Alla Mostra di Venezia abbondano i film sulle donne, ma mancano le registe

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La 76esima edizione della rassegna parte tra le polemiche. Una carenza femminile che rispecchia quella in politica

 

Poco rappresentate in politica, come si vede in questi giorni di crisi politica tutta al maschile, le donne cercano di prendersi una rivincita nel mondo dell’arte e del cinema, non senza difficoltà. Al Lido di Venezia è stato il giorno del via alla 76/ma edizione della Mostra del Cinema e non manca la polemica per lo scarso numero di registe in gara. Sono solo 2 su 21, e una è paradossalmente l’unica regista del paese simbolo della discriminazione per genere, l’Arabia Saudita, mentre la secondo è australiana.

Altro spunto polemico è dovuto alla presenza in concorso di un cineasta controverso come Roman Polanski, con un film sull’affare Dreyfus. Il direttore Alberto Barbera si difende dalle accuse: oggi si è detto contrario alle “quote rosa” che invece sono l’unico modo di cambiare le cose secondo la presidente della Giuria, la regista argentina Lucrecia Martel

Ma, ha ribadito Barbera, proprio il tema della condizione femminile è fra i più affrontati dai film in concorso e fuori. Non per niente il via alla Mostra lo ha dato il film La Vérité del giapponese Hirozaku Kore-Eda, già fra i favoriti: protagoniste di una “piccola storia di famiglia” secondo la definizione dello stesso regista, sono le superstar francesi Catherine Deneuve(strepitosa la sua interpretazione, accolta da applausi scroscianti al termine della proiezione) e Juliette Binoche

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Il presidente : “Abbiamo rinnovato la nostra fiducia nel festival come forma esemplare di fruizione delle opere cinematografiche, nel festival come strumento tipico di una società libera e aperta”

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“A osservare l’insieme dei film che abbiamo selezionato per questa edizione – secondo Barbera – si distinguono alcune ricorrenze, che comunque esiterei a definire tendenze. La prima è l’ingente numero di film che affrontano, in maniera diversa, il problema della condizione femminile nelle società contemporanee. Non di film diretti da donne – che sono ancora, purtroppo, una percentuale esigua – ma ritratti di donne che anche quando sono realizzati da uomini, rivelano una sensibilità nuova e un’attenzione particolare all’universo muliebre, come raramente era successo in passato. Segno forse – ha concluso Barbera – che le polemiche recenti, innescate dai movimenti di reazione alle prevaricazioni maschili in ogni ambito della società, hanno iniziato a lasciare un segno nella coscienza collettiva”.

Mentre dunque Ursula Von der Leyen tenta di formare una Commissione europea all’insegna della parità di genere e le foto del G7 a Biarritz hanno confermato anche ai più distratti che la metà femminile della terra è rappresentata a livello di leader mondiali dalla sola Angela Merkel, a Venezia si cerca di mostrare una sensibilità diversa, rappresentata dalla madrina della Mostra, l’attrice trentatreenne Alessandra Mastronardi.  

: “È questo il potere magico dei film: parlare un linguaggio universale, ma più di tutto parlare a ciascuno di noi, farci amare i nostri limiti, le nostre imperfezioni”

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Già la 58/ma edizione della Biennale Arte, inaugurata tre mesi fa e ancora in corso negli spazi dei Giardini e dell’Arsenale, ha registrato un exploit “femminista”: dei 78 artisti di tutto il mondo che espongono a Venezia fino al 24 novembre, oltre la metà, ovvero 42, sono donne, e lo stesso progetto vincitore del Leone d’Oro, nel Padiglione lituano, è firmato da un trio di artiste del paese baltico con l’allestimento dell’italiana attiva a Londra Lucia Pietroiusti.

Al cinema però la parità è ancora lontana e i registi protagonisti al Lido nei prossimi giorni sono quasi tutti uomini; ma del tema si parla molto e fuori concorso viene presentato, fra l’altro, un progetto francese dal titolo Woman, firmato dagli stessi autori del celebrato documentario Human del 2015 (110 interviste raccolte in tutto il mondo sulla visione della vita). 

In questo nuovo film di 104 minuti, si dà voce a duemila donne di cinquanta paesi diversi. Il progetto, hanno spiegato i registi Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand, è nato fra il 2012 e il 2014, durante le riprese di Human. Due anni prima dello scandalo Weinstein, hanno osservato,  “le donne avevano bisogno di parlare e sentivano la necessità di essere ascoltate”. 

Domani, inoltre, si parla di donne anche nel documentario “Donne in prigione si raccontano” ideato da Francesca Carollo, Jo Squillo, Giusy Versace, che sarà proiettato al Lido negli spazi della Regione Veneto: è un progetto della Onlus Wall of Dolls, nell’ambito delle sue battaglie contro la violenza di genere.

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