Sudan, il presidente Bashir è stato destituito

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Il presidente Omar Al Bashir è stato destituito dalle forze armate sudanesi, così ha annunciato il ministro della Difesa Ahmed Awad Ibn Auf. A questo si accompagna anche la sospensione della Costituzione (approvata solo nel 2005), lo scioglimento sia del governo nazionale che del Parlamento nazionale. In sostituzione dell’esecutivo si è formato un consiglio militare che resterà in carica fino a nuove elezioni che si terranno tra due anni. L’esercito annuncia inoltre la liberazione dei prigionieri politici detenuti nel paese. A questo sconvolgimento politico si accompagna anche la chiusura dello spazio aereo e di ogni altra via d’accesso al Paese, insieme alla proclamazione dello stato d’emergenza e all’imposizione di un coprifuoco (dalle 22 alle 4).

Intanto Usa, Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio e Polonia richiedono una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per discutere della situazione sudanese e dello sconvolgimento degli equilibri geopolitici che ne deriveranno.

In seguito a mesi di proteste da parte della cittadinanza, iniziate nel dicembre 2018, a causa della mancanza dei servizi e beni primari, l’esercito ha deciso di attuare un colpo di stato. Le cause sono state il caro vita, l’eliminazione dei sussidi governativi volti acquisto del pane. Questo avvenimento è la conseguenza di una classe politica che da 30 anni aveva dimenticato il proprio ruolo rappresentativo. Di fronte a corruzioni e violenze quotidiane, il popolo ha deciso di protestare contro Bashir, divenuto il simbolo di questa dimenticanza e dell’insofferenza della cittadinanza. Su di egli pendeva anche una richiesta d’arresto da parte della Corte penale internazionale: è accusato infatti di crimini di guerra e contro l’umanità in merito ai metodi di repressione utilizzati nella regione del Darfur.

Questo atto militare è stato criticato da molti, come l’Associazione dei professionisti sudanesi, principali organizzatori delle proteste, che hanno commentato: “ Non è possibile affrontare questa crisi con un altro putsch militare che la complica ulteriormente o la riproduce, bisogna dare il potere a un governo di transizione civile e nazionale”.

 

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