Le radici dell’attuale pervasività di concetti come Intelligenza Artificiale, Singularity e transumanismo non sono, come si può chiaramente intuire, solo economiche. In effetti, è anche abbastanza incerto che questi fenomeni, seppure presentati come ineluttabili, possano in qualsiasi modo apportare benefici all’economia  o al benessere generale dell’umanità. E allora perché tante risorse vengono investite nella sua ricerca e sviluppo, e perché grandi istituzioni come L’Onu e il World Economic Forum sembrano non parlare d’altro? Un articolo di Brandon Smith propone un punto di vista meno convenzionale, ma molto più inquietante: che alla base di questo recente movimento ci siano anche, e soprattutto, motivazioni psicologiche e spirituali oscure, che aprono le porte a considerazioni inquietanti difficili da ignorare.

di Brandon Smith

È quasi impossibile oggi spulciare le notizie sul web o i media in generale senza essere assaliti da una grande quantità di propaganda sull’intelligenza artificiale (IA). È forse la moda che metterà fine a tutte le mode, poiché presumibilmente comprende quasi ogni aspetto dell’esistenza umana, dall’economia e dalla sicurezza alla filosofia e all’arte. A sentire gli esperti, l’IA può fare quasi tutto, e meglio di qualsiasi essere umano. E se c’è qualcosa che l’intelligenza artificiale non può ancora fare, prima o poi lo imparerà.

È noto che quando l’establishment tenta di saturare i media con un’idea particolare, di solito l’intento è di manipolare la percezione pubblica in modo da produrre una profezia che si autoavvera. In altre parole, l’intento è di manipolare la realtà, raccontando una menzogna un numero di volte sufficiente a farla accettare dalle masse, col tempo, come un dato di fatto. Alla base c’è l’idea che il globalismo sia inevitabile, che la scienza-spazzatura del cambiamento climatico sia “innegabile”, e che l’intelligenza artificiale sia tecnologicamente ineluttabile.

I globalisti hanno a lungo considerato l’IA come una specie di Santo Graal nella loro missione centralizzatrice. Le Nazioni Unite hanno adottato numerosi pareri e hanno tenuto vertici sull’argomento, tra cui il summit “AI For Good” a Ginevra. L’ONU sottintende che il suo interesse primario per l’intelligenza artificiale sia la regolamentazione o il controllo del suo sfruttamento, ma chiaramente ha anche l’obiettivo di utilizzarla a proprio vantaggio. L’uso dell’IA per monitorare i dati aggregati allo scopo di facilitare l’implementazione di uno “sviluppo sostenibile” è enunciato chiaramente nell’agenda delle Nazioni Unite.

Anche il FMI è coinvolto nella moda dell’IA, e organizza discussioni globali sugli utilizzi dell’intelligenza artificiale in economia e sugli effetti degli algoritmi sull’analisi economica.

Il principale artefice per lo sviluppo dell’IA è da tempo il DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, ndt). Il think tank militare e globalista riversa miliardi di dollari nella tecnologia, rendendo l’IA l’obiettivo principale della maggior parte del  suo lavoro. Per i globalisti, l’intelligenza artificiale non è solo un capriccio, essi sono essenzialmente alla guida della sua creazione e promozione.

Ma l’aspirazione globalista verso la tecnologia non è così semplice come si potrebbe supporre. Esistono ragioni strategiche, ma anche moventi spirituali per collocare l’IA su un piedistallo ideologico. Ma partiamo dalle cose più semplici.

La maggior parte dei white paper scritti dalle istituzioni globaliste sull’intelligenza artificiale si concentra sulla raccolta e sorveglianza dei dati aggregati. Le élite ci tengono a sottolineare sempre che i loro interessi si focalizzano sul bene pubblico. Per questo motivo l’ONU e altre agenzie ritengono di essere i leader naturali nella supervisione della raccolta di dati aggregati. In pratica cercano di convincerci di essere abbastanza oggettivi e affidabili da essere capaci di gestire le regole per la sorveglianza dei dati, o, per gestire i dati stessi.

Per la nostra sicurezza, i globalisti vogliono una gestione centralizzata di tutte le raccolte di dati, apparentemente per salvarci dalle malvagie multinazionali e dalla loro invasione della nostra privacy. Naturalmente, molte di queste società sono a loro volta gestite dagli stessi globalisti che riempiono i parterre di eventi come il World Economic Forum per discutere gli sviluppi e i vantaggi dell’IA. Il WEF si è dato come mandato che l’IA sia ampiamente promossa e che il mondo degli affari e il grande pubblico siano persuasi dei vantaggi dell’IA. Qualsiasi pregiudizio contro l’IA deve essere evitato ad ogni costo.

