Gran Bretagna e Italia alle prese con una produttività stagnante

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Gran Bretagna e Italia alle prese con una produttività stagnante

Un’analisi dell’organizzazione internazionale BDO evidenzia che il livello di produttività UK negli ultimi dieci anni è stato superiore solo a quello dell’Italia.
Anche alla luce di Brexit e del recente taglio delle stime del PIL, un sollievo da £27 miliardi per l’economica britannica potrebbe venire da un aumento degli sgravi fiscali per le imprese nazionali.

La Gran Bretagna ha appena annunciato un taglio delle stime del PIL 2019 dall’1,6% all’1,2%. L’economia nazionale, già messa alla prova dai negoziati per l’uscita dall’Unione Europea, si trova a dover affrontare però anche un altro problema, che accomuna la Gran Bretagna all’Italia: una produttività stagnante fin dal 2008. Un problema, quest’ultimo, risolvibile con l’adozione di opportune politiche di incentivazione dell’industria nazionale: è quanto emerge da ‘How do we solve the UK’s productivity puzzle?’, report del network internazionale di revisione contabile e consulenza alle imprese BDO, in collaborazione con Cebr.

Livelli di produttività stagnanti dal 2008

La stagnazione del livello di produttività nazionale registrato in questi ultimi dieci anni ha gettato UK alle spalle di tutti gli altri paesi del G7. Il PIL per ora lavorata in Gran Bretagna è aumentato di solo l’1,1% tra il 2008 e il 2016 rispetto al +8,5% degli Stati Uniti, +7,4% del Giappone e +6,5% della Germania – valori in linea con i trend pre-crisi in UK.

La Gran Bretagna è stata, però, in buona compagnia del nostro Paese. Il livello di produttività orario di UK (pari a $ 48,1 US), infatti, è stato superiore solo a quello dell’Italia ($ 47,7 US) e del Giappone ($ 41,5 US), mentre i lavoratori di Stati Uniti ($ 63,5 US), Germania ($ 60,0 US) e Francia ($ 59,1 US) si sono dimostrati sensibilmente più produttivi.

La soluzione? Un aumento degli sgravi fiscali in favore delle aziende

La risposta ai problemi della Gran Bretagna, secondo BDO, potrebbe venire da un aumento degli sgravi fiscali in favore delle imprese nazionali, ovvero dell’Annual Investment Allowance (AIA). Secondo le stime di BDO in collaborazione con Cebr, a fronte di un incremento dell’AIA di soli £5 milioni rispetto al valore attuale di £1 milione, potrebbe arrivare uno stimolo all’economia britannica di ben £27 miliardi nei prossimi 5 anni, confermando il monte ore complessivo di 52,9 miliardi di ore da parte dei dipendenti britannici (dato 2016).

L’AIA è una forma di ammortamento fiscale, una politica introdotta dal governo UK nel 2008 per incentivare l’investimento delle imprese nazionali in impianti e macchinari. Nella finanziaria autunnale, il governo britannico ha annunciato un temporaneo incremento dell’AIA da 200.000 a 1 milione di sterline fino all’inizio del 2021. BDO calcola che, a queste condizioni, gli investimenti delle aziende inglesi cresceranno di circa l’1,7% nei prossimi cinque anni. Se l’AIA fosse innalzato al tetto di £5 milioni a tempo indeterminato, gli investimenti potrebbero crescere fino al 4,1%, proiettando l’industria nazionale in una traiettoria di crescita ben più consistente.

L’incremento attualmente fissato per l’AIA permetterebbe, secondo BDO, un aumento della produttività dello 0,3% entro il 2023. Un AIA a £5 milioni, invece, innalzerebbe la cifra a 1,4% nello stesso periodo di tempo.

“Una maggiore produttività gioverebbe a salari e stipendi dei dipendenti, stimolando un maggior gettito fiscale derivante dalle imposte sui redditi, nonché dall’IVA – come risultato di consumi più elevati, e dalle imposte indirette – ha commentato Carlo Consonni, Partner di BDO in Italia. – Tutto ciò si tradurrebbe, insomma, in un beneficio economico per tutto il mercato domestico. Quella già parzialmente adottata dal governo UK è una strategia che, secondo le nostre stime, si rivelerà vincente, ma che purtroppo non trova pari nel nostro Paese. L’Italia presenta un problema di produttività stagnante altrettanto grave rispetto alla Gran Bretagna, anzi forse ancor più grave in virtù di una tradizione manifatturiera italiana che non ha pari Oltremanica. La Legge di Bilancio 2019, infatti, ha sostanzialmente depotenziato gli strumenti di incentivazione fiscale vigenti, primo tra tutti il super-ammortamento sull’acquisto di nuovi impianti e macchinari. In questo momento, nel nostro Paese si parla di fissare un salario minimo che tuteli i lavoratori; dalla nostra analisi dell’analoga situazione in UK, invece, emerge che la soluzione anche a questo problema potrebbe venire proprio da una ripartenza concreta e sostenuta del comparto industriale nazionale.”

BDO è tra i principali network internazionali di revisione e consulenza aziendale con più di 80.000 professionisti altamente qualificati in 162 paesi. In Italia BDO è presente con oltre 800 professionisti e 18 uffici, una struttura integrata e capillare che garantisce la copertura del territorio nazionale.

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