Cosa sono i minibot e perché se ne parla

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Claudio Borghi con un minibot a ‘L’aria che tira’

di Federica Mochi

L’allarme l’ha lanciato ieri il governatore della Bce, Mario Draghi: “I minibot? O sono denaro o sono debito“. Prima di lui, anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco ha ribadito che “sempre debito sono, non è di certo la soluzione per il nostro debito pubblico”. E oggi i giovani di Confindustria li hanno paragonati “ai soldi del Monopoli”. Cavallo di battaglia della Lega, presenti anche nel contratto di governo, da giorni i minibot sono al centro del dibattito politico. Ma cosa sono e perché se ne discute tanto?

COSA SONO – I minibot sono dei Bot (i buoni ordinari del Tesoro vengono emessi dallo Stato per finanziare il proprio debito) di piccolo taglio equivalenti a 5, 10, 20, 50 e 100 euro. Come ha spiegato più volte il presidente della commissione Bilancio e responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, (che li ha definiti “un espediente per uscire dall’euro in modo ordinato e tutelato, una specie di ruota di scorta”) i minibot verrebbero stampati fisicamente e sarebbero del tutto simili a delle banconote. Privi di tasso di interesse e senza scadenza, verrebbero utilizzati per qualsiasi bene o servizio legato allo Stato, dalle tasse alle partecipate alla benzina ai biglietti dei treni.

L’IDEA DELLA LEGA – L’idea della Lega è quella di saldare il debito già esistente con i minibot che verrebbero assegnati ai creditori dello Stato in diverse forme. Ad esempio per i debiti verso le imprese, per i crediti di imposta pluriennali dei cittadini e i crediti Iva delle piccole e medie imprese e dei professionisti. L’obiettivo, ribadito anche nel programma della Carroccio, è di mettere in circolazione circa 70/100 miliardi di minibot, pareggiando l’attuale stock di denaro cartaceo in euro. Secondo il Carroccio a garantire il valore dei minibot sarebbe lo Stato che accetterebbe i pagamenti con un cambio fisso di 1 a 1 rispetto all’euro.

DOV’E’ IL PROBLEMA? – A chiarire quale sarebbe il rischio con i minibot è sempre Borghi: “In automatico – spiega – diventerebbero simili al contante ma se noi potessimo pagare con questo sistema tutto l’arretrato di debiti che ha lo Stato significherebbe mettere in circolazione un ammontare di minibot di volume simile a quello del contante attualmente presente in euro. In breve tempo i minibot diventerebbero di scambio comune”. Ed è questo il problema. Con i minibot si creerebbe una moneta parallela all’euro ma i trattati comunitari non lo consentono.

IL PASTICCIO DELLA MOZIONE – La settimana scorsa la Camera ha approvato all’unanimità una mozione parlamentare (quindi senza valore vincolante) sul pagamento dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione. All’interno della mozione si citava in un breve passaggio la possibilità di creare “strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”. La mozione è stata approvata anche con i voti di Pd e +Europa, che però hanno ammesso di essere contrari ai minibot e di non essersi resi conto che il testo era stato modificato.

Su Twitter, il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia si è scusato per aver votato la mozione. “Mi è sfuggito il punto inserito nel passaggio tra la prima versione e quella finale (poi votata all’unanimità) e fatta circolare solo poco prima del voto. Nel merito sono chiaramente contrario”. Contrari ai minibot lo sono anche i dem. Ecco perché il senatore del Pd, Luigi Marattin ha dedicato alla mozione un lungo post su Facebook che ricostruisce come sono andate le cose.

“Era una mozione sul pagamento dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione. E contiene quattro pagine piene di cose utili e sensate, tranne 10 parole (“anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”) – spiega Marattin – che sono a un certo punto comparsi come possibilità all’interno di un punto che parlava di ampliare il meccanismo della compensazione tra crediti e debiti”. A presentare la mozione è stato il deputato di Forza Italia Simone Baldelli “persona ragionevole e del tutto pro-euro” dice Marattin, precisando che la mozione non conteneva inizialmente il passaggio sui minibot. “Quando è arrivata in aula, Baldelli ha chiesto che i gruppi parlamentari trovassero un accordo per un testo unitario. M5S e Lega hanno posto come condizione per una mozione unitaria l’inserimento di quelle 10 parole che menzionano la possibilità di introdurre i ‘minibot’.

“La persona che ha condotto queste trattative a nome del Pd, la collega Silvia Fregolent, ha giudicato che il problema del pagamento dei debiti della Pa era così importante che l’esigenza di dare un segnale di unità totale delle forze politiche era più importante di tutto il resto, anche dell’inserimento di una possibilità di questi famigerati minibot” conclude il senatore dem.

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