro osservanza: l’Italia deve adeguarsi alle norme europee per effetto dei patti sottoscritti anche dai governi italiani (pacta observanda sunt). In proposito, l’art. 10 della nostra Costituzione prevede l’adeguamento del nostro ordinamento giuridico alle norme di diritto internazionale liberamente accettate consentendo, a norma del successivo art. 11, limitazioni, in condizioni di parità con gli altri Stati, della sovranità. Non vi è dubbio che con la costruzione europea, seppure imperfetta, un risultato positivo è stato conseguito. In questi anni non c’è stata alcun conflitto tra i popoli europei.

Ma forse i politici non conoscono la Costituzione o la considerano semplicemente quale fastidioso ostacolo alle loro attività anche se non perfettamente lecite. Questa sensazione è rafforzata dai comportamenti di Salvini che, richiamato dal Presidente della Repubblica, ha dichiarato, con un tono che non consente dubbi circa la sua insofferenza in ordine ai limiti sanciti dalla nostra Carta, “Va bene, rispetteremo la Costituzione”.

In conclusione, non si comprendono le numerose esternazioni di Salvini e Di Maio avverso l’Europa che pretende il rispetto dei patti liberamente sottoscritti. Certo, i patti sono modificabili ed è corretto che il governo italiano si faccia promotore per le opportune modifiche. Ma, fin quando sono in vigore, l’Italia non può sottrarsi all’obbligo della loro osservanza. Il rispetto di questi principi è una prerogativa dei veri statisti che non si preoccupano della prossima campagna elettorale ma del bene del Paese.

Raffaele Vairo

raffaelevairo@libero.it

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