Intervista dell’ad di Eni al Sole 24 Ore che ha ricordato il progetto del gruppo per la trasformazione dei rifiuti organici urbani in energia: “I vantaggi sono il riutilizzo totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno importazioni di petrolio e gas, l’aumento dell’occupazione e la riduzione della componente carbonica”
I rifiuti sono “il petrolio del futuro” perché “l’incremento demografico e il miglioramento degli standard di vita porteranno all’aumento esponenziale dei rifiuti” e “sarà indispensabile, di conseguenza, smaltirli in modo pulito e utile”: lo ha affermato l’ad di Eni, Claudio Descalzi, in un’intervista al Sole 24 Ore.
Descalzi ha ricordato il progetto del gruppo “per la trasformazione dei rifiuti organici urbani in energia”: “I vantaggi sono il riutilizzo totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno importazioni di petrolio e gas, l’aumento dell’occupazione e la riduzione della componente carbonica”.
“Trattare in questo modo 150 tonnellate di rifiuti”, ha sottolineato, “significa trasformare in energia i rifiuti di un milione e mezzo di persone”. “Nei prossimi anni saremo in grado di arrivare a 600 mila tonnellate, anche grazie all’accordo quadro fatto con la Cassa depositi e prestiti che, come noi, ha molte aree utilizzabili per la realizzazione degli impianti”, ha aggiunto Descalzi.
L’ad di Eni ha parlato anche della presenza in Africa del gruppo: “Negli ultimi anni abbiamo fatto numerose scoperte di giacimenti. Ora cresceremo su progetti diversi dall’oil&gas: rinnovabili, conservazione delle foreste, sostenibilità. Una nuova frontiera sono i crediti ambientali, utili alla nostra società ma anche all’ecosistema planetario. Nei mesi scorsi sono tornato in Africa incontrando i presidenti di Mozambico, Angola, Repubblica Democratica del Congo: li ho interessati perché, invece di parlare di petrolio, ho preferito discutere gli interventi di conservazione delle foreste e di agricoltura 4.0. Non è soltanto un tema di sviluppo sostenibile, ma di flusso di crediti che servono a migliorare il bilancio Eni delle emissioni e la qualità dell’ambiente di quei paesi con un beneficio per il mondo. Per noi è una prorità”.
Descalzi ha ricordato l’impegno della società nell’economia circolare: “Parlano i fatti. Circa un miliardo di investimenti in ricerca e sviluppo e tre miliardi nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione nei prossimi tre anni che saranno determinanti. Nel macro, siamo impegnati nella grande trasformazione della chimica e della raffinazione in Italia, da Venezia a Gela. Nel micro, con il lancio di impianti di trattamento che definiamo tascabili, per la trasformazione dei rifiuti organici urbani in energia. I vantaggi sono il riutilizzo totale dei rifiuti, la produzione di energia che significa meno importazioni di petrolio e gas, l’aumento dell’occupazione e la riduzione della componente carbonica”.
Il manager ha parlato dei progetti futuri e di come si evolve il business: “Accelerare lo sviluppo delle nuove attività: dalla diversificazione nelle energie rinnovabili all’economia circolare per chimica e raffinazione. Come Eni abbiamo avviato i processi per cambiare il mix energetico per esempio sostituendo il gas con l’energia solare, che per noi è perfetta, in quanto gran parte della attività sono in zone calde, dall’Africa all’Asia fino al Sud America. Tutte iniziative che finanziamo con capitali propri, senza sussidi pubblici e sviluppando tecnologie innovative”.
In questo cambio l’Italia avrà un ruolo centrale: “L’Italia è diventata il nostro hub tecnologico, con sette centri di ricerca, 1.500 ricercatori, 3 miliardi di investimenti e una rete di rapporti con 70 enti di ricerca e università. Il tutto ha prodotto 7.490 brevetti e 350 progetti applicativi. Non solo, nei prossimi tre anni continueremo investendo un altro miliardo nella ricerca e altri 3 miliardi nelle realizzazioni”.