L’(in)utilità del discorso di Conte

Politica

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Ieri pomeriggio, nel Salone dei Galeoni di Palazzo Chigi, il premier Giuseppe Conte ha lanciato un messaggio ai due vicepremier: “Il mio motto è sobri nelle parole e operosi nelle azioni. Ma se continuiamo nelle provocazioni per mezzo di veline quotidiane, nelle freddure a mezzo social, non possiamo lavorare. I perenni costanti conflitti comunicativi pregiudicano la concentrazione sul lavoro. Nessun ministro prevalichi le sfere che gli competono”. Il messaggio è chiaro: o si trova un’intesa oppure si dimetterà. Un discorso che attesta il fallimento di una strategia di governo in “campagna elettorale permanente” che non ha fatto altro che acuire le differenze che caratterizzano i due leader di governo e che sono state fortemente sottovalutate. La conseguenza è che il governo si trova impantanato in una situazione di stallo senza precedenti. Seppur abbia ricordato come sin dall’inizio della formazione dell’esecutivo ci fosse molto scetticismo, ciò che aveva sempre legato le due forze politiche è stato il contratto di governo che ha personalmente descritto come un “faro”. Ma nonostante il coraggioso discorso del premier, il mancato accordo sullo Sblocca-cantieri palesa l’assenza di segnali incoraggianti su un’esistenza duratura dell’esecutivo gialloverde.

Ma quale è il vero significato della conferenza stampa del premier Conte? Sgridare i due vicepremier? Mettere a tacere la stampa? Rassicurare i mercati? L’intero discorso sembrava permeato dalla volontà di porsi come reale presidente del Consiglio super partes che funge da bilanciamento rispetto alle derive di Lega e M5S. Una posizione riguardevole sulla carta ma poco attuata nei fatti poiché i due leader sembrano essere ormai ‘cani sciolti’, ognuno indipendente dall’altro senza alcuna volontà di “leale collaborazione” come più volte richiamata durante il discorso. Seppur non abbia voluto sbilanciarsi sulla durata del governo, senza però rassicurare sulla sua tenuta, ha chiarito come: “E’ compito delle forze politiche decidere. Chiedo una risposta chiara, inequivoca e rapida. Il Paese non può attendere”. Esatto, il Paese non può e non deve attendere. Non deve sottostare a tira e molla continui di due forza politiche che non hanno intenzione, almeno nel breve periodo, di ricucire le ferite che si sono inflitti durante la campagna elettorale. Le parole del premier Conte hanno di fatto sostanziato la crisi di governo ormai evidente e ha dato adito alle opposizioni che chiedono a gran voce che si riferisca al Parlamento.

Le numerose ed inconciliabili differenze tra Lega e Movimento 5 Stelle sono state corroborate dai risultati delle ultime elezioni europee che hanno visto la prevalenza netta del primo con la cocente sconfitta del secondo. Il problema è che, nell’attuale composizione governativa e parlamentare, il M5S è predominante rispetto alla Lega e questo inizia ad indispettire il segretario della Lega Matteo Salvini. Dunque la soluzione, in mancanza di una volontà politica collaborativa, può essere solo un rimpasto di governo oppure il ritorno a nuove elezioni.

Sara Carullo

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