“La crisi di governo non è inevitabile” i

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Il messaggio di pace di Di Maio a Salvini

Il vicepremier di M5s tende la mano all’alleato di governo, mentre il governatore della Lombardia si irrita per la frenata sulle autonomie e Giorgia Meloni spinge per andare subito al voto

di Alberto Ferrigolo 

La temperatura nel governo resta sempre alta, ma in un’intervista all’edizione cartacea de La Stampa il leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, prova a raffreddarla: “Escludo che ci possa essere una crisi. Questo è l’unico governo possibile, altrimenti rischiamo il ritorno dell’asse Pd-Forza Italia che ha distrutto l’Italia”. Quindi la crisi, per Di Maio, non è inevitabile, in quanto “di inevitabile c’è solo il lavoro per il benessere del Paese. Dico chiaramente che non c’è nessuno spettro di crisi. Quello che vogliamo è rimboccarci le maniche e proseguire” ribadisce al quotidiano torinese.

I toni sono rassicuranti, sulle frizioni con gli alleati, il vicepremier e leader pentastellato dichiara che si tratta semplicemente di “dinamiche di un governo di due forze politiche che sono diverse” ma “abbiamo un contratto e finché lavoriamo per gli italiani si può andare avanti 4 anni”. E alla domanda cosa pensa di Moscopoli, Di Maio risponde che “se avessi sospetti su Salvini non sarei al governo con lui”, ma “per un atto di trasparenza verso i cittadini” la questione impone di non rimanere con le mani in mano, perciò “la nostra proposta è comunque di “istituire una commissione parlamentare di inchiesta sul finanziamento dei partiti”. 

Un tema altrettanto di questa ore è quello dell’autonomia rivendicata in particolare dalle regioni del Nord e che proprio ieri ha subito una battuta d’arresto su istruzione e scuola. Su come si contemperano l’autonomia del Nord e il ritardo del Meridione, Di Maio sostiene che le due cose si tengono insieme “semplicemente lavorando” e facendo sì che non vi sia una riforma “che aumenti ulteriormente il divario”. “Non vogliamo disparità, l’autonomia deve unire e non dividere”.

Ma sul fronte dei governatori del Nord, quello della Lombardia, Attilio Fontana, è particolarmente irritato per la frenata sulle premesse del testo dopo il Consiglio dei ministri di ieri, tanto che al Corriere della Sera dice: “Non firmo”. Secondo Fontana le premesse al testo “sono fatte apposta per toglierci ogni possibile autonomia su istruzione e scuola. Elimina anche la norma che ci consentirebbe di trattenere in Lombardia risparmi fatti con l’efficientamento dei servizi”, dunque non ci sono le condizioni “per poter sottoscrive un accordo che nasce in maniera distorta”, perché nasce “come se noi volessimo truffare lo Stato o il Sud”.

Il governator lombardo è poi particolarmente sorpreso perché la scorsa settimana ha avuto un colloquio di un’ora con il premier Conte, che, dice, “mi aveva rassicurato sul fatto che ci fosse la volontà di arrivare a una soluzione” ma “così non è stato”. Anzi, secondo Fontana, Conte alla fine ha fatto la sua scelta, cioè “stare dalla parte delle corporazioni sindacali e non dalla parte del futuro dei ragazzi”. Ma in questo modo “non è più il governo del cambiamento, questo è il governo della più bieca restaurazione” accusa il presidente della Regione Lombardia, che aggiunge: “Non sono qui per prendere voti ma per ottenere una cosa utile al Paese. Se la ottiene Conte, Di Maio o Salvini dico che hanno fatto una cosa buona. Altrimenti hanno fatto una cosa brutta”.

Su cosa possa comportare la mancata autonomia in relazione ad un possibile ulteriore passo verso la crisi di governo, Fontana dice di non saperlo e di non volerlo sapere, ma Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, su questo aspetto in un’intervista con Il Messaggero in edicola preme l’acceleratore “per andare subito a votare”. Anche perché in caso di elezioni “avremo una maggioranza eletta dagli italiani, compatta e schiacciante”, un’occasione storica “di dare agli italiani uno dei pochissimi governi capaci di durare cinque anni” essendo di fatto FdI e Carroccio “già maggioranza”.

Per il futuro immediato Giorgia Meloni vede tre scenari che sono l’attuale “immobilismo di questo governo che non può dare risposte ai problemi”, un secondo peggiore “che è un governo Pd-5Stelle” e un terzo addirittura allarmante, ovvero “un governo tecnico sostenuto da una sorta di Nazareno allargato ai grillini, cioè la versione italiana dell’alleanza che ha votato la Van Der Leyen” alla presidenza della Commissione europea al posto di Junker.

Secondo la leader di Fratelli d’Italia le elezioni subito non aggiungerebbero caos al caos, ma aiuterebbero a fare “chiarezza”. Dopo il voto, il suo obiettivo è “fare una legge di bilancio targata Lega e FdI, che dia risposte ai problemi economici del Paese, tagliando le tasse e dicendo basta alla fregature modello reddito di cittadinanza”. E Forza Italia? “Noi e la Lega da soli abbiamo gi‡ una maggioranza importante. E con Forza Italia restano molte cose da chiarire” risponde Meloni.



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