di Maximilian C. Forte

Oltre a impiegare gli scienziati della Germania nazista, e adottare i metodi, i principi e la scienza dei nazisti nello sviluppo dell’arte bellica moderna, per quali altri fini i nazisti furono ricercati dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale? Come poterono i fascisti perpetuare la loro ideologia ed espandere le loro reti dopo che gli USA avevano occupato l’Italia, e in particolar modo mentre la CIA era più attiva negli affari italiani? Dopo tutto, gli Stati Uniti non entrarono in guerra per “combattere il fascismo”? Cosa accadde alle ricchezze conservate in segreto dai nazisti? In che modo gli USA interferirono nelle elezioni italiane? Gli Stati Uniti hanno sponsorizzato il terrorismo in Italia? È sbagliato associare i generali, sostenuti dagli USA, che presero il potere in America Latina negli anni ’70 del Novecento, e successivamente, con i “nazisti”, o c’è qualcosa di fondamentalmente giusto nell’associazione? In quali altri modi gli Stati Uniti hanno beneficiato direttamente sostituendosi ai nazisti? A quali posizioni di alto profilo furono promossi i nazisti dopo la Seconda Guerra Mondiale? Quali ne furono le conseguenze?

Nella Seconda Guerra Mondiale i nazisti furono combattuti violentemente, e si può dire che “persero” la guerra solo in termini strettamente militari. I nazisti non furono cancellati: furono semplicemente resi più o meno apolidi. La fine della guerra permise addirittura ai nazisti di espandere le loro reti in nuove giurisdizioni. I nazisti furono ampiamente impiegati, e addirittura imitati, in numerose nazioni nei decenni a venire. È passato molto tempo da quando abbiamo smesso di ripetere il mito secondo cui gli Stati Uniti entrarono nella Seconda Guerra Mondiale per combattere e sconfiggere i nazisti in quanto tali, che si trattava di “fermare il fascismo”. Le prove semplicemente non supportano questa visione.

Negli Stati Uniti, dove negli anni recenti un parte significativa dell’opinione pubblica ha conferito uno status sacro ad agenzie come la CIA, perché presumibilmente agiscono come un “contrappeso” al potere del governo eletto dagli americani, si spererebbe che il tornare ad incontrarsi con la realtà storica faccia riflettere. Men che mai l’opinione pubblica dovrebbe rivolgersi a qualcosa come la CIA per ottenere “la verità” – diffondere informazioni veritiere è ben lontano dall’agenda della CIA, ed è incredibile che ci sia bisogno di ricordarlo. Desiderare un capovolgimento del governo civile, aspettarsi che un’amministrazione eletta si inginocchi alla CIA e alle altre agenzie della “sicurezza nazionale” e mostri la dovuta deferenza e rispetto, è in effetti un colpo di stato, anche se non lo stesso tipo di colpo di stato che la CIA ha ingegnerizzato in dozzine di nazioni sul pianeta. Quello che la CIA non è e non è mai stata è un “contrappeso” all’espansione di nazisti e fascisti.

I nazisti nella CIA

Nazis in the CIA (2017) [I nazisti nella CIA, ndt] del regista Dirk Pohlmann è un documentario di 51 minuti, in cui ogni minuto offre indizi e informazioni eccezionali. È stato pubblicato originariamente in Germania nel 2013 col titolo Dienstbereit – Nazis und Faschisten im Auftrag der CIA (che è la versione che può essere vista gratuitamente online su YouTube e Der Spiegel). È infatti uno dei migliori documentari recensiti finora su questo sito. Lungi dall’essere un film “complottista” che viene automaticamente respinto in quanto tale senza neanche pensarci dal buon cittadino medio scettico, il film presenta documentazione rilevante con un approccio professionale, calmo ed esplicativo. Il film si basa in larga misura su documenti declassificati che rivelano le attività della CIA dopo la Seconda Guerra Mondiale, e anche su interviste ad esperti e persino ad alcuni dei protagonisti chiave esaminati nel film.

