Ponte Morandi: il ministero “pensare a rinegoziare la convenzione”

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DIFFICOLTA’ PER LA REVOCA

E’ il giudizio del pool di giuristi incaricati dal dicastero dei Trasporti secondo cui sussiste l’inadempienza di Aspi: il crollo avvenuto dopo una lunga sequenza di allarmi. 

Il governo “ha il potere di risolvere unilateralmente la convenzione” con Autostrade per l’Italia (Aspi) per i gravi inadempimenti che hanno portato al crollo del Ponte Morandi a Genova, ma si potrebbe anche valutare di rinegoziare gli accordi con la società. Lo scrivono i giuristi del ministero delle infrastrutture nel parere sulla procedura di caducazione della concessione di Aspi. “I possibili rischi – sottolineano i giuristi – discendenti dallo squilibrato contenuto e dalle modalità di approvazione della convenzione potrebbero comunque consigliare una diversa soluzione, rimessa alla valutazione politica o legislativa, volta alla rinegoziazione della stessa convenzione”. 

Il crollo del Ponte Morandi a Genova è stato “il tratto finale di una sequenza causale, da tempo in corso, che il concessionario (Autostrade per l’Italia, ndr) non è stato in grado di arrestare o di deviare pur essendo a ciò tenuto”. Lo sostengono i giuristi del ministero delle infrastrutture nel parere sulla procedura di caducazione della concessione di Aspi. Con il crescere dei “segnali di complessivo ammaloramento”, secondo la relazione, la società Aspi sarebbe dovuta intervenire, “se non anche attraverso una più preveggente e sollecita programmazione dei lavori, quanto meno disponendo precauzionalmente la riduzione o la sospensione dei transiti sul Ponte al fine di garantire la sicurezza degli utenti”. Nonostante il peggioramento delle condizioni del Ponte, aggiungono i giuristi, non c’è stato un “intensificarsi della spesa per interventi strutturali che, anzi, dal 2005 a oggi è stata pari a soli 440mila euro”. 

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