Scontro Roma-Parigi. Macron snobba Salvini e Air France valuta di sfilarsi

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‘Parliamo con Conte’. Di Maio tiene il punto. Ancora schermaglie

Tra Francia e Italia la tensione resta ai livelli massimi e per ora i tentativi di ricucire sembrano cadere nel vuoto: d’altronde lo strappo – il ritiro dell’ambasciatore francese per la prima volta dal 1940 – non è di quelli che si aggiustano in un giorno. A Parigi, fanno sapere, ritengono la situazione “grave” e si aspettano da Roma un cambio di atteggiamento concreto. E il presidente francese Macron snobba Salvini: “Il premier è Conte, l’ho già incontrato”. Il ministro dell’Interno invita il collega francese Castaner a Roma “per un confronto sui dossier aperti” e “confermare la volontà di collaborazione” fra i due Paesi. Piccata la replica: “Non mi faccio convocare da nessuno”. Di Maio smorza i toni: “Noi siamo zen. Non abbiamo mai smesso di tendere la mano alla Francia”, ma insiste sui gilet gialli (“Non mi pento”). Il Viminale fa sapere che la Francia non vuole più i migranti della Sea Watch. Polemiche sull’ipotesi di ritiro di Air France dal salvataggio di Alitalia, Di Maio nega.

Il dialogo non è mai stato spezzato, ma c’è anche un presidente del Consiglio in Italia, si chiama Giuseppe Conte, è lui il capo del governo italiano e Macron lo ha già incontrato molte volte”. Così il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, ha risposto ai microfoni di Europe 1 a una domanda sulla disponibilità espressa ieri da Matteo Salvini a incontrare il presidente francese.
“Come sapete, questi ministri italiani sono già seduti intorno al tavolo con i loro omologhi francesi in occasione dei diversi consigli europei a cui partecipano”. Il portavoce del governo ha inoltre specificato che il richiamo dell’ambasciatore di Francia in Italia “non è permanente, ma era importante dare un segnale“.

“La prossima settimana incontrerò a Roma il ministro degli Interni francese. Lo convocherò perché voglio risolvere la situazione, con i no non si va da nessuna parte. Al ministro francese chiederò che vengano rimandati in Italia i 15 terroristi che si trovano in Francia”.

Il ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini ha scritto al collega francese Christophe Castener per invitarlo a Roma “per un confronto ed un proficuo scambio sui dossier aperti” e per “confermare una concreta volontà di collaborazione”. Italia e Francia, scrive il vicepremier e titolare del Viminale, “da sempre condividono solidi rapporti bilaterali, con particolare riferimento ai campi della sicurezza, del terrorismo e dell’immigrazione”. Rapporti che “possono e devono ulteriormente essere sviluppati nell’interesse strategico reciproco”.

Ma arriva la risposta piccata: “Non mi faccio convocare” da nessuno, dice Castaner, commentando ai microfoni di Bfm-Tv le parole dell’omologo italiano, Matteo Salvini.

Castaner afferma che con l’Italia il dialogo “è costante” ma dev’essere “rispettoso”. “Sono pronto anch’io ad accoglierlo. Penso che le missioni diplomatiche non debbano farsi di nascosto ma in modo ufficiale”, spiega il ministro dell’Interno francese.

Ovviamente io non voglio né posso convocare nessuno: sarò lieto di ospitare in Italia, il prima possibile, il mio collega francese per discutere e risolvere i problemi”, replica Salvini al ministro francese Castaner.

E Luigi Di Maio interviene per specificare a Le Monde che: ‘il popolo francese è il nostro riferimento’. “Noi guardiamo – scrive in una lettera sul giornale in edicola oggi pomeriggio – al vostro popolo come a un punto di riferimento e non un nemico, e le divergenze politiche e di visione fra il governo francese e italiano non devono ricadere sul rapporto di amicizia storico che unisce i nostri due popoli e i nostri due Stati”. Nella lettera, Di Maio afferma che “per questo motivo, come rappresentante del governo del mio Paese, ribadisco la volontà di collaborazione del nostro esecutivo sulle questioni che ci stanno più a cuore”.

In corso non c’è alcuna lite. Io ho il diritto di incontrare altre forze politiche e collaborare allo stesso tempo con il governo francese. Con Macron siamo avversari politici ma facciamo parte di governi di popoli che sono amici”, sottolinea poi il vicepremier Di Maio parlando con i cronisti a Pescara.

Noi siamo zen. Se il governo francese si sta arrabbiando con quello italiano io credo che sia inopportuno“. Spiega Di Maio rispondendo ai cronisti che chiedono se il Governo italiano si stia arrabbiando con quello francese. “Noi siamo sempre disponibili e saremo sempre disponibili – ha detto Di Maio a Roccaraso, dove ha fatto tappa per la giornata conclusiva della campagna elettorale per le regionali – a lavorare con il Governo francese su tutte le questioni che interessano l’Italia, la Francia ma anche tutta l’Unione Europa. Non abbiamo mai smesso di tendere la mano alla Francia. Se poi tendere la mano alla Francia significa non poter dialogare con nessuna forza politica all’infuori di ‘en Marche’ credo che questo sia sbagliato come concetto. Credo che su questo Macron deve tener presente che il Governo italiano ha sempre collaborato con il Governo francese pur nella totale divergenza su diversi temi”.

Intanto dagli industriali arriva un appello al premier perché chiami Macron e normalizzi la vicenda con la Francia. “Sono state delle battute a livello di partiti e non rapporti tra governi”, dice il  presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine dell’evento Connext a Milano.

Parigi torna sullo  scontro andato in scena giovedì con il ritiro dell’ambasciatore. “Non si tratta di drammatizzare – ha detto la ministra francese per gli Affari Europei Nathalie Loiseau – si tratta di dire che la ricreazione è finita”. “Un rappresentante di un governo straniero che viene in Francia a sostenere quello che non è nemmeno un leader politico, ma uno che ha chiamato alla guerra civile, al rovesciamento del presidente e a un governo militare, non era mai successo”, ha dichiarato Loiseau.

Una vicenda bocciata tra l’altro dalla pasionaria dei gilet gialli: ‘Dopo questa telenovela ho solo voglia di dire una cosa: ma occupatevi di casa vostra. Non si fa politica con le ingerenze in altri Paesi, non abbiamo bisogno di forze straniere in casa nostra”, ha detto intervistata dall’ANSA, Jacline Mouraud, tra le principali leader dei gilet gialli, fondatrice del Movimento Les Emergents, bolla cosi’ la missione del vicepremier italiano Luigi Di Maio in Francia. “Francamente – ha aggiunto – quanto accaduto mi pare poco serio. Ho l’impressione di essere nel cortile della ricreazione”.

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