Il tema del film è evidente già nel titolo. Ci porta oltre le risapute nozioni basilari dell’Operazione Paperclip, mostrandoci che i nazisti (e non solo i tedeschi che lavoravano per i nazisti) erano ricercati per molto più della semplice conoscenza della missilistica e della fisica nucleare. Ed è solo l’inizio. Per quelli che non possono ottenerne una copia, il film sarà descritto di seguito in dettaglio, insieme a due filmati.

Paul Dickopf, in un fermo immagine del film

L’Interpol, la Polizia Federale Tedesca, e la CIA

La BKA, la Polizia Federale Tedesca a Wiesbaden, per sei anni fu guidata da Paul Dickopf, un uomo che sosteneva di essersi opposto ai nazisti. Fino al 1971, fu il maggior combattente della Germania contro il crimine. Nel 1968, divenne presidente dell’Interpol. Dopo la sua morte, nel 1973, il personale cercò la sua documentazione per compilare un necrologio di quest’uomo, portato come un esempio per tutta la polizia tedesca da alti funzionari del governo. Quello che trovarono furono le prove che Dickopf era stato un convinto nazista, e un membro delle SS. Oltre che essere stato un membro delle SS e una spia nazista, poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale Dickopf lavorò come agente degli americani, sotto il nome in codice CIA “Caravella”. Questa relazione continuò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e fu così che il membro di più alto grado della polizia tedesca divenne un informatore della CIA, che passava i segreti del proprio governo alla CIA. Il cancelliere Willy Brandt era “di particolare interesse per gli americani”, come ci dice la voce narrante del film, ricordandoci che Brandt perseguì politiche che erano sempre più indipendenti dagli interessi geopolitici americani.

Paul Dickopf

Un documento della CIA che indica l’accordo dell’agenzia con Paul Dickopf, nome in codice “Caravella”.

Uno degli amici fondamentali di Dickopf era il noto Francois Genoud, un finanziere nazista che viveva in Svizzera. Per un certo periodo, Dickopf ha anche vissuto con Genoud. Genoud era un fan indefesso di Adolf Hitler. Egli salvaguardò anche le fortune naziste e delle SS dopo il 1945. Pubblicò i diari di Goebbels, e ci fece un sacco di denaro, usando il ricavato per finanziare la difesa legale di Adolf Eichmann e Klaus Barbie. Era anche legato ad una parte del terrorismo medio-orientale.

Un documento della CIA che mostra che l’agenzia era a conoscenza dei legami tra Dickopf e Genoud.

Alcuni dei contenuti del film sono particolarmente schiaccianti. Genoud era ritenuto il finanziatore di diversi attacchi terroristici, incluso il dirottamento di un volo Lufthansa che terminò con milioni di dollari di riscatto pagati ai palestinesi, e anche il massacro delle Olimpiadi di Monaco nel 1972, che finì coll’assassinio di 11 atleti israeliani. In risposta a questi attacchi terroristici, Dickopf – allora capo dell’Interpol – insistette che non era compito dell’Interpol risolvere i crimini del terrorismo internazionale, facendo proprio un approccio radicale di “non intervento”. I documenti mostrati nel film rendono del tutto chiaro che la CIA era a conoscenza dei legami di Dickopf con Genoud, e che Dickopf stesso disse alla CIA di conoscere Genoud dalla Seconda Guerra Mondiale.

Piuttosto che danneggiare la carriera di Dickopf, questo fatto sembrò promuovere il suo prestigio presso la CIA e approfondire i suoi legami con i servizi di intelligence statunitensi. Basandosi sullo storico Dieter Schenk, il film sostiene che le connessioni di Dickopf probabilmente spiegano il motivo per cui era impiegato presso il ministero degli Interni tedesco, e successivamente sia salito alla guida del BKA. La sua promozione al vertice del BKA serviva agli obiettivi della CIA, poiché da allora poté passare informazioni sulla politica tedesca, in special modo quelle che riguardavano Willy Brandt e la sua politica di distensione con il blocco sovietico, una politica conosciuta come “Ostpolitik“. L’Ostpolitik era osservata con notevole scetticismo dagli Stati Uniti. Dickopf, che prendeva parte alle riunioni di alto livello, era in una posizione ideale per passare informazioni di massima segretezza alla CIA – ma non è ancora chiaro fino a che livello possa aver compromesso la sovranità della Germania Occidentale (o quel poco che ne aveva).

