Docenti terza fascia

Scuola, Formazione & Università

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Siamo alla fine dell’anno ed è tempo di bilanci per ognuno di noi che, con uno sguardo al  2018,  proviamo a programmare cosa fare nel 2019 riponendo in esso fiducia e speranza per un anno migliore.

Nella scuola italiana tuttavia v’è una categoria di docenti che per questo San Silvestro non ha fiduciose speranze da affidare al nuovo anno: i docenti precari di terza fascia con servizio.

Essi sono docenti che, in possesso dei titoli per accedere al ruolo delle classi di concorso ma non abilitati, insegnano nella scuola pubblica con contratti a termine (in genere a copertura dei posti vacanti al 30 giugno) e che tutte le famiglie possono riconoscere facilmente perché sono i docenti che ogni anno vengono nominati per ultimi, in genere ad ottobre.

Sono fedeli servitori dello Stato che annualmente mettono a disposizione dell’istruzione nazionale la loro professionalità pur non ricevendo alcuna retribuzione dal 1 luglio al 30 settembre, né scatti di anzianità, né tutte le ulteriori tutele riservate ai docenti di ruolo.

La maggior parte di essi sono docenti di età compresa tra i  30 e i 50 anni che lavorano lontano da casa, che con lo stipendio devono mantenere vitto e alloggio per sé e contemporaneamente contribuire alle spese della propria famiglia che vive altrove senza che vi sia, in più delle volte, una convenienza apparente.

E allora perché? Verrebbe da chiedersi.  La risposta è nella dedizione verso la professione di insegnante e nella fiducia di veder finalmente stabilizzato il loro rapporto di lavoro riposta nello Stato.

La legge di bilancio per il 2019 ha abolito il concorso riservato ai docenti precari di terza fascia con almeno tre anni di servizio previsto originariamente dal D.lgs. 59/2017, sostituendolo con un percorso annuale di formazione iniziale e prova aperto anche agli aspiranti docenti senza servizio.

Ad esso si accedere previo superamento di un concorso con duplice funzione di abilitazione all’insegnamento e immissione in ruolo dell’insegnante cui, in prima battuta, i docenti precari con almeno 3 anni di servizio potranno partecipare senza il preventivo conseguimento dei 24 cfu in discipline antropo – psico – pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche.

Eppure la novella lascia inequivocabilmente in bocca il sapore acre della discriminazione di tali docenti.

L’abuso della precarità protrattasi nella scuola negli ultimi anni e l’improvvisa battuta d’arresto verso la stabilizzazione rischiano di determinare gravi squilibri socio-economici e culturali per il paese con:

– vanificazione delle competenze acquisite durante gli anni di servizio nella migliore fra tutte le attività formative che è l’esperienza in aula;

-vanificazione del valore della carriera scolastica;

-spreco di risorse pubbliche impiegate per la formazione di questi docenti. Pensiamo agli innumerevoli corsi sulla sicurezza,  competenze digitali, gestione della didattica per alunni con bes e con dsa, privacy, ecc;

-disagi alle istituzioni scolastiche per la continua variazione del corpo docente, con conseguente rottura delle relazioni virtuose tra equipe di docenti con destabilizzazione dei progetti didattici in itinere che vedono tali docenti impegnati al pari dei docenti di ruolo;

-disagio sociale di tutti i docenti/coniugi/genitori che durante questi anni di precariato hanno avviato ordinari progetti di vita in 700.000 famiglie (avere dei figli, comprare una casa o un’automobile ecc.) con repentaglio del reddito familiare che da precario rischia di diventare del tutto inconsistente;

-disagio alla continuità didattica assicurata agli studenti anche grazie alla competenza dei docenti di terza fascia, apprezzati da dirigenti e famiglie.

Il Coordinamento dei docenti della disciplina dei diritti umani è impegnato a fare della scuola  la culla in cui far crescere le future generazioni, in cui insegnare a vivere nel rispetto dei diritti umani con salvaguardia della dignità, della libertà e dell’uguaglianza degli esseri umani.   Tutto ciò non può prescindere dal rispetto degli individui/lavoratori che la compongono e dei loro diritti, da condizioni di lavoro dignitose e sicure, da condizioni non discriminatorie e dalla possibilità di sviluppare costantemente capacità e competenze per stimolare la motivazione e la crescita professionale.

Ci si auspica, quindi, che come per i docenti di religione cattolica, stabilizzati per avere conseguito i 36 mesi di servizio, e per i docenti di III fascia con 3 annualità di servizio del Trentino, per cui è già stato indetto un concorso riservato per soli titoli, venga predisposto in parziale modifica dell’attuale previsione un reclutamento, anche selettivo, riservato ai docenti precari a copertura dei posti vacanti nella scuola per il 2019.

Prof.ssa Veronica Radici

Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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