Le spine di Trump: Siria, Afghanistan e muro con il Messico

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Dure critiche al presidente americano per il ritiro delle truppe Usa. E resta alto il rischio di ‘shutdown’ per l’empasse al Congresso.

E’ l’incubo degli Stati Uniti, lo ‘shutdown’ che blocca tutte le attivita’ governative non essenziali perche’ il Congresso non riesce ad approvare la finanziaria. L’ultima volta e’ successo l’anno scorso, quando repubblicani e democratici, non riuscirono a trovare un accordo sui cosiddetti ‘dreamer’, gli immigrati illegali entrati negli Usa quando erano minori. Questa volta a minacciare lo ‘shutdown’ e’ proprio il presidente, Donald Trump, che punta i piedi per avere nel bilancio i 5 miliardi per la costruzione del muro lungo il confine con il Messico. Quando entra in vigore lo ‘shutdown’ i cittadini statunitensi si svegliano con una pubblica amministrazione ridotta ai servizi essenziali e con 800 mila dipendenti federali a casa senza retribuzione perche’ le agenzie governative per le quali lavorano hanno dichiarato la sospensione delle attivita’.

Dopo l’annuncio sul ritiro delle truppe degli Usa dalla Siria, il presidente Donald Trump ha difeso ieri, 20 dicembre, la decisione dalle crescenti critiche da parte di alcuni Repubblicani e dei Democratici e dalle preoccupazioni dei suoi consiglieri militari e diplomatici colti di sorpresa dall’annuncio. “Uscire dalla Siria non e’ stata una sorpresa”, ha scritto Trump in una serie di messaggi su Twitter ieri mattina, respingendo anche le accuse di chi ritiene che l’uscita militare degli Usa dalla Siria aiuterebbe Iran e Russia ad aumentare la loro influenza nell’area. Lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha definito quella di Trump “la decisione giusta”. Per Trump gli Stati Uniti non vogliono piu’ essere “il poliziotto del Medio Oriente senza ricavarne niente”; il presidente ha rimarcato le “vite preziose e miliardi di dollari per proteggere altri che, nella maggioranza dei casi, non apprezzano quello che facciamo”. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha dichiarato che la decisione del presidente e’ stata presa dopo “molte consultazioni tra tutti i funzionari di alto livello, incluso me stesso”. In un’intervista all’emittente “Fox News”, Pompeo ha detto che lo Stato islamico non e’ stato completamente sconfitto e ha dichiarato che la principale missione statunitense in Siria e’ stata quella di “abbattere” il califfato dello Stato islamico. Pompeo ha anche affermato che gli Stati Uniti intendono continuare a combattere il terrorismo, incluso l’Isis, “proveniente dalla Siria o da altri luoghi”.

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