La carta d’identità nazista di Dickopf.

Il reclutamento dei nazisti da parte della CIA

Perché i nazisti – più che il solo Dickopf – lavorarono nella CIA dopo la Seconda Guerra Mondiale? Il film avanza la sua prima spiegazione, affermando che le agenzie di intelligence americane usavano il passato dei nazisti per ricattarli al fine di reclutarli. Sembra quasi che il loro servizio non fosse volontario. Christopher Simpson, uno storico alla American University, è citato nel film per il fatto che li chiama “pedine” della Guerra Fredda. In cambio del silenzio sui dettagli del loro passato, gli americani non fecero alcuno sforzo per punirli dei loro crimini, e offrirono ai nazisti di pagare con servizi utili nei campi della guerra psicologica e delle operazioni coperte.

Wilhelm Dietl, un ex agente dell’intelligence tedesca intervistato nel film, afferma:

Gli americani non si preoccupavano troppo se la persone di cui avevano bisogno avevano legami stretti con assassini di massa, o estremisti, o terroristi. Il fine giustificava i mezzi.” 

Il film approfondisce il caso di un noto ufficiale delle SS, Eugen Steimle, responsabile di avere giustiziato prigionieri in Unione Sovietica, oltre ad altre atrocità. Catturato dagli americani verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, e messo di fronte ai dettagli dei suoi crimini, Steimle cooperò con gli Stati Uniti e fornì informazioni che aiutarono a svelare una rete di dozzine di spie naziste che si erano spostate a Madrid. Col collasso del Terzo Reich, i nazisti a Madrid si misero al lavoro per creare il Quarto Reich, o “fascismo mondiale” per come lo traduce il documentario. Gli americani osservarono i nazisti di stanza a Madrid, e quindi li reclutarono per farli lavorare per loro conto.

Steimle in effetti era stato condannato a morte per impiccagione, dopo il suo interrogatorio. Ma fu perdonato. Non ci sono prove che gli Stati Uniti fossero intervenuti in sua difesa, ma, come afferma il film, “ci sono importanti documenti mancanti nel centro statunitense per gli interrogatori di Oberursel”.

Il saccheggio dell’oro nazista: il mito della beneficenza del Piano Marshall

Più che alle spie naziste, gli Stati Uniti erano interessati a impadronirsi delle ricchezze dei nazisti. Verso la fine della guerra, le industrie tedesche approntarono dei piani per immagazzinare i propri capitali in caso di sconfitta. L’idea era di ricostituire la Germania dopo Hitler, e – come nota Simpson nel film – alcuni di quei piani esistono ancora. Nel frattempo, i servizi di intelligence alleati tracciarono i movimenti dei capitali nazisti in un’operazione dal nome in codice “Safe Haven” (Porto sicuro, ndt). Gli USA erano a conoscenza di una rete di società straniere create per salvaguardare i fondi, e di una rete di depositi dove erano stati immagazzinati oro e contante. Monaco, in particolare, era la sede di numerose società fantasma che detenevano milioni di dollari di capitali nazisti.

Seduto nel consiglio di amministrazione di una di queste società fantasma a Monaco, una che di facciata si presentava come una società di trasmissioni, c’era un certo Kurt Georg Kiesinger, che più tardi sarebbe salito alle più alte cariche politiche in Germania, divenendo Cancelliere della Germania Occidentale. Il suo servizio tra i nazisti è tipicamente minimizzato negli articoli delle enciclopedie occidentali, che sottolineano che fu “scagionato” dalle corti di giustizia alleate. Ciò li esime dal registrare che da lì in poi (invece che all’improvviso dal 2016), abbiamo assistito alla rinascita del nazismo in Europa.

Kurt Georg Kiesinger, in parata con la regina Elisabetta II.

