Atlantia scende in pista

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Svolta nel dossier AlitaliaA quattro giorni dalla deadline del 15 luglio prossimo, termine per la presentazione dell’offerta per l’acquisizione della compagnia, Atlantia rompe gli indugi e scende in pista. Il disco verde è arrivato dal cda del gruppo che si è riunito oggi, dando mandato al ceo Giovanni Castellucci di verificare la sostenibilità dell’operazione. Anche se non c’è ancora una decisione finale, la discesa in campo del gruppo infrastrutturale, comunque, segna una fondamentale tappa in vista del completamento della compagine azionaria della newco alla quale da mesi stanno lavorando le Ferrovie. 

L’annuncio ufficiale è stato affidato a una nota diffusa al termine del board. “Il consiglio di amministrazione del gruppo, riunitosi oggi, ha preso atto dell’interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico, ha dato mandato al ceo Giovanni Castellucci di approfondire la sostenibilità ed efficacia del piano industriale relativo ad Alitalia, inclusa la compagine azionaria e il team manageriale, e gli opportuni e necessari interventi per un duraturo ed efficace rilancio della stessa, riferendo in una prossima riunione consiliare per le opportune valutazioni ed eventuali connesse deliberazioni”. 
Insomma, dopo essere stato per settimane, anzi per mesi, il convitato di pietra, ora Atlantia gioca la sua partita. E non è un mistero che il suo ingresso sia stato ampiamente caldeggiato dal principale regista dell’operazione, cioè le Fs spa, che puntava proprio su un operatore infrastrutturale per realizzare un’operazione di sistema intermodale. Come non è un mistero che l’identikit disegnato da Delta Airlines corrispondesse proprio ad Atlantia.

Al puzzle mancano, tuttavia, alcuni e non secondari tasselli. Al momento, la certezza, confermata anche ieri dal vicepremier Luigi Di Maio, è che la maggioranza assoluta della nuova Alitalia sarà in mano pubblica. Alle Ferrovie farà capo una quota del 35% e al Mef, con la conversione in equity di parte del prestito ponte, una quota del 15%. Delta dovrebbe entrare con una quota tra il 10 e il 15%. Si arriva così, dunque, a una quota intorno al 60-65%. Si tratta ora di vedere come verrà completata la parte mancante. L’opzione preferita da Fs e Delta è quella di un quarto partner, rappresentato appunto da Atlantia. Ma potrebbe profilarsi anche una seconda opzione con una sorta di ‘ticket’ composto, oltre che dal gruppo guidato da Castellucci, da un altro socio.

In campo, infatti, c’è sempre il gruppo Toto, che da tempo è interessato e sta lavorando al dossier. C’è anche l’imprenditore boliviano Gregor Efromovich, che in questi giorni è stato a Roma per mettere le sue carte in tavola. Quello che è certo è che si preannunciano giorni decisivi e di lavoro intenso. C’è da chiudere il cerchio dell’azionariato, della definizione della governance ma soprattutto c’è il nodo nevralgico del nuovo piano industriale, che dovrà non solo garantire il salvataggio ma dovrà porre le condizioni per il rilancio di Alitalia. Ed è sul piano che sono sempre puntati i riflettori dei sindacati che chiedono, in particolare, investimenti per lo sviluppo del lungo raggio con nuovi aerei e nuove rotte e che, soprattutto, chiedono garanzie occupazionali. 
“Confidiamo di sì”, di arrivare alla scadenza del 15 luglio per Alitalia. “Stiamo lavorando intensamente, in particolare il ministro di Maio. E’ un dossier talmente importante che tutto il Governo è proteso verso una soluzione, che vogliamo sia una soluzione di mercato e industriale”, aveva detto poco prima il premier Giuseppe Conte, a Milano per il Fed. “Non stiamo lavorando al salvataggio di Alitalia ma al rilancio industriale di quella che è un’infrastruttura fondamentale del sistema dei trasporti del Paese: vogliamo che nel rilancio dell’Italia un tassello importante sia occupato dalla nuova società”, aveva aggiunto. 

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