Le opere bloccate tra piccoli e grandi cantieri sono oltre 600, per un valore di 36 miliardi, che diventano 125 calcolando le ricadute sull’intero sistema economico nazionale. E’ quanto si legge in uno studio della Filca Cisl. Tra i casi piu’ eclatanti di cantieri mai avviati o bloccati ci sono la Tav, il nodo ferroviario di Firenze, la Statale 106, la Gronda di Genova, l’Agrigento-Palermo, la Sassari-Olbia e poi ospedali, manutenzione di scuole, ponti, viadotti, strade, e la messa in sicurezza del territorio.
Se ripartissero tutti i cantieri fermi l’impatto sull’occupazione sarebbe di circa 350 mila posti di lavoro. Lo calcola la Filca–Cisl, prendendo in considerazione 600 opere bloccate in Italia e ricordando che il settore delle costruzioni dall’inizio della crisi ad oggi ha perso 620mila posti di lavoro. Nello stesso periodo sono “scomparse” 120 mila aziende.
Il valore dell’edilizia nel Pil nazionale e’ passato dall’11,5% del 2008 (prima della crisi) all’8% attuale. Nello stesso periodo il valore delle costruzioni nel Pil e’ crollato dal 29% al 17%.
Secondo il sindacato rimettere in moto le costruzioni, permettendo al settore di recuperare quanto perso in questi anni, consentirebbe al Pil di crescere di oltre 100 miliardi. Venerdi’ prossimo i lavoratori scenderanno in piazza con una manifestazione nazionale a Roma a piazza del Popolo per uno sciopero del settore delle costruzioni (edilizia, cemento, legno, laterizi, lapidei, oltre 1 milione di addetti). proclamato dai sindacati di categoria FenealUil, Filca–Cisl, Fillea-Cgil del settore delle costruzioni (edilizia, cemento, legno, laterizi, lapidei, oltre 1 milione di addetti).