Estremamente ben informato delle transazioni finanziarie dei nazisti era un agente dell’intelligence USA, di stanza in Svizzera: Allen Dulles, che presto sarebbe arrivato al vertice della CIA. Per di più, gli Stati Uniti erano a conoscenza che dopo aver bombardato la sede della Deutsche Reichsbank nel marzo del 1945, erano misteriosamente sparite 360 tonnellate di oro e 300 tonnellate di argento e banconote. Sessanta anni più tardi, Karl Bernd Esser ha ritrovato i documenti bancari mancanti che registravano quanto capitale era detenuto dalla banca al momento del bombardamento. Esser scoprì che tutto l’oro venne spostato a Merkers o in depositi scelti in Baviera, attraverso documenti che elencavano quanto era stato posto in ogni deposito. Grazie all’Operazione Safe Haven, gli americani sapevano esattamente dove era immagazzinato l’oro – e saccheggiarono quasi ogni singolo deposito. Le forze statunitensi entrarono nella zona d’occupazione sovietica, nelle miniere di sale di Merker nello stato orientale della Turingia, prima dei sovietici stessi. Gli Stati Uniti dichiararono che l’oro della Reichsbanck era “bottino nazista”, e se ne appropriarono. Trovarono là anche altri tesori, tra cui le riserve d’oro italiane.

Allen Dulles

Gli USA non restituirono il bottino alle vittime o ai parenti delle vittime dei nazisti tedeschi e dei fascisti italiani, e nemmeno restituirono i capitali sequestrati alla Germania o all’Italia. Fu un atto di saccheggio, puro e semplice. Fu assoluta rapina. Gli americani saccheggiarono le riserve italiane e tedesche – “le spoglie ai vincitori”, in effetti.

Karl Bernd Esser conclude che questo fu un atto di rapina, perché significava che i tedeschi ripagarono doppiamente agli Stati Uniti i loro prestiti del Piano Marshall:

“Il Piano Marshall fu un’invenzione di successo americana, su come ingannare gli ‘amici’ senza che loro se ne rendano conto. Se ti prendo mille euro, e non te ne accorgi, e poi ti dico, ‘Ti presterò mille euro e li ripagherai con un po’ di interessi’, tu penseresti ‘Che gesto generoso’ . Ma in realtà ti ho già preso mille euro, solo che non te ne sei accorto”.

Dalla prospettiva degli USA, reclamare il denaro che era stato rubato agli ebrei d’Europa, senza restituirlo alle vittime sopravvissute o alle famiglie delle vittime, poteva essere razionalizzato come segue: il Fondo di Stabilizzazione del Cambio fu istituito all’inizio della Seconda Guerra Mondiale per impadronirsi dei beni nazisti nel commercio internazionale, come parte di un blocco internazionale della Germania.

Il reclutamento dei fascisti italiani da parte della CIA e le interferenze americane nelle elezioni in Italia

Nell’Italia del dopoguerra, all’inizio delle Guerra Fredda con l’URSS, gli Stati Uniti erano profondamente preoccupati che il comunismo stesse diventando estremamente popolare tra gli elettori italiani. In effetti, il Partito Comunista Italiano sarebbe cresciuto fino a diventare il secondo partito comunista più grande al mondo in termini numerici, e il più grande in occidenteLa CIA interferì ripetutamente nelle elezioni italiane, nel tentativo di contrastare l’ascesa dei comunisti. I servizi di intelligence statunitensi non solo usarono la loro conoscenza e i tesori saccheggiati in Germania per reclutare spie naziste, ma arruolarono attivamente anche i fascisti italiani durante la Guerra Fredda.

Quando le truppe americane entrarono per la prima volta in Italia, incontrarono reparti delle forze armate che rifiutarono di arrendersi e continuarono a combattere a fianco dei tedeschi per due anni. Una di queste fu la prima unità commando di sommozzatori al mondo, la Decima Flottiglia MAS, guidata dal cosiddetto “Principe Nero”, Valerio Borghese. Gli uomini della Decima continuarono a combattere per due anni, prima che gli Stati Uniti alla fine si impadronissero dell’Italia nel 1945. Borghese era stato quasi ucciso dai comunisti verso la fine della guerra – e questo ci dà una seconda spiegazione al perché “il nemico” si arruolasse nella CIA: un personale impegno anti-comunista.

