Cosa intendeva dire il Papa con il messaggio sulla cultura negativa della morte

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Intervista ad Antonio Spadaro, gesuita e direttore della Civiltà Cattolica

 

Sarà un atto di fede”, ha detto Francesco subito dopo l’Angelus ringraziando quanti, nelle parrocchie e nelle comunità promuovano iniziative di preghiera per celebrare i Santi e commemorare i defunti, “due feste cristiane”, ha sottolineato, che “ci ricordano il legame che c’è tra la Chiesa della terra e quella del cielo, tra noi e i nostri cari che sono passati all’altra vita”. “Il Papa si rende conto che viviamo in una cultura dell’onnipotenza – ha spiegato all’AGI padre Antonio Spadaro, gesuita e direttore della Civiltà Cattolica -. Non abbiamo il senso del limite, ci manca la sua percezione”.

 

Di conseguenza, continua padre Spadaro, il “nostro atteggiamento di arroganza, prepotenza e di dominio della realtà” ci porta “a non confrontarci con l’altro”. Occorre, ha continuato il teologo, “avere equilibrio”. “Non serve – ha aggiunto – nascondere ai nostri occhi l’effetto e la presenza della morte, quasi a esorcizzarla. La morte contiene una domanda aperta sulla vita”. Del resto lo stesso Francesco ieri, nel videomessaggio ai giovani di Scholas ha precisato come la morte sia “uno schiaffo alla nostra illusione di onnipotenza”, che ricorda “l’impossibilità di essere, di capire e di comprendere tutto”.

“Forse questo può sembrare paradossale ma… è la morte quella che permette che la vita rimanga viva!”. La morte è ancora un argomento tabù e in questi giorni di festeggiamenti tra Halloween e altre manifestazioni pagane come la messicana Dia de los muertos (che si celebra proprio a Città del Messico dove sono riuniti i giovani di Scholas), l’invito del Pontefice, che piu’ volte ha parlato della “cultura mondana che schiavizza e cerca di anestetizzarci”, è di “prestare attenzione a ogni piccolo finale della vita quotidiana” perché “solo una vita consapevole di questo istante si completa e fa in modo che questo istante sia eterno”.

L’avvertimento quindi è a “non dimenticare la morte” in quanto il farlo “è anche il suo inizio. Anche una cultura che dimentica la morte inizia a morire dentro. Chi dimentica la morte ha già iniziato a morire”. 

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