Crisi finanziaria della Regione: perché non pensare a minibot regionali?

Sicilia

Di

Angelo Forgia

Di fatto, si tratterebbe di articolare un progetto finanziario sul modello di quello che il Governo nazionale ha pensato per l’Italia. L’iniziativa potrebbe essere garantita dalle entrate regionali e dai beni immobili di proprietà della Regione  

Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, dice che, dall’1 luglio, il Comune che amministra non potrà più fornire servizi per mancanza di soldi.

Se facciamo un giro per la Sicilia ci accorgiamo che le istituzioni pubbliche prive di disponibilità finanziaria sono un’infinità: Comuni, ex Province, enti e società regionali, comunali e provinciali, Teatri, Musei.

Per non parlare delle Associazioni e Fondazioni private che si occupano di attività culturali: per anni hanno ricevuto fondi dalla Regione siciliana e, in generale, da istituzioni pubbliche ma, da qualche anno, sono prive di contributi.

Per non parlare della stessa Regione siciliana, che si ritrova – eredità del governo precedente – con un ‘buco’ di 2,1 miliardi di residui attivi (leggere crediti inesigibili), più gli effetti nefasti di due accordi firmati dal Governo Renzi e dal Governo Crocetta nel 2014 e nel 2016.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti i siciliani.

Confessiamo che prima di scrivere questo articolo abbiamo voluto aspettare di capire qualcosa di più sui minibot, che potrebbero essere, forse, una soluzione per la pubblica amministrazione italiana

I minibot sono importanti: con 60 miliardi di euro di minibot lo Stato potrebbe pagare chi ha lavorato per conto della Pubblica amministrazione; i fornitori che incasserebbero questi minibot li potrebbero utilizzare per pagare i debiti verso il Fisco. A noi sembra un modo corretto di liberare l’Italia, almeno in parte, dalla folle schiavitù di una moneta a debito – l’euro – che oggi impedisce all’Italia di dispiegare in pieno le proprie potenzialità economiche.

Noi ci auguriamo che il governo nazionale vada avanti sui minibot, anche senza il consenso dell’Unione Europea.

Perché abbiamo voluto aspettare il dispiegarsi del dibattito sui minibot per fare il punto della situazione sulla grave crisi economica della Regione siciliana? Semplice: perché riteniamo che le iniziative adottate fino ad oggi dal Governo di Nello Musumeci – e in particolare dal vice presidente della Regione con delega all’Economia, Gaetano Armao, non porteranno nulla di buono.

Sui motivi che hanno determinato la crisi finanziaria della Regione non ci dilunghiamo: le responsabilità vanno rintracciate nella passata legislatura e vanno ascritte al PD: in particolare, all’ex capo del Governo nazionale, Matteo Renzi, e all’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta) come abbiamo scritto più volte in altri articoli.

Noi, oggi, vogliamo provare a lanciare una proposta: trovare una modalità alternativa per finanziare le spese della Regione siciliana. Le due parole – modalità alternativa – sono obbligatorie, perché lo Stato italiano, ‘imprigionato’ nel meccanismo dell’euro, oggi non è più in grado di badare a se stesso, figuriamoci se può finanziare la Regione siciliana!

La Sicilia è stata chiamata a pagare più di altre regioni italiane. Ma a che serve se, ormai, non c’è più la possibilità, almeno nel breve periodo, di recuperare i fondi che hanno tolto alla Regione?

In questo momento – fatto salvo l’impegno di riprendersi dallo Stato i soldi tolti alla nostra Regione – serve una soluzione per affrontare l’emergenza. Forse la Regione siciliana non deve fronteggiare emergenze finanziarie? Non ci sembra proprio!

Bene: siccome la Regione siciliana è autonoma e ha un proprio Statuto, noi riteniamo che nella nostra Isola il Governo Musumeci dovrebbe provare a percorrere una via simile a quella dei minibot ipotizzata dal Governo nazionale. Nessuno qui sta parlando di uscire dall’euro o di altre proposte radicali: stiamo solo provando a ragionare sulla garanzia delle entrate regionali e sui beni immobili della stessa Regione. Si può ragionare partendo da queste garanzie? A nostro modesto avviso, sì.

Al Governo e alle università siciliane non mancano le intelligenze e le professionalità per promuovere ‘qualcosa’ che sia previsto dal nostro Statuto, evitando scontri istituzionali. Di certo non potrà essere il Governo nazionale ad opporsi a una proposta della Sicilia per superare, in modo originale, l’attuale congiuntura finanziaria. Per almeno due buone ragioni.

La prima ragione è che il Governo nazionale sta provando a fare proprio quello che la Regione dovrebbe ipotizzare.

La seconda ragione è che i guai finanziari della Regione siciliana sono il frutto di furbate e non di sprechi, come nel caso del Comune di Catania.

La nostra è una proposta folle? Non ci sembra proprio. La nostra è una proposta politica.        

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