James Jesus Angleton

L’agente della CIA James Jesus Angleton elaborò piani per un colpo di stato in Italia, nel caso in cui il Partito Comunista avesse vinto le fondamentali elezioni del 1947-1948. Angleton e Borghese divennero buoni amici. Il film afferma che la CIA infatti arruolò Borghese. Come indicato dalla storico Christopher Simpson, Angleton ebbe successo nel convincere il governo USA a impiegare milioni di dollari in Italia, nel tentativo di ostacolare le elezioni. Gli Stati Uniti usarono i fondi dell’Operazione Safe Haven, che abbiamo visto sopra. Il denaro, molto del quale era stato saccheggiato agli ebrei europei da parte dei nazisti, adesso era impiegato dagli USA per sovvertire le elezioni italiane.

Angleton organizzò una milizia partigiana – e il documentario mostra filmati visti raramente sul loro addestramento. Quella milizia era formata principalmente dagli ex-uomini rana della Decima Mas di Borghese. L’unità era chiamata Gladio, ed era sotto l’esclusivo comando della CIA (fu anche la prima unità del genere in un programma che successivamente coprì l’intera Europa e fu chiamato Operazione Gladio).

Nel caso in cui l’Italia avesse votato per diventare socialista, in una elezione democratica, la CIA elaborò la cosiddetta “rete stay behind”, formata da sovversivi clandestini finanziati e addestrati per rovesciare il governo democraticamente eletto. Poiché i comunisti in effetti persero le elezioni, Gladio fu sospesa. La stessa Unione Sovietica rinunciò a far aderire l’Italia al proprio campo, e bloccò effettivamente quell’opzione aderendo all’accordo di Yalta.

Stefano Delle Chiaie

A partire dagli anni ’60, ci informa il film, in Italia si verificarono numerosi attacchi terroristici, che costarono centinaia di vite. Sebbene inizialmente ne fossero incolpati gruppi di sinistra, adesso si sa che gli attacchi furono condotti da gruppi terroristi di destra sostenuti dagli Stati Uniti. Stefano Delle Chiaie, a capo del Partito della Nuova Destra, è ripetutamente accusato di attività terroristica, ma non è mai stato condannato. Parlando nel film, Delle Chiaie afferma:

“La nostra posizione politica era molto semplice e abbastanza chiara. Era basata su un’esperienza storica di cui avevamo grande rispetto, il fascismo. Abbiamo tentato di applicare i principi di base fascisti alla realtà che ci circondava”.

Nel 1970 i ribelli fascisti programmarono un colpo di stato in Italia, con l’intenzione di prendere il potere e sradicare i partiti di sinistra. Discussero dei loro piani con la CIA. Lo storico Alessandro Massignani parla nel film confermando l’informazione, rivelata, che la CIA era informata dei piani dei fascisti.

Licio Gelli (a sinistra) e Giulio Andreotti (a destra)

Il 7 dicembre 1970 i sostenitori di Delle Chiaie, in un gruppo che si definiva Avanguardia Nazionale, assieme a membri dell’esercito italiano, misero in moto il loro piano. I loro primi obiettivi sarebbero stati l’emittente statale, RAI, e gli edifici del governo. Anche se Delle Chiaie ha rivendicato la responsabilità della preparazione del colpo di stato (“Sono moralmente e politicamente responsabile”, dichiara nel film), questo documentario afferma che il colpo di stato venne guidato da qualcun altro. Infatti, per sua stessa ammissione, Delle Chiaie non era nemmeno in Italia in quel periodo. Il documentario afferma che figure come Delle Chiaie e Borghese “erano solo marionette”. Il film invece nomina Giulio Andreotti, il leader della Democrazia Cristiana, considerato virtualmente una pedina degli Stati Uniti, come il potere dietro coloro che agirono nel previsto golpe. Assieme ad Andreotti c’era Licio Gelli, capo della P2 (Propaganda Due), una loggia massonica, e agente CIA. Poco prima che il colpo di stato iniziasse, la Sesta Flotta USA (di stanza a Napoli, ndt) venne messa in stato di allerta. Il film suggerisce che Gelli e Andreotti fossero desiderosi di impressionare la CIA, mostrando che avevano il potere di realizzare e annullare colpi di stato militari.

