2. occorre che alle Regioni e agli enti locali siano riconosciuti visibilità e ruolo, sia nel Regolamento disposizioni comuni sia in quelli specifici di fondo;
3. prevedere misure normative e programmatorie specifiche per compensare la discontinuità territoriale, basate su un indice di “perifericità insulare” da definire principalmente sulla base dell’estensione territoriale, della popolazione interessata e della distanza chilometrica e temporale dal continente e dalle aree più sviluppate del Paese;
4. prevedere misure normative e programmatorie specifiche che considerino la politica di coesione nella sua triplice dimensione economica, sociale e territoriale, prestando particolare attenzione, con riguardo a quest’ultima, in accordo con l’articolo 174 del TFUE, allo sviluppo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali quelle insulari, transfrontaliere e di montagna;
5. operare semplificazione ad esempio mediante la riduzione degli oneri amministrativi derivanti dalla normativa in materia di aiuti di Stato, l’esplicitazione in disposizioni attuative del principio di proporzionalità in riferimento alla gestione, ai controlli e alla concentrazione tematica.
6. Promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale sia nelle aree urbane che nelle aree con gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici che hanno difficoltà ad accedere ai servizi di base (isole e aree interne), in coerenza con il dettato dell’art. 174 del TFUE;
7. contrarietà alla rimozione del FEASR dal regolamento sulle disposizioni comuni, per non pregiudicare l’approccio integrato dei Fondi strutturali e di investimento nelle aree rurali e continuare a mantenere una programmazione regionalizzata anche nell’attuazione della PAC;
8. Fondo sociale europeo all’interno della politica di coesione (come strumento per investire in capitale umano e a tutela dell’inclusione sociale).
9. “Territorialità delle risorse” in relazione al trasferimento tra fondi o dai fondi al programma InvestEU o ad altri strumenti europei in regime di gestione diretta od indiretta e equilibrio della distribuzione delle risorse tra territori, tenendo conto che il mantenimento delle risorse deve essere considerato a livello regionale;
11. dotazione chiara e certa per tutto il finanziamento settennale;
Programmazione
16. Necessità di un rapporto integrato e sinergico PON/POR rispetto al territorio; nello specifico, necessità di definire la previsione dei PON solo laddove strettamente necessario per incompatibilità con la natura di un POR, tenendo in ogni caso in debita considerazione le esperienze della Programmazione 2014-2020.Attraverso una visione unitaria, infatti, si potrebbe raggiungere l’importante obiettivo di valorizzare tutte le possibili aree di integrazione tra le azioni dei principali programmi e strumenti finanziari comunitari, nazionali e ordinari del ciclo di programmazione 2021/2027;
Nell’ambito della politica di coesione, è necessario definire una visione unitaria capace di declinare in maniera sinergica la programmazione dei fondi che concorrono alle politiche di sviluppo del territorio, a livello nazionale e regionale.
17. necessità di un innalzamento dei tassi previsti per l’assistenza tecnica FESR;
18. necessità di razionalizzare la struttura dei programmi e una riduzione dei tempi per l’approvazione delle modifiche ai programmi che non può essere equivalente ai tempi per la prima approvazione degli stessi; emerge inoltre la necessità di specificare, come nella programmazione attuale (cfr. art. 10 del Regolamento 1303/2013) quali parti dei programmi sono approvate con Decisione della Commissione europea e quali invece non richiedono, in caso di modifica, una nuova decisione, al fine di semplificare gli adeguamenti dei PO che non hanno impatti di rilievo;
19. richiesta di rivedere, almeno per le regioni con un livello di RNL inferiore al 75%, la possibilità di concentrare le risorse non solo sugli obiettivi 1 e 2.
20. Richiesta di riduzione degli oneri amministrativi derivanti dalla normativa sugli aiuti di stato, ad esempio, ove possibile, attraverso l’autorizzazione degli aiuti all’atto dell’approvazione dei programmi e richiesta di omogeneità di regole tra programmi a gestione concorrente e programmi a gestione diretta; inoltre, si fa presente una potenziale criticità relativa alla condizione abilitante in tema di aiuti di Stato con specifico riferimento al controllo sulle imprese in difficoltà. Una semplificazione della definizione di impresa in difficoltà potrebbe rendere più agevole la predisposizione di strumenti di controllo a livello centrale e, conseguentemente, la messa a disposizione alle AdG;
23. Richiesta di introdurre condizioni di semplificazione delle procedure di audit/valutazione sugli strumenti finanziari, in particolare i controlli dovrebbero essere a livello di beneficiario e non a livello di destinatario. Si chiede di ripristinare il meccanismo in vigore nella programmazione 2014-2020 che consente di dichiarare a tranche in anticipazione le risorse impegnate per gli strumenti finanziari;
24. introdurre la possibilità di reimpiego delle risorse restituite dagli strumenti finanziarianche per altre forme di sostegno.
25. Accrescere il tasso di prefinanziamento portandolo da un pagamento annuale proposto dello 0,5% in media ad almeno il 2%;
Mantenere l’attuale regola “n+3” (per evitare la sovrapposizione tra la chiusura dell’attuale periodo di programmazione e il primo obiettivo n+2 di quello nuovo, facendo gravare sull’attuazione dei programmi un notevole onere amministrativo). Se non fosse percorribile tale strada, si auspica una gradualità nel ritorno all’”n+2”;
27. eliminare la presentazione/chiusura annuale dei conti in quanto rappresenta un onere amministrativo per le amministrazioni titolari di PO, dal momento che le operazioni finanziate hanno durata pluriennale, le stesse non riescono ad essere incluse nell’ambito dell’anno contabile.
28. Mantenere l’attuale livello dei tassi di cofinanziamento all’85% (per le regioni meno sviluppate e quelle ultraperiferiche, nonché per il fondo di coesione e l’obiettivo della CTE) al 70% (per le regioni in transizione) e al 50 % (per le regioni più sviluppate, evitando il disimpegno dei fondi, specie nelle regioni meno sviluppate, e la ridotta attrattiva della politica di coesione, in particolare nelle regioni più sviluppate) e parallelo mantenimento dei tassi di cofinanziamento nazionali;
Cooperazione territoriale europea
34. La Conferenza richiama la propria posizione del 20 settembre 2018 sul futuro della Cooperazione territoriale europea.
Governance
35. Scorporare il cofinanziamento regionale e statale dal computo del Patto di Stabilità (escludere del co-finanziamento nazionale dai vincoli di bilancio per assicurare la continuità della principale politica di investimento dell’Unione);
36. strategie macroregionali: richiamare il loro rafforzamento nel quadro programmatorio fondi SIE, introducendo meccanismi di convergenza dei programmi operativi su obiettivi e progetti macroregionali;
37. intervenire nella bozza di Regolamento FESR, indicando più esplicitamente, nel quadro della realizzazione degli altri obiettivi, la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, come inteso dalla Convenzione UNESCO.