È un falso paradigma quello in cui le istituzioni globaliste si oppongono allo sfruttamento dell’intelligenza da parte delle grandi aziende. In realtà, sia le multinazionali che le istituzioni globaliste promuovono l’intelligenza artificiale e un clima di fiducia verso l’IA. La popolazione, grazie alla sua innata sfiducia nella moralità delle multinazionali, dovrebbe automaticamente essere spinta a sostenere come contrappeso le riforme legislative delle Nazioni Unite. Ma nella realtà, i poteri corporativi non hanno alcuna intenzione di combattere contro il controllo delle Nazioni Unite, che in realtà auspicano.

Anzi, questo era il loro scopo fin dall’inizio.

L’effettiva utilità dell’IA per aiutare l’umanità è discutibile. L’intelligenza artificiale si basa principalmente su “algoritmi di apprendimento automatico”, o macchine programmate per imparare dall’esperienza. Il problema è che l’efficacia di un algoritmo di apprendimento dipende dall’essere umano che lo ha programmato. Ossia, l’apprendimento non è sempre un processo di causa ed effetto. A volte, l’apprendimento avviene spontaneamente. L’apprendimento è un processo creativo. E, in alcuni casi, l’apprendimento è una caratteristica innata.

Quando una macchina sfida un essere umano in un sistema basato su regole molto semplici e concrete, le macchine tendono a prevalere. Il gioco degli scacchi, ad esempio, è progettato attorno a regole rigide che non cambiano mai. Una pedina è sempre una pedina e si muove sempre da pedina; un cavallo si muove sempre da cavallo. Per quanto possano esistere sprazzi di creatività negli scacchi (il che è il motivo per cui gli umani fino ad oggi sono ancora in grado di battere i computer al gioco), l’esistenza delle regole fisse fa apparire l’intelligenza artificiale più intelligente di quanto non lo sia.

I sistemi umani e naturali sono molto più complicati degli scacchi e le loro regole tendono a cambiare, a volte senza preavviso. Come spesso conclude la fisica quantistica, l’unica cosa prevedibile dall’osservazione dell’universo e della natura è che tutto è imprevedibile. Come se la caverebbe un algoritmo in una partita di scacchi in cui le regole di una pedina possono improvvisamente diventare quelle di un cavallo, senza schemi specifici prevedibili? Non molto bene, probabilmente.

Ed è qui che entriamo nel punto cruciale di come il concetto di IA viene elevato a una specie di apatico dio elettronico; un falso profeta.

L’IA non viene inserita solo negli scacchi, ma praticamente in tutto. È impossibile per gli esseri umani gestire da soli la sorveglianza di massa; la quantità di dati è enorme. Quindi, uno degli scopi principali dell’IA per i globalisti diventa chiaro: l’intelligenza artificiale ha lo scopo di semplificare la sorveglianza di massa e automatizzarla. L’intelligenza artificiale ha lo scopo di setacciare nei social media o nella posta elettronica le “parole chiave” per identificare potenziali miscredenti e dissidenti. Ha anche lo scopo di monitorare l’opinione pubblica nei confronti di specifici problemi o governi. L’obiettivo è valutare ed eventualmente “prevedere” il comportamento del pubblico.

Questo diventa particolarmente difficile quando si parla di individui. Se il comportamento dei gruppi è più facilmente osservabile e catalogabile, gli individui possono invece essere precipitosi, instabili e imprevedibili. Anche la mappatura delle abitudini personali da parte dell’IA è oggi evidente. È più visibile nel capitalismo aziendale, dove il marketing viene adattato agli schemi e interessi dei consumatori. Detto questo, i governi sono anche molto interessati a monitorare le abitudini individuali, fino al punto di creare profili psicologici per ogni persona sul pianeta, se possibile.

Tutto ciò si riduce all’idea che un giorno l’intelligenza artificiale sarà in grado di identificare i criminali ancor prima che commettano un effettivo crimine. In altre parole, l’intelligenza artificiale è destinata a diventare uno “sguardo onniveggente”, che non solo controlla il nostro comportamento, ma legge anche le nostre menti per identificare la propensione al crimine.

Il problema non è se l’intelligenza artificiale possa effettivamente dirci chi potrebbe in futuro delinquere. L’intelligenza artificiale è ovviamente incapace di prevedere con precisione il comportamento di una persona a un tale livello. La domanda è: è forse l’OMS a fissare gli standard chiave che l’IA ricerca nell’identificare potenziali “criminali”? Chi stabilisce le regole della partita? Se un algoritmo è programmato da un globalista, l’IA etichetterà tutti gli anti-globalisti come futuri o attuali criminali. L’intelligenza artificiale non è veramente in grado di pensare. Non ha facoltà di scelta nelle sue decisioni. L’IA può solo fare ciò che è programmata per fare.

L’ossessione globalista per l’intelligenza artificiale, tuttavia, va ben oltre la centralizzazione e il controllo della popolazione. Come già notato, c’è anche un fattore spirituale.