Il film getta anche dubbi sulla narrazione standard ufficiale che circonda il rapimento e l’omicidio dell’ex Presidente del Consiglio italiano Aldo Moro nel 1978. La spiegazione ufficiale è che la responsabilità è di un gruppo terrorista di sinistra, le Brigate Rosse. Ciononostante, si è scoperto che furono coinvolti anche agenti esperti dell’intelligence e ufficiali militari, e che la CIA e Gladio erano riusciti a prendere concretamente il controllo della direzione delle Brigate Rosse. Aldo Moro era stato parte del “compromesso storico” con il Partito Comunista Italiano, che vide la formazione di un “governo di solidarietà nazionale”. Moro era a favore della “Terza Via”. La ramificazione internazionale e geopolitica di questa Terza Via era il non-allineamento, né con gli USA né con l’URSS. L’allora Segretario di Stato americano Henry Kissinger minacciò l’Italia del tipo di sollevazione orchestrata in Cile nel 1973 contro il governo di Salvador Allende, se avesse scelto il non-allineamento.

Dall’Italia al Sud America: la pista dei fascisti sostenuti dalla CIA

Essendo diventati inutili dopo che il golpe previsto nel 1970 venne cancellato, fascisti come Delle Chiaie e Borghese entrarono in clandestinità e fuggirono in Sud America. Anche Gelli finì in Argentina.

Stefano Delle Chiaie nel film spiega che volevano diffondere il fascismo, e i loro tentativi incontrarono terreno più fertile in Sud America, sottolineando che molti partiti in Sud America avevano radici fasciste o naziste.

Cile

I fascisti italiani, assieme alla CIA, sostennero attivamente il generale Augusto Pinochet nel suo golpe contro il presidente Salvador Allende, l’11 settembre 1973. Allende guidava un governo socialista democraticamente eletto che entrò in carica nel 1971, e fin dall’inizio gli USA non poterono tollerare un’alternativa rivoluzionaria pacifica che riduceva il dominio americano. Questo è vero ancora oggi, come possiamo vedere nel caso del Venezuela.

Delle Chiaie afferma esplicitamente nel film che lui e Borghese erano coinvolti nel sostegno al colpo di stato, e che nel 1974, mentre erano a Santiago, in Cile, si incontrarono col generale Pinochet che li ospitò personalmente, e gli italiani iniziarono a lavorare più strettamente col suo governo. I fascisti italiani non solo cooperarono formalmente con i servizi di spionaggio cileni, la DINA; posero anche il loro quartier generale in Cile.

Colonia Dignidad

Nonostante il supporto statunitense, in particolar modo della CIA e di Henry Kissinger, Pinochet e gli italiani giunsero alla conclusione che gli Stati Uniti non erano ferventi quanto avrebbero dovuto nel combattere il comunismo in tutto il mondo. Pinochet e i fascisti italiani discussero piani per una guerra globale, che avrebbe richiesto certe armi per essere efficace. Usando i prigionieri politici cileni come cavie, l’esercito cileno sviluppò armi biologiche, in particolare sarin e gas mostarda. Il laboratorio di ricerca usato per le sperimentazioni disumane era Colonia Dignidad, così famigerata che oggi è stato reso popolare come film horror, con protagonista Emma Watson e dal titolo Colonia o The Colony (2015). Camuffato da fattoria, era un luogo veramente strano, con personale simile ad adepti di un culto, addobbati in abiti tradizionali tedeschi come se vivessero in un’utopia tradizionalista iper-ariana, mentre segretamente praticavano torture. Un dottore tedesco, Hartmut Hopp, conduceva esperimenti nella struttura. Stefano Delle Chiaie, che visse personalmente per un certo tempo a Colonia Dignidad, ci dice nel film che rimase impressionato dal complesso – che era qualcosa che avrebbe “sognato” di creare per i suoi camerati.

Hartmut Hopp

Bolivia

La CIA dette ai suoi delegati fascisti e nazisti in Sud America mano libera per espandere le loro attività in Sud America, oltre il Cile. Il 17 luglio 1980, un colpo di stato militare in Bolivia, condotto dal generale Luis Garcia Meza, conosciuto come il “golpe della cocaina” (poiché era finanziato da trafficanti di cocaina) fu supportato anche da agenti reclutati da Klaus Barbie, l’ex capo della Gestapo che commise numerose atrocità a Lione, in Francia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il senatore repubblicano di ultra-destra Jesse Helms sostenne Meza, come fece l’amministrazione Reagan. Quando gli Stati Uniti lanciarono la cosiddetta “guerra alla droga”, questa si ritorse contro le figure chiave dell’amministrazione Meza.

