Intelligence cinese: una sfida per le aziende europee

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Di

Giuseppe Gagliano

Il 25 settembre 2018, un cittadino cinese di 27 anni, Ji Chaoqun, residente a Chicago e sospettato di essere un agente dell’intelligence cinese, è stato arrestato dalle autorità statunitensi. La sua missione sarebbe stata quella di trasferire informazioni di alto valore tecnologico spiando e reclutando ingegneri e scienziati di origine cinese che lavorano in compagnie aeronautiche civili e militari..

Più recentemente, il 10 ottobre, Xu Yanjun, un altro cittadino cinese di 38 anni, è stato estradato negli Stati Uniti dopo essere stato arrestato il 1 ° aprile dalle autorità belghe. Era ricercato dai tribunali per aver rubato informazioni da diverse compagnie aeronautiche o aerospaziali statunitensi. Una delle società è GE Aviation, una sussidiaria di General Electric. Le altre industrie coinvolte sarebbero Boeing e HoneyWell Aerospace. Le sue attività sarebbero iniziate a dicembre del 2013: identificava i dipendenti che probabilmente possedevano informazioni di alto valore tecnologico e li invitava a visitare il paese con diversi pretesti (conferenze, seminari, scambi tra esperti, ecc.). Una tecnica che era già stata identificata dai servizi di intelligence francesi.

Questo modus operandi non viene considerato dall’Intelligence americana e francese occasionale ma viene letto come la conseguenza di una politica economica globale volta a sviluppare la Cina a spese degli Stati Uniti e dei paesi europei.
Ebbene, la capillare attività di spionaggio cinese in America ed in Europa, costituisce indubbiamente una rilevante sfida anche per l’intelligence aziendale e ciò, ancora una volta, implica l’esigenza di una sinergia tra pubblico e privato anche nel settore della Intelligence economica come sottolineato in Italia da Carlo Jean e Paola e Savona e in Francia da Nicolas Moinet e Eric Denécé.

Nell’era dell’economia della conoscenza e della corsa all’innovazione, lo spionaggio economico costituisce uno strumento per gli Stati di superare il gap tecnologico a costi inferiori. Tuttavia, sotto il profilo storico, ciò non costituisce una novità poiché lo spionaggio economico e il controspionaggio erano attività ampiamente pratiche da Venezia fra cinquecento e settecento.

Tornando alla Cina, questa essendo ancora soggetta a un embargo sulle armi da parte dell’Unione europea, cerca di superare il gap tecnologico sia attraverso l’infiltrazione di tirocinanti in determinate imprese sia reclutando cittadini di origine cinesi o taiwanese.
Sebbene la Cina abbia beneficiato di importanti trasferimenti tecnologici, come il Sukhoi Su-33 fornito dall’Ucraina, non è ancora in grado di produrre aerei civili o militari efficienti come quelli dei paesi occidentali. Ad esempio, l’aereo di linea cinese C919 Comac è in gran parte equipaggiato da industrie americane ed europee.

In questo contesto, le sanzioni economiche di Donald Trump contro la Cina non sono destinate solo a soddisfare la sua base elettorale. ma sono finalizzate anche a rallentare o a bloccare i trasferimenti di tecnologia verso la Cina mantenendo così il vantaggio americano.

Ebbene, non vi è dubbio alcuno che la ricerca e l’innovazione svolgono un ruolo determinante nella tecnologia della difesa unitamente alle industrie che pongono in essere le innovazioni poiché, oltre alla funzione sovrana di fornire l’equipaggiamento necessario alle forze armate, consentono anche di avere uno strumento di grande efficacia a livello commerciale e diplomatico.

Proprio per questo, durante il XIX Congresso del Partito Comunista Cinese, il presidente Xi Jinping annunciò che voleva sviluppare un esercito di livello mondiale entro il 2050, sottolineando il ruolo decisivo delle innovazioni tecnologiche per salvaguardare la propria sovranità. Per conseguire questo ambizioso traguardo la Cina dovrà attuare rilevanti investimenti nella formazione di ingegneri e ciò gli consentirà di diventare su lungo periodo una temibile potenza anche sul fronte della industria aeronautica.

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