Dl Sicurezza smembrato: Tribunale di Bologna ne impone una reinterpretazione

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Il Tribunale ha emesso una sentenza che ha eluso le norma del dl Sicurezza di Salvini, imponendo al Comune di Bologna di iscrivere nelle liste dell’anagrafe due richiedenti asilo. Ira del ministro dell’Interno Matteo Salvini che minaccia ricorso

di Monica Montanaro

Le decisioni assunte in sede di governo da parte leghista, e nello specifico quelle intraprese dal ministro dell’Interno, nonché vicepremier Matteo Salvini, che prendono corpo e validità sottoforma di decreti e norme di legge, vengono categoricamente attaccate, principalmente dagli esponenti della sinistra politica, ma non mancano voci discordanti giungenti dalla classe della magistratura o da altre categorie istituzionali o professionali. Dopo l’approvazione, mesi addietro, del decreto Sicurezza, prodotto esclusivo di paternità della Lega e in primis del suo segretario Salvini, che regola il fenomeno dell’immigrazione, vera piaga imperversante in Italia e nell’intero ambito territoriale europeo, negli ultimi anni al centro del dibattito politico e sociale, emergono nuove contestazioni rispetto alla sua applicazione nella realtà, seguite a quella esordiente del sindaco di Palermo, Orlando. Ieri il Tribunale civile di Bologna ha sconfessato il contenuto del testo del decreto, nella parte in cui prescrive il divieto di iscrizione all’ufficio anagrafe dei comuni italiani applicabile nei confronti dei migranti richiedenti asilo, che non hanno ancora ottenuto il diritto d’asilo, rilasciato di norma dalla Commissione territoriale competente in materia.

Dunque, il Tribunale di Bologna, eludendo tali direttive immanenti al decreto Sicurezza, impone al Comune di Bologna l’iscrizione nelle sue liste anagrafiche a favore di due migranti richiedenti asilo, in quanto i giudici hanno ritenuto che tale punto del decreto sarebbe contrario a normative di più ampio spettro, che richiedono, perciò, la priorità di applicazione e cogenza.

Il provvedimento approvato dal Parlamento, nella fattispecie il dl Sicurezza, prevede che l’ottenimento del permesso di soggiorno in previsione della richiesta d’asilo, non può valere al contempo come documento per avanzare la richiesta d’iscrizione anagrafica, quest’ultima si può ottenere esclusivamente presentando altra documentazione valida che attesti il soggiorno regolare sul territorio italiano. Mentre questa norma per i giudici di Bologna, ma anche per il precedente caso che ha investito i giudici di Firenze, presenta ipotesi di prassi discriminatoria, poiché, per il personale togato, coloro i quali fanno “domanda d’asilo hanno diritto a soggiornare regolarmente nel territorio dello stato ”, secondo tutti i crismi.

Il caso di Bologna riguarda la vicenda di un uomo e di una donna stranieri, che si sono rivolti al Tribunale, supportati dagli avvocati volontari della onlus Avvocato di Strada e dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, per fare ricorso contro il divieto d’iscrizione all’ufficio anagrafe del Comune di Bologna, come emendato nel dl sicurezza, per essi calpestante i propri diritti. Il giudice del Tribunale di Bologna ha accolto il ricorso dei due richiedenti asilo e ha impartito al sindaco Virginio Merola di iscrivere i due ricorrenti nei registri dell’anagrafe comunale, il quale ha, a sua volta, approvato la sentenza emessa dal giudice del Tribunale bolognese, ed ottempererà alla richiesta giudiziaria.

Dura la reazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che inorridito e sdegnato reputa la decisione del giudice una “sentenza vergognosa, a cui ovviamente presenteremo ricorso. Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra”.

A tale dichiarazione provocatoria rilasciata dal ministro dell’Interno in merito alla sentenza di Bologna, risponde caustica l’Anm: “I magistrati assumono le loro decisioni applicando le leggi”, le opinioni esternate dal ministro Salvini “delegittimano la magistratura in quanto, in maniera del tutto infondata, alludono al fatto che le sentenze possano essere influenzate da valutazione politiche”.

Naturalmente ogni occasione di défaillance è colta al balzo per fare opposizione ed ostruzione contro l’avversario politico di turno che siede sul banco del governo. Il tema dell’immigrazione è da sempre il cavallo di battaglia della sinistra politica, i cui componenti interni hanno sfruttato l’assist offerto dai giudici di Firenze e Bologna per avallare le loro tesi contro il dl sicurezza, poiché le sue disposizioni inficerebbero i diritti dei migranti.

Il dl sicurezza, invece, prevede l’erogazione dei servizi di base fondamentali, come quelli sanitari, che sono ampiamente assicurati e riconosciuti in capo ai migranti richiedenti asilo sul territorio in cui domiciliano.

Il ministro dell’Interno Salvini, lancia un monito esteso a tutti gli amministratori locali dei numerosi comuni italiani piccoli e grandi, ammonendoli: “Invito tutti i sindaci a rispettare la legge”, in quanto l’inosservanza delle disposizioni legislative induce ad incappare nelle maglie del codice penale con relative pene ascrivibili al trasgressore, sono avvertiti i vari Orlando, De Magistris e co.

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