Stefano Delle Chiaie si incontrò con Klaus Barbie in Bolivia. Nel film descrive Barbie come un uomo di “grande carattere, molto intelligente, molto capace, di grande integrità”. Barbie, conosciuto anche come “il macellaio di Lione”, entrò al servizio dell’intelligence americana dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo stesso Delle Chiaie guidava una truppa di mercenari in Bolivia, come spiega il film. Il commercio della cocaina era fondamentale per finanziare un’operazione come questa, e come afferma il film, la cocaina è un settore intrecciato coi servizi segreti a livello mondiale. Questo è il tipo di traffico di droga che è stato protetto dagli Stati Uniti, a differenza dell’altro traffico di droga. Lo stesso Barbie, evidenzia il film, era fondamentale per lo sviluppo dell’industria delle cocaina in Bolivia, con l’introduzione di un sistematico regime di punizioni – così di successo che guadagnò notorietà, e ciò alla fine portò alla sua estradizione in Francia e alla morte in prigione nel 1991.

Il film presenta quindi la sua terza spiegazione di come e perché i nazisti vennero coinvolti dall’intelligence USA. In questo caso, ascoltiamo nuovamente Christopher Simpson, che ci spiega “l’imprenditorialità nello spionaggio”: gli ufficiali nazisti ricercati avrebbero messo le mani su qualsiasi notizia rivendibile all’intelligence, e quindi si sarebbero offerti di vendersi all’intelligence americana come una preziosa fonte di informazioni, necessaria per combattere la Guerra Fredda. Barbie fu così in grado di comprarsi concretamente la propria libertà. Questa spiegazione della collaborazione di Barbie con gli americani nel film è anche confermata da Andreas von Bulow, un ex-segretario di stato nel Ministero della Difesa della Germania Federale.

Klaus Barbie si rivelò essere “un agente molto compatibile” (per citare Simpson) per una schiera di dittature militari sudamericane durante gli anni ’70, che insieme agli Stati Uniti organizzarono l’Operazione Condor (per ulteriori informazioni, vedere l’Archivio della Sicurezza Nazionale). La CIA era coinvolta in questa operazione, che portò alla morte di tra 50 e 60mila persone in America Latina.

Conclusioni

I dieci minuti finali che chiudono il film iniziano con la conclusione che pochissimi nazisti furono in realtà condannati come responsabili dei loro crimini, arrivando invece a posizioni apicali di privilegio e influenza.

Una delle cose che il film non discute sono le tre spiegazioni in competizione tra loro che vengono offerte sul motivo per cui i nazisti iniziarono ad essere coinvolti dall’intelligence americana dopo la Seconda Guerra Mondiale. Rivediamole: la prima spiegazione proposta era che le agenzie di intelligence americane hanno usato il passato dei nazisti per ricattarli e riportarli in servizio, quindi è stata in gran parte un’associazione involontaria e forzata. La seconda spiegazione era che i nazisti e i fascisti vennero reclutati dalla CIA per il loro impegno ideologico anti-comunista. La terza spiegazione ruota intorno all’”imprenditorialità nello spionaggio”: ex ufficiali nazisti che si vendevano come fonte di informazioni di valore. I registi volevano intenzionalmente presentare tre spiegazioni, e se è così, quale delle tre ritengono la più importante? Questo non viene discusso.

Anche se la struttura del film a volte è problematica (il materiale su Dickopf, ad esempio, è ampiamente diviso, presentato all’inizio e alla fine del film), i punti di forza del film sono notevoli. Lo scopo generale del film, i numerosi argomenti e collegamenti che rivela, la quantità di informazioni condensate in un tempo relativamente breve, su alcuni aspetti chiave della storia spesso trascurata o dimenticata, rendono questo documentario ideale per una serie di corsi universitari. Questo film è fortemente raccomandato per i corsi di Storia, Politica Internazionale e Studi latinoamericani. Dato il grado di ricerca che viene fatta nel film, il modo coinvolgente in cui è presentato, e le molte domande stimolanti che solleva, merita un punteggio di 9/10.