C’è un nuovo Edipo nel centrodestra: Giovanni Toti

La nascita di Cambiamo, il movimento di Giovanni Toti, apre un’altra voragine all’interno di un centrodestra, ormai diviso.

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di DONATELLO D’ANDREA

Questa crisi di governo, a quanto pare, è riuscita a tirar fuori dalla politica italiana una serie di rocambolesche vicissitudini che si fatica a star loro dietro. Prima la scelta di Matteo Salvini di mettere fine al governo del cambiamento, poi la “strana alleanza” del PD e del M5S che ha riportato in auge la figura del professor Conte e infine la debacle di un centrodestra che, stranamente, ha avuta poca risonanza sui giornali e che viene contraffatta dalle apparenze. 

Infatti, è interessante analizzare in tal senso il fatto che la coalizione di centrodestra, la quale solo un anno fa riuscì a raccogliere quasi il 40% dei consensi, sta vivendo una crisi silenziosa figlia della personale ambizione dei singoli leader. Matteo Salvini ha deciso di intraprendere, in solitaria, la sua personale guerra contro il “governo dei poltronari”Giorgia Meloni, dal canto suo, ha raccolto l’eredità di una destra (senza “centro”), orfana di un leader. Entrambi si son occasionalmente incontrati il 9 settembre, dinanzi Montecitorio, per la manifestazione contro il nascente governo giallo-rosso.

Al di là delle apparenze, i personalismi e le diffidenze reciproche, portano a pensare che le frizioni all’interno della suddetta coalizione non manchino. Matteo Salvini vorrebbe assumere la leadership del centrodestra, relegando gli altri azionisti a semplici controfigure (a questo proposito occorre ricordare la proposta di Salvini a Berlusconi del “listone unico”). Giorgia Meloni vorrebbe consolidare un alleanza pre-elettorale con Matteo Salvini, trovando il disaccordo di quest’ultimo che ha preferito rimandarla a dopo l’elezioni. L’ultimo azionista, ormai di minoranza, di questo centrodestra quanto mai frammentato, è Silvio Berlusconi, il quale negli ultimi giorni ha dovuto fare a meno di Giovanni Toti, Presidente della Liguria e uno dei pilastri di Forza Italia.

Cambiamo, la nuova alternativa di centrodestra “targata” Giovanni Toti

Giovanni Toti, seguendo le orme di Carlo Calenda e di Matteo Renzi, ha deciso di dar vita ad una nuova alternativa politica. Un nuovo centrodestra, dai risvolti più nazionali, di piazza e meno istituzionali. A questo proposito troverebbe giustificazione la sua partecipazione, assieme a Salvini e Meloni, alla manifestazione del 9 settembre. Come ha affermato al debutto, avvenuto Matera, nelle intenzioni di Cambiamo c’è quella di proporre un’offerta elettorale diversa da quella degli altri partiti. Però, stando a quanto è stato detto in questi giorni, la retorica ricorrente all’interno dei temi “totiani” sembrerebbe seguire quella di Salvini: “governo senza maggioranza”, “due partiti sconfitti alle urne”.

Nel frattempo la scissione di Toti costerà alle casse di Forza Italia ben 481mila euro. Un tesoretto, considerati anche i tempi davvero difficili per le finanze dei partiti italiani. Nello specifico il Presidente della Regione Liguria ha annunciato il passaggio di 5 deputati azzurri (Manuela Gagliardi, Stefano Benigni, Claudio Pedrazzini, Giorgio Silli e Alessandro Sorte) al suo “movimento” Cambiamo, passando per il gruppo misto. Ogni deputato “vale” 49mila euro l’anno. A questi, si dovrebbero aggiungere altri 4 senatori, in uscita da Forza Italia (ogni senatore vale 59mila euro).

Alla fine della fiera, Giovanni Toti si ritroverebbe un tesoretto con cui organizzare il suo partito sul territorio e in Parlamento. Il contributo annuale che spetta ad ogni gruppo parlamentare, di solito, viene utilizzato per le spese del personale e per i servizi. Il passaggio di questo mezzo milione di euro, però, conosce una variabile. Non è automatico. Secondo il regolamento della Camera, spetterà al collegio dei questori riunirsi per verificare la variazione di un quinto dei componenti dei vari gruppi per poter accedere alla ripartizione del contributo.

Anche alcune amministrazioni locali forziste hanno deciso di andare ad ingrossare le fila di Cambiamo. Giovanni Toti è riuscito a penetrare all’interno delle reggenze azzurre nel centro-nord ed entro la fine dell’anno il suo fondatore ha promesso l’apertura di 1500 circoli in tutt’Italia.

