La minorenne viene affidata a una casa di accoglienza sotto il controllo della procura minorile di Ancona, mentre Matei viene rinchiusa nel carcere di Rebibbia. Con loro finisce in manette per favoreggiamento anche un operaio argentino, che le ha ospitate durante la fuga. La 17enne respinge fin dall’inizio ogni accusa. ”Io non c’entro”, afferma agli investigatori. Dopo un paio di settimane viene scarcerata dal Tribunale del Riesame dei minori che la ritiene imputabile di favoreggiamento ma non di concorso morale in omicidio volontario. La sua amica, Doina Matei, parla invece di un tragico incidente. ”La lite era cominciata sul vagone… la ragazza mi ha dato una spinta… poi e’ continuata sulla banchina e per difendermi ho alzato il braccio con l’ombrello”, racconta la 22enne romena, accusata di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Una versione che, tuttavia, non convince gli investigatori e non è confermata da varie testimonianze. Testimonianze che anche su un altro punto smentiscono l’indagata: chi c’era quella sera riferisce che sono apparse subito serie le condizioni di Vanessa ed è impossibile quindi che la Matei se ne sia andata senza essersi resa conto di quanto aveva fatto. L’arresto della giovane viene confermato e nonostante i legali della ragazza, Carlo Testa Piccolomini e Giuseppe De Napoli, insistano sul fatto che Doina non voleva uccidere, prevale la tesi del pubblico ministero Italo Ormanni. Il Tribunale del Riesame, presieduto da Francesco Taurisano conferma il carcere e l’imputazione.
Il 17 dicembre la Matei viene condannata con rito abbreviato dal gup di Roma Donatella Pavone a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il pm Sergio Colaiocco aveva chiesto 20 anni per omicidio volontario. Secondo il giudice, cioè, la prostituta romena non aveva intenzioni omicide quando al termine delle lite avvenuta nella stazione della metropolitana alzò il braccio che impugnava l’ombrello colpendo Vanessa Russo. All’imputata però non viene concessa alcuna attenuante, viene anzi colpita anche dall’aggravante per avere agito per futili motivi. Qualche mese più tardi esce completamente dalla vicenda giudiziaria l’altra ragazza, nel frattempo ritornata in Romania. Il Tribunale dei Minori la proscioglie dall’accusa di favoreggiamento. Intanto, il pubblico ministero Sergio Colaiocco ricorre in appello contro la sentenza del gup, chiedendo per Matei la conferma della condanna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, e non come deciso in primo grado, preterintenzionale. Il 25 novembre del 2008, quindi, la romena torna davanti ai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma. In aula si respirano attimi di tensione quando il legale della 22enne romena, Nino Marazzita, interviene in favore dell’imputata ricordando come da parte di Vanessa Russo ci fu una provocazione nei confronti di Doina. Parole che scatenano la reazione della madre della vittima, seduta tra i banchi: ‘Mia figlia non c’è più, lei è teatrale”, afferma Rita Russo, che viene poi fatta uscire dall’aula.
In appello i giudici confermano la condanna a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. La Matei dovrà poi risarcire i famigliari della vittima e viene fissata la somma di 20mila euro per ciascuna delle costituite parti civili. Alla lettura della sentenza la Matei scoppia in lacrime e i difensori annunciano l’intenzione di ricorrere in Cassazione contro la decisione della Corte che, ancora una volta, non ha riconosciuto nell’imputata le attenuanti generiche. Nel dicembre del 2008, dal carcere Doina Matei, che in Romania ha due figlie, scrive a al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano poiché la condanna che le è stata inflitta la tiene lontana dai suoi bambini. Il 14 luglio salta l’udienza che si sarebbe dovuta tenere in Cassazione: la Matei, dal carcere di Lecce dove sconta la pena, invia una missiva e chiede di cambiare legale e di essere assistita dall’avvocato Carlo Testa Piccolomini, che l’aveva accompagnata nel primo grado di giudizio. Il 26 gennaio 2010 arriva in Cassazione la conferma definitiva della condanna a 16 anni. Nel 2016 Matei ottiene la semilibertà, ma dopo qualche mese monta una polemica per alcune foto, sul suo profilo Fb, che la ritraggono sorridente, anche in costume. La semilibertà viene inizialmente sospesa, poi riammessa. Il 25 gennaio 2017 le vengono concessi i servizi sociali. Oggi la notizia che è tornata libera.
LEGALE FAMIGLIA – “Le sentenze si rispettano, come si rispetta l’ordinamento penitenziario. La pena è stata espiata” ha affermato all’AdnKronos Alberto Feliziani, uno degli avvocati che ha assistito la famiglia di Vanessa Russo. “Mi inchino alla giustizia, la pena è stata espiata – ha concluso l’avvocato spiegando che da diverso tempo non è in contatto con la famiglia della vittima -. Resta l’amarezza”.
L’AMAREZZA DEI GENITORI– A quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine alla famiglia della vittima, i genitori della ragazza non si rassegnano e non si capacitano della liberazione anticipata della 33enne romena. Per loro la morte di Vanessa, avvenuta 12 anni fa, è un dolore indicibile, una ferita sempre aperta. Il legale della romena ha detto che ora Matei vuole solo essere dimenticata: chi non potrà mai dimenticare, sottolineano le stesse fonti, sono proprio i famigliari della ragazza che in questi anni si sono sentiti abbandonati ritenendo di non aver ricevuto ness