“Balfolk a Trieste”

Friuli Venezia Giulia

Di

Intervista a Francesco Di Martino

Il Balfolk è uno dei “movimenti”, coreutici, emergenti in Europa, ne parliamo con Francesco Di Martino, dottore in giurisprudenza e tra gli organizzatori di Trieste Folk nel capoluogo giuliano, a sua volta ballerino. Quando e come nasce il Balfolk a Trieste?            

<<Il Balfolk approda a Trieste a fine 2013, con le prime serate danzanti improvvisate in Piazza Unità. Il 5 febbraio 2014, si tengono le prime STRADanze, che da allora, costituiscono il nostro tradizionale incontro settimanale. Le danze popolari vengono portate in città da appassionati provenienti dal vicino Veneto, dove il Balfolk si era già diffuso in precedenza. Ma anche dalle ballerine e dai ballerini di Gorizia e della vicina Slovenia. Fin dall’inizio, è un mondo che non conosce confini, né barriere linguistiche o culturali. In realtà, più che una nascita si può parlare di una rinascita. Già negli anni ‘70 del secolo scorso cultori e curiosi della cultura popolare avevano portato le danze francesi a Trieste. Il fenomeno del Balfolk, infatti, vede la sua comparsa nel 1968, in Francia.>>

Un fenomeno, quello del Balfolk, sicuramente differente, per approccio e modalità, rispetto alla discoteca e ai balli Latino-americani, Salsa, Kizomba e lo stesso Tango argentino, ci dice?  

<<Riprendendo le parole di un ballerino che per lungo tempo ha co-organizzato le attività di Trieste Folk, Daniele Mariuz, si può affermare che il fenomeno Balfolk riporta le danze “al popolo, alle strade, alla creatività di chi non ha nulla da guadagnare o da dimostrare”. Non vi sono scuole, insegnanti certificati o passi codificati. A differenza che nel ballo folkloristico (con cui spesso il Balfolk viene confuso), non ci si veste in costume o si danza per esibizione. Non si intende recuperare tradizioni scomparse, ma vivere “le sensazioni che la danza genera”. Abbattere le barriere, che oggi sembrano più alte che mai, tra individui. Il tutto, tenendosi il più possibile lontani da quelle logiche di consumo che sembrano predominare in molti ambienti, anche di tipo ricreativo.>>

Una danza che recupera più sonorità e tradizioni musicali e culturali, prevalentemente europee, frequentata da molti giovani, anche studenti universitari…        

<<Recupera tradizioni musicali e culturali e le rielabora, adattandole alla sensibilità del nostro tempo. Forse anche per questo la rinnovata attenzione per il fenomeno Balfolk ha coinvolto molti giovani. Una rinascita, del resto, favorita anche dalla diffusione dei social networks. Giovani che si sono rivolti ad anziani maestri e ballerini, per apprendere danze e musiche antiche; creando un inedito ponte tra generazioni. Un incontro, questo, che contribuisce a rendere unico il Balfolk rispetto ad altre realtà di socializzazione. Giovani e famiglie, vecchi e bambini, persone di ogni provenienza e dalle idee più differenti, unite in armonia dalla passione per la danza.>>

Un ballo, non solo per coppie, in cui viene recuperato il rapporto con il gruppo…

<<Per quanto la danza in gruppo sia un fenomeno presente in altri ambienti di ballo (si pensi ad esempio, alla rueda di salsa, dove le coppie, in cerchio, cambiano continuamente, o ai moderni balli di gruppo), nel Balfolk la dimensione collettiva assume una rilevanza particolare. In numerose danze si balla stretti in cerchio, o in catena. Si danza in piccoli gruppi che, tuttavia, diventano tutt’uno, muovendosi all’unisono nella sala. Vi è un recupero di quelle danze in cui, ben prima che i balli in coppia chiusa prendessero piede, le antiche comunità si riconoscevano; con cui scandivano i momenti di svago, rituali e di lavoro. E se tali significati sono ormai perduti e non appartengono alla nostra attuale società, restano le emozioni, potenti e inscrivibili, che si provano quando ci si muove con gli altri, come una cosa sola. Resta il piacere di vedersi, magari dopo tanto tempo. O di ritrovarsi, dopo essersi separati in una miriade di coppie, vorticanti, in un valzer; strette, in una lenta mazurka. La bellezza di un saluto silenzioso, cullati da una musica lenta e dolce, al termine della serata.>> – Fotografia fonte Web.

Fedele Eugenio Boffoli

 

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