La crisi dell’Unione europea e la crisi della sinistra in Europa

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Di

Angelo Forgia

Di fatto, l’Unione europea esiste solo per gestire l’euro e per fare da ‘sgabello’ alle multinazionali che la controllano sotto il segno del liberismo economico più sfrenato. La UE non ha una politica sui migranti, cioè su una delle questioni cruciali del nostro tempo che riguarda proprio l’Europa. E l’informazione sulla crisi (si pensi alla Francia e alla Grecia) è carente, se non ridicola. In questo scenario stanno per arrivare le elezioni europee. Dove la sinistra…

Esiste ancora l’Unione europea? Ce lo chiediamo perché, al di là della gestione non esattamente brillante dell’euro e della Banca Centrale Europea, di Europa unita, in giro, se ne vede veramente poca. Che dire, ad esempio, del recente ‘Patto’ tra Francia e Germania? Perché due Paesi che fanno parte della citata Unione europea sentono il bisogno di siglare accordi bilaterali? Forse perché non credono nella UE? O forse perché la ritengono inutile?

E che dire dei migranti? Di fatto, non li vuole più nessuno dei 27 Paesi dell’Unione. Ma questo avviene senza una presa di posizione ufficiale. Solo quando si presenta una nave in mezzo al mare comincia lo scaricabarile: il Governo di Malta non li vuole, i francesi nemmeno a parlarne, l’Italia, da quando il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha assunto il controllo dei porti (ma la competenza sui porti non è del Ministero delle Infrastrutture?), non li vuole nemmeno.

Per carità: giusto che in Italia ci si interroghi sui migranti lasciati in mare. Però, chissà perché, per ripartire i migranti tra i Paesi europei le trattative durano giorni e giorni, se non settimane. Alla fine dieci vanno là, quindici da un’altra parte, altri trenta da un’altra parte ancora, anzi no, perché il Paese che ne doveva prendere quindici ci ha ripensato e non li vuole più e anche gli altri fanno marcia indietro…

Così, alla fine, il Paese che li ha fatti sbarcare rimane fregato. Di solito questo paese è l’Italia, ma non è così perché i migranti che arrivano in Italia, spesso, non vedono l’ora di raggiungere altri Paesi europei, solo che alcuni Paesi europei hanno chiuso le frontiere: la Francia, addirittura, li rimanda in Italia…

Ma non è solo la pressoché totale assenza di una politica comune sui migranti a rendere sempre meno credibile, se non tragicomica, l’Unione europea. Che dire, ad esempio, dell’informazione?

In questo momento ci sono due Paesi europei con gravi problemi sociali: Grecia e Francia (ci sarebbe pure il Sud d’Italia totalmente abbandonato: ma il Mezzogiorno italiano, ormai, non fa notizia né in Italia, né nel resto d’Europa).

In Grecia i tedeschi hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Il Paese che è stato culla della civiltà occidentale, per un debito pari a circa 300 miliardi di euro, è stato fatto scempio. I dipendenti pubblici sono stati dimezzati, la sanità pubblica è disastrosa quasi come quella della Sicilia (forse la sanità greca ha una rete ospedaliera migliore, ma va  peggio sul fronte della disponibilità di medicinali : ma siamo lì), importanti infrastrutture (porti e aeroporti) sono stati ufficialmente ‘privatizzati’, in pratica acquistati da capitali stranieri: praticamente svenduti!

Insomma, in Grecia ci sono grandi problemi sociali provocati dall’Unione europea. Ma non se ne parla. Muti.

Della Francia, ebbene, cosa succede lo sappiamo tutti: da undici settimane, ogni sabato, il movimento dei Gilet Gialli scende in piazza in tante città di questo Paese, a cominciare da Parigi. Ma la notizia viene tenuta bassa: anzi i giornali e le tv si premurano di farci sapere che, piano piano, il movimento dei Gilet Gialli va scemando, in piazza scende sempre meno gente e bla bla bla.

Però, da undici settimane, la protesta non si placa, al di là delle notizie ‘tranquillizzanti’ diffuse dai media dell’Unione europea.

In questo clima stanno arrivando le elezioni europee. E non si esclude una bella ‘legnata’ per i partiti politici che, negli ultimi cinque anni, hanno fatto da ‘scendiletto’ alle multinazionali che oggi, nel nome del liberismo più sfrenato, controllano – male, anzi malissimo – l’Unione europea: il PPE, sigla che sta per Partito Popolare Europeo, e il PSE, sigla che sta per Partito Socialista Europeo.

Entrambi questi partiti hanno rinnegato le proprie radici: i Popolari stanno facendo rivoltare nelle rispettive tombe, tutti i grandi pensatori cattolici che hanno dato vita alla dottrina del Cattolicesimo sociale, con in testa il fondatore di tale dottrina, che è don Luigi Sturzo.

Per somma sfortuna dai Popolari quest’anno ricorre l’anniversario dell’appello lanciato da Sturzo nel 1919 sui “Liberi e forti”. Ora provate a immaginare il PD – partito dentro il quale hanno trovato posto i seguaci della sinistra DC e tanti altri democristiani – che si presenta al cospetto degli elettori cattolici dopo aver smantellato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dopo aver approvato il Jobs Act: c’è o no da mettersi a ridere?

E che dire dei Socialisti europei che hanno avallato tutte le richieste delle multinazionali? Basti pensare al CETA e, in generale, a tutti gli accordi che hanno penalizzato il mondo del lavoro.

Insomma: ce n’è abbastanza per ipotizzare una disfatta di queste due formazioni politiche. Forse i Popolari potrebbero salvarsi trovando un accordo con Orban, il capo del governo ungherese. Ma questo accordo significherebbe il cambio di linea politica da parte dei Popolari europei: ma questo, ovviamente, non piace alle massoneria finanziarie e bancarie che, nell’Unione europea, patrocinano gli interessi delle multinazionali.

Non vediamo, invece, grandi spazi di manovra per i socialisti-scendiletto del PSE: questi ultimi sono destinati a sparire, sostituiti o dai Populisti (che letteralmente fanno gli interessi del popolo: quello che non hanno fatto in questi anni i citati socialisti-scendiletto), o da formazioni socialista alternative, sul modello del partito di Jean-Luc Mélenchon, fondatore di un partito di sinistra alternativo a quello che resta del partito socialista francese (poco per fortuna).

Quello che potrebbe avvenire in Italia, dove Potere al Popolo, se non commetterà errori, dovrebbe porsi come alternativa al PD. Ma mentre in Francia Mélenchon ha le idee chiare, in Italia i dirigenti di Potere al popolo sembrano un po’ confusi: sembra che vogliano allearsi con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris che, a propria volta, potrebbe diventare alleato di Nicola Zingaretti.

Insomma, De Magistris andrebbe a fare il parlamentare europeo, magari per poi entrare nel PD, mentre Potere al Popolo finirebbe per andare a svolgere un ruolo subalterno nel solito PD…

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