No alle gabbie!

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Ho firmato una petizione inviatomi da Change.org, non perché firmo tutto quello che ricevo ma quando vedo qualcosa che tocca la nostra salute mi preoccupo e non poco. Per questo motivo pubblichiamo la nota sotto indicata. Stessa discorso vale per gli animali che viaggiano sui camion senza riposo, senza cibo per 20 è più ore. Sono poche le stazioni di sosta in Italia. Stesso discorso vale per il riso e frumenti estero che le nostre navi scaricano nei magazzini nei nostri porti. Entrano con etichette estere ed escono con etichette italiane. Per questo sono disponibile a confrontarmi, ascoltare suggerimenti, consigli e proposte per capire e trovare una soluzione al problema. Tutto questo mi induce a pensare che noi mangiamo cibo inquinato e carne malata, vorrei tanto essere smentito.

Antonio Peragine –  redazione@corrierepl.it

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La petizione si riferisce alla galline in gabbia.
Princi è uno fra i più rinomati forni milanesi, la cui fama è arrivata anche al di fuori del paese natale. Oltre alle sei location nel cuore di Milano, Princi si è espansa in Europa nella città di Londra ed è persino sbarcata oltreoceano, con aperture a Chicago, Seattle e Shanghai. Nel 2017 Princi ha stipulato un accordo con il colosso americano della caffetteria Starbucks, che ad oggi serve i prodotti di Princi nelle prime quattro location italiane in piazza Cordusio, Corso Garibaldi, San Babila e Malpensa.

L’azienda si propone come sinonimo di eccellenza e qualità, e si rivolge ad un pubblico raffinato ed amante della tradizione.

Sul proprio sito inglese, l’azienda dichiara di agire con “passione, perfezionismo, e la ricerca di ingredienti straordinari”, e aggiunge che la materia prima è “ottenuta senza compromessi”.

Sulla pagina aziendale si trovano costanti riferimenti alla ricerca appassionata degli ingredienti migliori da parte del fondatore Rocco Princi, il quale “è ossessionato con la perfezione degli ingredienti utilizzati” e “viaggia per tutta l’Italia per conoscere di persona macellai, artigiani, agricoltori e casari”.

Una ricerca un po’ più approfondita all’interno del sito però non rivela alcun riferimento all’effettiva provenienza degli ingredienti, ed in particolare al tipo di uova utilizzate per l’elaborazione delle colazioni e dei numerosi prodotti di pasticceria presenti sul menù.

Dallo scorso settembre 2017 Il dipartimento di sensibilizzazione aziendale di Animal Equality ha cercato di instaurare un dialogo con Princi al fine di iniziare una conversazione circa l’importanza di impegnarsi pubblicamente a prendere le distanze dall’utilizzo di uova provenienti da galline allevate in gabbia. Tutti i nostri tentativi di stabilire un contatto sono stati però completamente ignorati dall’azienda.

Crediamo che il totale disinteresse da parte di Princi a prendere posizione circa un tema fondamentale come quello della sofferenza estrema delle galline ovaiole allevate in gabbia costituisca una grave negligenza ed anche una deludente mancanza di trasparenza nei confronti dei consumatori.

Chiediamo a Rocco Princi, amministratore delegato di Princi, di dimostrare coerenza con le dichiarazioni presenti sul sito aziendale, pubblicando il prima possibile il proprio impegno a non utilizzare uova provenienti da galline allevate in gabbia entro una data precisa, ricordando anche che Starbucks ha già reso pubblica la propria politica aziendale circa l’approvvigionamento di uova in cui dichiara che entro il 2020 si rivolgerà esclusivamente a fornitori che non costringono le galline in allevamenti in gabbia.

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