Negli ultimi giorni, il Presidente della Liguria ha anche aperto ad una partecipazione elettorale, in extremis, in Umbria assieme a Matteo Salvini. E non è finita qui. Sempre per bocca del suo fondatore, Cambiamo diventerà “partito” entro la fine del mese.

L’adesione di Cambiamo alla coalizione di centrodestra non è una buona notizia per Forza Italia. Nemmeno un mese fa, alla notizia della formazione del movimento, Berlusconi decise l’epurazione dei totiani dal suo partito. Come reagirà, l’ex Cavaliere, alle aperture di Salvini verso i disertori? Reggerà l’alleanza tra i due leader a livello regionale?

Silvio Berlusconi e la solitudine dei numeri primi

L’ennesima frizione all’interno del centrodestra non può far sicuramente piacere a colui che, nemmeno un anno fa, si auto-definì come il garante dell’unità della coalizione. Addirittura Silvio Berlusconi, ponendo cieca fiducia in Giovanni Toti, visto come il futuro del suo partito, gli affidò l’importante ruolo di pilastro, ignorando le sue ambizioni.

Prima Giorgia Meloni, ora Toti. Le defezioni all’interno di Forza Italia stanno diventando preoccupanti, come se la linea tenuta dagli azzurri risulti troppo morbida, tenue, non da partito di “destra”. Per comprenderlo basta dare uno sguardo ai partecipanti della manifestazione del 9 settembre: la “destra” in piazza, il centrodestra berlusconiano in Parlamento. Sia agli elettori che ai defezionisti non è piaciuto come Forza Italia ha reagito dinanzi alla genesi del Governo Conte-bis.

Cambiamo è nato con presupposti divisivi e con finalità totalmente incompatibili e inconciliabili con Forza Italia. Il primo ha presto la strada del movimentismo, dei palchi e dei microfoni, come Matteo Salvini. Il secondo, invece, preferisce fare un’opposizione istituzionale all’interno delle aule del Parlamento. Una decisione che ha provocato già 9 defezioni.

Silvio Berlusconi è, dunque, sempre più solo. La sua non è più una leadership in grado di tenere unito il partito. La defezione del più probabile dei suoi successori è uno smacco alla sua autorità e alla sua lungimiranza. Sembrerebbe che all’interno della formazione politica degli azzurri ci sia una sorta di insofferenza, un complesso di Edipo vero e proprio, nutrito nei confronti di un leader che non vuole ancora lasciare, nonostante la sua veneranda età. Un complesso che ha portato prima Giorgia Meloni, nel 2012, a dar vita a Fratelli d’Italia e poi Giovanni Toti, nel 2019, a creare Cambiamo.

Il centrodestra berlusconiano non funziona più, la deriva “piazzista” della politica italiana non trova più spazio per le soluzioni istituzionali. A questo punto il leader di Arcore deve decidere se tracciare un rinnovamento della linea del suo partito, oppure adeguarsi a quei venti che, da diversi anni, soffiano all’interno del centrodestra italiano.

Inoltre, para che la tendenza personalistica derivante dal piazzismo diffuso abbia stregato la classe dirigente italiana che, nell’ultimo periodo, ha deciso di rinnegare le formazioni tradizionali in nome di un ritrovato micro-partitismo estremo da Prima Repubblica (altro che Terza Repubblica).

Sul piano più emotivo, la scelta di Toti simboleggia lo sport tutto italiano, soprattutto in politica, dell’ingratitudine con conseguente transumanza.

Giovanni Toti è diventato governatore della Liguria grazie alla sua militanza in Forza Italia, soffiando il posto alla Lega. Appena possibile, però, ha scaricato suo “padre” Silvio, che all’inizio non aveva capito che la mano che reggeva il coltello era proprio quella del suo figlioccio politico. Un parricidio già verificatosi con Angelino Alfano, anche lui contrassegnato come successore della leadership berlusconiana.

Sembrerebbe che la solitudine dei numeri primi abbia colpito anche l’ex Cavaliere. L’impossibilità di trovare un erede per il suo partito, le defezioni che gli sottraggono fette di elettorato e di parlamentari, l’isolamento all’interno della coalizione di centrodestra. Vicissitudini che mettono a serio dubbio la tenuta della sua leadership.

Per ora, l’alternativa di centrodestra di Toti si aggirerebbe attorno al 2% dei consensi. Ancora troppo poco per poter pretendere un ruolo attivo all’interno dello scacchiere politico italiano. Il rischio, però, è quello di traghettare questi voti all’interno dell’elettorato leghista, com’è successo con una parte di Forza Italia. E’ ancora presto per giudicare ma, di primo acchito, seguire la stessa retorica del Capitano Leghista, identificandosi come alternativa al centrodestra berlusconiano, agendo come semplice “contorno” della coalizione e non come protagonista attivo, potrebbero però confermare l’impressione suddetta.

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