L’Italia, la Sea Watch e il paradigma dell’accoglienza

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La nave Sea Watch è ancora bloccata al largo delle coste di Siracusa a causa del maltempo, senza che abbia l’autorizzazione allo sbarco. A bordo ci sono 47 persone.

Domenica mattina una delegazione composta da Riccardo Magi (+Europa), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Stefania Prestigiacomo (Forza Italia), insieme a Francesco Italia (primo cittadino di Siracusa), Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, due avvocati, un medico psichiatra e un membro di Mediterranea Saving Humans hanno fatto un blitz a bordo dell’imbarcazione ed hanno documentato le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i migranti. In seguito a questa situazione la procura di Siracusa sta verificando le condizioni a bordo della nave con un’ispezione e se il capitano abbia commesso degli illeciti in merito alla rotta da seguire dopo il salvataggio in mare aperto (ossia se si sia rifiutato di avvicinarsi alla Tunisia, nonostante fosse più vicina dell’Italia così come ha denunciato il Ministro Matteo Salvini).

Nonostante un’ordinanza che “vieta la navigazione, se non autorizzata, per un raggio di mezzo miglio dalla nave per ragioni di ordine e sanità pubblica”, la Prefettura ha approvato la possibilità per una delegazione del Pd di salire a bordo della Sea Watch.

Maurizio Martina ha infatti guidato la delegazione dem allo scopo di verificare  le condizione a bordo e la presenza di minori.  Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva infatti affermato in un’intervista radiofonica a RTl: “Sulla Sea Watch, ci tengo a ribadirlo, non ci sono donne e bambini. Queste persone non devono essere messe in mano agli scafisti che sono i veri delinquenti”. Invece risultano esserci 8 minori non accompagnati e 5 accompagnati.

Quello che si teme è il rischio di un’emergenza sanitaria poiché, in base a quanto avrebbe comunicato il comandante, i servizi igienici sono quasi completamente inutilizzabili; senza contare la mancanza di un riparo per tutti i 47 migranti e la carenza di generi alimentari.

L’ex segretario del Partito Democratico ha dichiarato: “[…] Bisogna dare una mano a rendere chiara questa situazione. Dobbiamo provare a verificare insieme le condizioni di queste persone e chiedere con forza al governo di non voltarsi dall’altra parte. Non si può gestire questa vicenda come il terzo tempo di una campagna elettorale. Confermo che non c’è nessun decreto di chiusura dei porti italiani. Questo rimpallo di slogan tra ministeri è inaccettabile. Continuiamo a tenere alta l’attenzione su questa vicenda perchè non è ammissibile che finisca nel dimenticatoio. Valuteremo i passi conseguenti perchè a nostro avviso ci sono analogie con il caso della Diciotti che vanno chiarite”.

Intanto, il Pd ha proposto una commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di migranti nel Mediterraneo (il primo firmatario è stato Graziano Delrio) il cui scopo è quello di “individuare le cause principali e secondarie dei naufragi in questa area anche accertando la tempestività e le modalità di soccorso in mare, il rispetto delle leggi e delle Convenzioni internazionali in materia di diritti umani fondamentali, e l’eventuale violazione di tali diritti”, come si legge dal testo.

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