Il Dl crescita e’ legge, passa la fiducia al senato

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158 i voti a favore, 104 i contrari e 15 le astensioni. Tra i punti principali lo scivolo di 5 anni per gli aspiranti pensionati e la riapertura dei termini per la rottamazione delle cartelle. Vi libera anche all’autorizzazione al Mef per entrare nella nuova Alitalia. Conte: segno di un Paese che fa sistema e rilancia l’economia. Il premier si fa garante dell’Autonomia: mercoledi’ si chiude.

“Il Decreto crescita è legge! Tutti parlano, tutti ci attaccano ma la verità è che con la fiducia di oggi da parte del Senato abbiamo introdotto misure importantissime per il Paese”. Lo scrive su Fb il vicepremier Luigi Di Maio, elencando le misure principali contenute nel provvedimento approvato oggi dal Senato in via definitiva. “Incentivi alle imprese; L’Imu sui capannoni diventerà deducibile per intero dal 2023; L’Ires sarà ridotta al 20%; L’introduzione del ‘marchio storico di interesse nazionale’ e il ‘Registro dei marchi speciali’ per difendere il nostro made in Italy e le nostre eccellenze più un Fondo per la tutela dei marchi; Scivolo di 5 anni per chi aspira ad andare in pensione; La riapertura della rottamazione per le cartelle esattoriali fino al 31 luglio; Il taglio da 600 milioni delle tariffe Inail diventa strutturale dal 2023”, evidenzia il titolare del Mise. E ancora: “Gli ecoincentivi estesi a moto e microcar. Sarà possibile rottamare anche i mezzi di ‘familiari conviventi’ e i vecchi motorini ritargati; Bonus fiscali e lo sconto di 1 anno sui contributi per le assunzioni di diplomati delle scuole superiori a chi dona almeno 10mila euro per ammodernare i laboratori; Semplificazioni fiscali ed estensione della possibilità di accedere al fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti, consentendo l’accesso anche a Mercatone Uno. Questi, in sintesi, sono dieci punti affrontati nel decreto, questo è quello che abbiamo fatto. Continuassero pure ad attaccarci, noi andiamo avanti e cambiamo il Paese!”, conclude Di Maio.

“Decreto crescita, oggi approvato al Senato con la fiducia, si fa per dire, perché i voti sono stati 158, 3 in meno della maggioranza assoluta, 13 in meno della fiducia data al Governo Conte. Truffa due volte, perché senza voti e perché senza risorse finanziarie (meno di 400 milioni di euro). In compenso, grazie al decreto crescita, si chiuderà l’acciaieria di Taranto. Questo è il regalo di questo Governo di buoni a nulla, ma capaci di tutto”. Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia.

L’Aula di Palazzo Madama ha dato il suo via libera definitivo al decreto crescita – che diventa così legge – con 158 voti favorevoli, ovvero 3 in meno della maggioranza assoluta al Senato. I no sono stati 104, gli astenuti 15. Il Pd ha subito colto l’occasione evidenziare la fragilità dei numeri: “Il governo – osserva il capogruppo dem Andrea Marucci – perde la maggioranza in Senato, sul dl crescita votano si in 158, esattamente 13 in meno rispetto alla prima fiducia a Conte. L’incompetenza e l’arroganza non pagano”. Nel M5S segretamente crescono i timori sulla tenuta della maggioranza, anche se a microfoni aperti la cosa non sembra destare particolari preoccupazioni. La senatrice Paola Nugnes, che alcuni giorni fa ha annunciato la sua decisione di abbandonare il M5S per aderire al gruppo Misto, oggi ha votato no alla fiducia sul dl crescita. Tecnicamente, si tratta di un voto in dissenso della senatrice ‘ribelle’ rispetto al gruppo del M5S a cui è ancora iscritta. L’uscita della Nugnes, che si aggiunge agli addii di altri ex come Gregorio De Falco e Saverio De Bonis (espulsi lo scorso dicembre dal Movimento), assottiglia ancora di più la compagine grillina al Senato.

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