Cosa ha detto Viktor Orban alla festa della destra italiana

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Nel suo intervento ad Atreju il presidente ungherese parla del governo italiano “separato dal popolo”. Attacca Conte e Bruxelles e rivendica la difesa delle radici cristiane. Di Maio replica: “Non permetto a nessuno di attaccare l’Italia”

Viktor Orban superstar alla festa della destra italiana. Accolto dalle grida “Viktor, Viktor” e omaggiato con una standing ovation sulle note della canzone-simbolo della rivolta anti-sovietica del 1956, il primo ministro ungherese dal palco di Atreju, l’appuntamento annuale di Fratelli d’Italia in corso a Roma, ne ha per tutti: per il nuovo governo italiano, per la sinistra europea, per il finanziere George Soros, per “quelli di Bruxelles” e per i giornalisti.

“In Italia il governo è stato separato dal popolo”, va subito all’attacco il premier di Budapest, secondo il quale “siamo in presenza di una nuova offensiva della sinistra. Ci sono nuovi politici che non hanno capito nulla e tornano i vecchi quadri. Vedo tornare Matteo Renzi, vedo Paolo Gentiloni in Europa, e ovunque torni la sinistra al governo succede la stessa cosa: fanno entrare i migranti e aumentano le tasse”.

È una tirata che provoca subito la replica a distanza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Orban eviti inutili ingerenze. Non permetto a nessuno di giudicare o attaccare l’Italia, men che meno a chi fa il sovranista con i nostri confini”. D’altronde, poche ore prima era stato il premier Giuseppe Conte, per dire dell’isolamento di Salvini nell’Ue, a ricordare che “persino Orban non l’ha seguito” avendo deciso di rimanere nel Ppe piuttosto che aderire all’alleanza sovranista del capo della Lega. Non sorprendentemente, è il tema delle migrazioni il cuore del discorso del premier di Budapest. “Di nuovo si punta sulla ridistribuzione dei migranti”, attacca Orban.

“Il premier Conte – aggiunge – chiede perché l’Ungheria non aiuta di più l’Italia sulla migrazione: io gli rispondo che siamo ben disposti a dare aiuto all’Italia, ma ci sono cose in cui non possiamo aiutare. Se voi difenderete i vostri confini e decidete di rimpatriare i migranti, noi cercheremo di aiutarvi”. Per essere più chiaro, segue un passaggio che il primo ministro scandisce con precisione: “No quote di ridistribuzione, sì quote di rimpatrio: riportare i migranti da dove sono venuti. In questo saremo al vostro fianco”.

La questione migranti

Gioca con soddisfazione in casa, Orban, che nonostante con la sua Fidesz rimanga membro del Ppe, assicura, accolto dagli applausi: “Rispetto a me Giorgia Meloni è di centro, io sono più a destra di lei”. Orgogliosamente rivendica il “modello Ungheria”, il capo del governo di Budapest, un modello “subito attaccato da Bruxelles, dalla sinistra europea e dalla sinistra americana attraverso la rete di George Soros”.

E il fondamento di questo modello è proprio la sua “Costituzione cristiana” e “lo stile di vita” ad essa connessa. Parla di un cristianesimo sotto attacco a causa delle migrazioni, Orban, una battaglia epocale nella quale centrali sono proprio l’Italia e l’Ungheria: “La prima è la porta del mare, la seconda è la porta della terra ferma, lo sa chiunque guardi una mappa geografica”.

Un battuta suscettibile di controversie la dedica ai giornalisti: “In Europa la maggior parte dei media sono di sinistra: se potessero votare solo i giornalisti, il 90% dei voti andrebbe solo a sinistra. In Ungheria è diverso, non possono parlare il bla-bla europeo, perché tutti capiscono che dicono fesserie”.

Assicura Orban di “non parlare dal punto di vista dello scienziato, del filosofo o dell’analista, ma da quello del combattente politico”. È l’esperienza, afferma, a fargli capire che quella iniziata nel 2015 “è un’invasione”, nella quale si sapeva benissimo che “9 migranti su 10 sono rifugiati ma migranti economici”, ed in merito alla quale “i leader Ue avrebbero rovinato lo stile di vita europeo”.

La difesa della tradizione cristiana

Un progetto preciso, di cui è protagonista “la sinistra, che vuole lasciare alle spalle la tradizione cristiana, e per fare questo, il mezzo è Bruxelles”. Il senso di quest’operazione, dice il premier ungherese, è semplice: “So che sarò accusato di fare delle teorie complottistiche, ma si vede chiaramente che la sinistra non fa altro che importare nuovi elettori. Finiranno col cedere la cittadinanza. Ma questi migranti sono quasi tutti islamici, e non appoggeranno mai una politica su base cristiana”.

Il pubblico di Atreju mostra di gradire, tanto da interrompere ad un certo punto il premier intonando “Avanti ragazzi di Buda”, canzone-simbolo della rivolta anti-sovietica del 1956. D’altronde era stata la stessa Meloni, introducendo l’ospite d’onore, a voler sottolineare l’unita’ di veduta, affermando che “l’Ungheria è una nazione che oggi dimostra che si può stare in Europa a testa alta, difendendo le proprie famiglie, le imprese, e soprattutto difendendo i propri confini. Consideriamo Orban un patriota come noi, una persona che non ha paura di sfidare il politicamente corretto e che difende l’identità cristiana dell’Europa. E questo senza aver paura di denunciare l’islamizzazione in corso”.

Da parte sua, una sola cosa chiede il premier ungherese alla destra, che pure deve affrontare una battaglia dura dato che “i nostri avversari sono ricchi e potenti”: niente “autocommiserazione”, spiega Orban, che per l’occasione indica qual è la sua massima preferita: “Fidati di Dio e tieni secca la polvere da sparo”. 

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