Da anni avvertiamo il rischio di un eccessivo appiattimento della nostra letteratura politologica ai modelli americani anche a livello mediocre. Tutto questo finisce con il mettere in ombra sia la nostra tradizione nazionale sia quella europea, su determinati argomenti. E’ una tendenza che ho avvertito, in particolare, negli anni successivi la seconda guerra mondiale. Norberto Bobbio ne ha colto il senso nei “Saggi sulla scienza politica in Italia” dove asseriva che questa “sudditanza intellettuale ha offuscato “qualunque capacità critica e perciò la capacità di andare oltre schemi, certamente capaci di cogliere un aspetto della realtà, ma inutilizzabili per seguire cambiamenti che hanno radici profonde nella psicologia collettiva e nel quadro ideologico del nostro tempo.” Se osserviamo di conseguenza i mutamenti nei costumi possiamo dire che nel giro di pochi lustri molti mostri sacri della nostra cultura tradizionale sono andati in fumo e avremmo potuto considerarli persino una buona cosa se non fossero stati inquinati da una sistematica dissacrazione dei propri valori fondanti. Ci siamo ritrovati nel giro di pochi lustri nello sfaldamento sistematico del concetto di famiglia dove i nonni sono abbandonati a se stessi, i genitori divorziano i figli vanno per conto proprio e i nipoti bivaccano tra gli asili nido e le scuole a tempo pieno. Il mondo del lavoro in nome della globalizzazione ha perso di vista i diritti.
Le imprese tendono a perdere le loro identità locali per essere assorbite dalle multinazionali che puntano al profitto fine a se stesso. Il tutto ruota sempre più vorticosamente sull’idea esclusiva del valore del denaro. Se lo possiedi, a prescindere dal come l’ottieni, sei un vincente e se ne sei privo sei un perdente, un paria. E sull’onda di questo andazzo la cultura si adegua, l’intellettuale si adegua, la politica e l’economia e la finanza si adeguano. Infine anche il dettato costituzionale ha perso le sue certezze, costantemente soggetto a proposte di modifica non orientate da valori ma da interessi di parte per cui lo stesso diritto che definisce i comportamenti e le pene per l’ordine violato diventa flessibile. Cadono, quindi, le certezze dello Stato di diritto affidandolo alle fluttuazione di poteri sociali non sottoposti a limiti.