In ricordo di Oriana Fallaci

Senza categoria

Di

Pasquale Hamel

Novant’anni fa, a Firenze, nasceva Oriana Fallaci, donna coraggiosa il cui spessore culturale e morale è universalmente riconosciuto. La sua vita è stata segnata da un attivismo che trova pochi riscontri, speso sulle barricate della difesa dei diritti umani contro ogni forma di dittatura, politica o culturale.

Il suo impegno, iniziato in giovanissima età, è stato un inno alla libertà, una sfida contro ogni regime che manifestasse la volontà di conculcare i diritti naturali dell’uomo. Battaglie condotte con gli scritti e con la parola, forte del suo notevole bagaglio culturale e della sua incredibile capacità di comunicare. Donna che orgogliosamente ha affermato la sua identità, combattendo per il riconoscimento di quei diritti civili di cui una moderna democrazia non può assolutamente privarsi.

Le sue opere, hanno riscosso un enorme successo ma hanno soprattutto avuto un effetto sferzante per quanti preferivano non vedere o coltivavano egoistica indifferenza. Oriana, infatti, sbatteva in faccia la cruda realtà non fermandosi davanti a nulla, a proprio rischio e pericolo.

Giornalista che amava sperimentare direttamente i problemi, la troviamo in zone di operazioni belliche, a raccontare in presa diretta le esperienze drammatiche della guerra. Le sue interviste che mettevano a nudo le contraddizioni dell’interlocutore e non concedevano nulla al convenzionale, sono esempio di come si possa e si debba fare giornalismo libero e non preconcetto. Una scrittrice che sapeva esprimere forti sentimenti e passioni, anche personali, facendone metafora della condizione umana. Una combattente che sapeva immedesimarsi nella condizione dolente di chi soffre ingiustizie e sopraffazioni dando voce a chi voce non ha o, ancor peggio, non può avere voce per le costrizioni a cui è sottoposto.

Una innamorata della propria identità, che non aveva remore o difficoltà a proclamare, come purtroppo sempre più accade, la superiorità di quella cultura che pone al centro i diritti dell’uomo e della donna al di là dei condizionamenti ideologici o religiosi. Da qui le sue ultime, generose battaglie contro il male, il cancro, che la rodeva dentro e che avrebbe finito i suoi giorni nel 2006, e contro l’oscura minaccia di una religione totalizzante che il filosofo algerino Zanaz ha definito “religione contro l’uomo”. Proprio a quest’ultimo proposito, ci ha regalato “La rabbia e l’orgoglio”, il pamphlet che pubblicò all’indomani dell’attentato alle twuin towers di New York, giudicato da una sinistra perbenista una sorta di rigurgito oscurantista di una rinnegata che auspicava il rinnovellarsi di arcaiche guerre sante. Uno scritto, buttato di getto, che rifiuta le mezze misure, costituisce il dono più interessante che questa intellettuale di “tenace concetto” abbia potuto offrire alla riflessione di un Occidente incapace di difendere se stesso perché assediato da esagerati sensi colpa.

Ricordare Oriana, e sicuramente pochi lo faranno, significa ricordare a tutti noi che non esiste battaglia più nobile di quella della difesa della civiltà dei diritti al cui centro deve stare l’esaltazione dell’individuo-persona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube