Venticinque anni senza Moana

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Il sogno erotico degli italiani si spegneva il 15 settembre del 1994. Oggi non è più ricordata come una pornostar, ma come l’icona che fece cambiare i costumi e la morale di un Paese

 
Moana Pozzi pornostar morte 25 anni 
Enrica Scalfari / Agf
Moana Pozzi

La donna ‘piu’ bella del mondo’, il sogno erotico degli italiani che ha contribuito in maniera significativa a cambiare i costumi e la morale dell’Italia a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, Moana Pozzi, se ne andava 25 anni fa, il 15 settembre 1994. Una morte improvvisa, inattesa e sotto certi versi misteriosa, comunicata dai familiari dopo due giorni (fatto che la accomunò mediaticamente alla morte di uno dei più importanti filosofi del ‘900, Karl Popper, scomparso il 17 settembre 1994) e dopo che il suo corpo era già stato cremato.

Star incontrastata del circuito hard e simbolo di trasgressione e progresso nell’Italia dominata dalla Dc e dalla cultura cattolica, l’attrice si mosse in una Penisola alle prese con la fine della prima Repubblica e in quel periodo di cambiamento riuscì ad affermarsi oltre che per la bellezza, per le capacità di pensiero e lo stile di vita controcorrente.

La fama di Moana andà ben oltre il mondo a luci rosse: colta, di famiglia borghese e molto intelligente, fu protagonista anche in politica e in televisione. Osteggiata dai benpensanti e amata dal pubblico, non solo per le doti di attrice porno, si spense a soli 33 anni all’Hotel-Dieu di Lione per un tumore al fegato.

Come per ogni icona morta prematuramente, la sua dipartita scatenò teorie complottiste e derive dietrologiche secondo cui l’attrice non fosse morta, ma avesse deciso di scomparire e cambiare vita. Altri attribuirono la morte di Moana all’Aids, nonostante le conferme da parte dei medici sulle reali cause.

Moana era figlia di un ricercatore nucleare e una casalinga: una buona famiglia ligure che a tutto pensava tranne che il suo destino fosse nel mondo del porno, dove arrivò nel 1982, lo stesso anno in cui le fu affidata la conduzione di ‘Tip Tap Club’ su Rai2, un programma pomeridiano per bambini.

Secondo la morale dell’epoca le due cose erano inconciliabili e quindi venne allontanata dal programma. In un’intervista rilasciata a Roberto D’Agostino e riportata su Dagospia spiegò la coesistenza tra i due mondi con estrema naturalezza: “Io faccio tante altre cose che esulano dalla pornografia, fin da quando ho iniziato la mia carriera: interpretavo film porno, poi partecipavo a una trasmissione in tivù. Io credo di avere avuto il merito di dimostrare che questa separazione, volendo, non c’è. Dipende dalla persona; perché poi vedi che tante altre ragazze che fanno il mio stesso lavoro, non riescono ad andare al di là di quello. E’ bello essere un’artista che fa tante cose, no?”.

Nel controverso e scandaloso libro ‘La filosofia di Moana’ oltre a descrivere il suo pensiero, scrisse molto della sua vita e della sua infanzia: “Di sera non mi facevano uscire e io scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti (Moravia era considerato osceno) e io lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita da casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti. Non vedevo l’ora di diventare maggiorenne e di essere finalmente libera!”.

Nello stesso libro, oltre ad annoverare i suoi scrittori preferiti – Moravia, Kundera, Allan Poe, Marguerite Yourcenar e Anais Nin – raccontò di avere avuto tra i molti amanti il segretario del Psi Bettino Craxi che a suo dire l’avrebbe molto aiutata agli esordi, soprattutto per ottenere la conduzione di ‘Tip Tap’ (ma anche Luciano De Crescenzo e gli attori Harvey Keithel, Francesco Nuti e Andrea Roncati) e dava i voti alle capacità amatorie degli uomini con cui diceva di essere andata a letto, aggiungendo diversi aneddoti a riguardo.

Nel 1987 entrò nel circuito porno in maniera stabile grazie all’agenzia ‘Diva Futura’ di Riccardo Schicchi. Nello stesso anno, con lo spettacolo dal vivo ‘Curve pericolose’, divenne un nome e un volto noto anche al di fuori del circuito porno, soprattutto per il risvolto mediatico delle performance live e degli scandali giudiziari che ne derivarono.

Lo spettacolo vedeva la presenza di Moana e la collega Ilona Staller ‘Cicciolina’. Le due attrici si spogliavano e facevano al pubblico domande sul sesso. Bastò per essere denunciate per atti osceni in luogo pubblico, processate e condannate a sette mesi senza condizionale.

Quindi iniziò a partecipare a diversi programmi televisivi e la popolarità che ne derivò fece in modo che potesse esprimere sul piccolo schermo le sue idee in tema non solo di sesso, ma anche su argomenti di interesse sociale che costituiranno il nucleo primordiale della sua esperienza politica.

Nel 1992 si candido’ col ‘Partito dell’amore’ fondato da Riccardo Schicchi e, in piena Tangentopoli, partecipo’ a ‘Tribuna elettorale’, talk show Rai, in quanto leader di quel movimento. L’esperienza politica non ebbe un successo concreto in termini numerici, ma ebbe una grande importanza per l’Italia perché fu la prima esperienza di un un movimento che aggregava persone unite da un sentimento di antipolitica. Inoltre valse a Moana una vasta popolarità all’estero dove i giornali le dedicarono diverse pagine.

In un’intervista del 1992 spiegà come la politica fosse stata sempre presente anche nei suoi spettacoli come “forma di protesta contro la morale borghese”, per “entrare nelle case dove le persone pensavano non sarei mai entrata”. Intervistata da Pippo Baudo, l’anno prima della sua morte, rispose alle domande delle donne presenti in studio. Quando le venne chiesto come si sarebbe vista a 50 anni, disse: “Mi immagino ancora una donna piacente, mi darò da fare per continuare ad esserlo. Dopo non mi immagino più…”.

Dopo la sua morte e le conseguenti speculazioni il mito di Moana continuò a vivere nei ricordi di chi l’aveva conosciuta. Una testimonianza intima sull’attrice si ritrova in una dichiarazione rilasciata nel 2009 da Paolo Villaggio (suo amico di vecchia data: nel 1984 le aveva trovato una particina nel film di Sergio Corbucci ‘A tu per tu’ girato con Johnny Dorelli), a 15 anni dalla morte dell’attrice: “Moana Pozzi era frigida. Odiava il sesso, provava disgusto per tutti quegli uomini che le slinguettavano addosso. Era schifata da quella pletora di sacerdoti pedofili, politici democristiani, quel mondo di corrotti che le girava attorno. In realtà li fustigava con distacco, questa era la sua forza”.

Poi aggiungeva: “Moana non solo non ha conosciuto la sessualità ma è stata frigida anche sentimentalmente. Non ha mai amato veramente nessuno. E’ rimasta ingabbiata nella sua ambizione. Il suo vero obiettivo è stato l’avere non l’essere. Voleva essere felice, ma ha imboccato l’autostrada del successo inteso come guadagno”. E concludeva il suo pensiero: “Sinceramente non ha capito qual era la strada giusta per raggiungere la felicità. Per lei, nata in un quartiere povero, era fare soldi in qualunque modo, anche rischiando l’infelicità”.

Nello stesso anno Sky realizzò una miniserie sulla Pozzi interpretata da Violente Placido, ‘Moana’, due puntate che andarono in onda senza ottenere un grande successo. La serie strutturata in due parti racconta la storia di Moana dal successo alla morte e si conclude con alcuni spezzoni dell’intervista fatta da Baudo e, quasi come un testamento, l’ultima frase che pronuncia è indicativa della sua carriera: “No, non sono pentita. Ne parlavo proprio con mia madre giorni fa, le ho detto: mi dispiace che ti dispiaccia, ma rifarei tutto ciò che ho fatto”.

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