Machiavelli a “processo”, omaggio ai 550 anni dalla nascita

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Quest’anno l’imputato sarà l’autore del celebre trattato politico de “Il Principe”

L’associazione Sammauroindustria anche quest’anno ha organizzato l’evento culturale “Il processo X agosto”. La manifestazione si tiene a San Mauro in Romagna, luogo di nascita del famoso poeta Giovanni Pascoli. Il X agosto è una poesia dedicata dal Pascoli alla tragica morte del padre, avvenuta proprio il 10 agosto del 1896.

L’imputato della 19esima edizione dell’evento sarà Machiavelli, due politologi a confronto: per l’accusa Carlo Galli, docente presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e per la difesa Maurizio Viroli, accademico italiano e professore emerito di Teoria politica alla Princeton University. Il verdetto finale per assoluzione o condanna sarà emesso dal pubblico presente munito di palette per esprimere il voto. Ideatore del Processo è Miro Gori, saggista e poeta italiano.

Per me non è un caso la scelta di Machiavelli, visto l’attuale clima politico.

Chi era Niccolò Machiavelli? Nacque a Firenze nel 1469 e si interessò da subito alla politica tanto da divenire secondo cancelliere della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512, anno in cui rientrò al potere la famiglia dei Medici che segnò la fine dell’esperienza repubblicana. Per Machiavelli iniziò un periodo difficile perché venne estromesso da ogni funzione pubblica e condannato a un anno di confino, e periodo difficile anche per Firenze e l’Italia intera, segnata dalle Grandi Guerre. Durante l’anno di allontanamento Machiavelli scrisse le sue opere, la più nota è “Il Principe”. È un trattato politico in cui lo scrittore concentra la sua attenzione sulla nuova forma di organizzazione politica dell’Italia rinascimentale, cioè gli Stati, e applica allo Stato le leggi che, a suo giudizio, valgono per gli uomini: come gli individui tendono all’autoconservazione così ogni Stato ha come fine la sua conservazione attraverso l’ordine interno e la pace all’esterno. Secondo Machiavelli la politica diventa scienza autonoma dall’etica, “il fine giustifica i mezzi”, fine della politica è preoccuparsi di quello che conviene o danneggia la conservazione del potere, in vista di tale fine sono leciti tutti i mezzi, compresi la violenza, l’inganno, la frode e l’uso strumentale della religione. Il principe di Machiavelli deve usare il diritto e la forza, simboleggiato dal mito di Achille ammaestrato dal centauro Chirone, mezzo uomo, simbolo del diritto e mezzo bestia, simbolo della forza. Dev’essere come la golpe e il lione, quindi unire in sé l’astuzia, il cui simbolo è la volpe, con la forza, simboleggiata dal leone.

Per Machiavelli non si può fare politica attenendosi ai valori etici, e il principe deve perseguire il suo fine a ogni costo quindi anche violando i principi morali stessi.

Rimandiamo al 10 agosto, a San Mauro di Romagna, il verdetto finale dell’imputato Machiavelli, al popolo l’ardua sentenza.

F.Moretti

 

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