Nel mio recente articolo Luciferianism: A Secular Look At A Destructive Belief System, ho delineato la filosofia alla base del culto globalista. Il principio base del luciferianesimo è l’idea (o l’illusione) che certe persone siano tanto speciali da essere capaci di diventare “dio”. Ma ci sono altre implicazioni di questa filosofia che in quell’articolo non avevo analizzato.

In primo luogo, per diventare un dio si dovrebbe disporre di un potere di sorveglianza totale. Ossia, bisogna essere in grado di vedere e conoscere tutto. Un tale obiettivo è folle, perché osservare tutto non significa necessariamente conoscere tutto. La sorveglianza totale richiederebbe un’oggettività totale. Il pregiudizio rende le persone cieche alle verità che hanno costantemente di fronte agli occhi, ed i globalisti sono le persone più prevenute ed elitarie del pianeta.

Un’osservazione completamente oggettiva è impossibile, o quantomeno lo è per gli esseri umani e i loro algoritmi. Dalla fisica alla psicologia, l’osservatore influenza sempre l’osservato e viceversa. Detto questo, probabilmente i globalisti non si preoccupano nemmeno di tutto ciò. Per loro è sufficiente fingere di essere degli dei grazie alla sorveglianza di massa. In realtà non sono interessati a raggiungere né l’illuminazione divina né l’obiettività.

In secondo luogo, diventare un dio, in senso mitologico o biblico, presume il potere di creare vita intelligente dal nulla. Forse nella mente dei luciferiani creare intelligenza artificiale equivale a creare una forma di vita intelligente, non soltanto un software. È ovvio che i luciferiani hanno un’idea alquanto sfasata di cosa costituisca una “vita intelligente”.

Come ho osservato nel mio articolo, in cui lo spiegavo per sfatare l’ideologia luciferina, l’esistenza di intrinseci archetipi psicologici sta alla base della capacità umana di scegliere, o di essere creativi nelle proprie scelte. La capacità di discernimento del bene e del male stabilisce il fondamento della coscienza umana e ne è la bussola morale – è ciò che generalmente si intende per “anima”. Nonostante l’ampia evidenza in favore di questo concetto, i luciferiani sostengono che nulla di tutto ciò esiste veramente. Sostengono che l’essere umano è una tabula rasa – una macchina plasmata dal proprio ambiente.

Per capire questa ideologia o culto costruito sulla teoria della tabula rasa, bisogna considerare il fatto che gli stessi globalisti spesso esibiscono i tratti tipici dei sociopatici narcisistici. I sociopatici narcisistici a tutti gli effetti costituiscono meno dell’1% della popolazione umana totale; sono persone che non esibiscono alcuna empatia intrinseca né i normali tratti della personalità associati con l’essere “umani”. Non è un’esagerazione dire che somigliano più ai robot che a delle vere persone.

Altrove ho sostenuto che il luciferianesimo è una religione creata da sociopatici narcisistici per sociopatici narcisisti. È una specie di strumento aggregativo o organizzativo per riunire i sociopatici in un gruppo efficiente per un reciproco beneficio: una sorta di club di parassiti. Se si accetta questa teoria, ne discende qualcosa che sfugge alla comune indagine psicologica o antropologica; l’esistenza di una cabala di sociopatici narcisistici che cospirano insieme per nascondere le loro identità e predare con maggior successo.

In breve, il luciferianesimo è il sistema di valori perfetto per sociopatici narcisisti. Essi sono, in un certo senso, inumani. In quanto tabulae rasae prive di umanità, adottano una religione che tratta questa condizione come “normale”.

Ha senso dunque che considerino qualcosa di così semplice e vuoto come l’intelligenza artificiale come se fosse vita intelligente. Dal momento che è in grado di essere programmata per agire “autonomamente” (cosa che essi sembrano associare all’essere senzienti), la loro definizione di vita intelligente è soddisfatta. Se si entra nel piano morale o creativo, non c’è nulla di intelligente nell’intelligenza artificiale; ma i sociopatici narcisistici non hanno comunque idea di quello di cui stiamo parlando.

Un’ultima considerazione; lo scorso anno un software di intelligenza artificiale è stato programmato per creare opere d’arte. Il risultato è stato molto pubblicizzato e alcune opere sono state vendute per oltre 400.000 dollari. Una delle opere in questione è nella foto di apertura di questo articolo.

La reazione più comune di chi guarda questa “opera d’arte” è di ritirarsi inorriditi. Sembra uno strano scimmiottamento di elementi artistici umani, ma senz’anima. Intuitivamente possiamo percepire che l’intelligenza artificiale non è vita; ma per i globalisti è la definizione stessa della vita, probabilmente perché l’assenza di anima dell’opera riflette l’assenza di anima di chi l’ha concepita. Proprio come i cristiani credono che l’uomo sia stato creato a immagine di Dio, i luciferiani, nella loro ricerca del divino, hanno creato una “forma di vita” che è forse proprio a loro immagine.