Doc: l’accordo Ue-Cina protegge solo il 3% del Made in Italy

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Pierpaolo Molinengo 

Per l’Italia che è leader europea nei vini Doc (denominazione origine controllata) ad essere tutelati in Cina per adesso sul totale di 863 prodotti Ig (299 Dop e Igp, 526 vini e 38 bevande spiritose) sono – spiega la Coldiretti – appena 26 specialità: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino superiore, Barolo, Brachetto d’Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana padano, Grappa, Montepulciano d’Abruzzo, Mozzarella di Bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Vino Nobile di Montepulciano.

Il rischio è che la mancata protezione di tutti gli altri marchi Made in Italy legittimi – denuncia Coldiretti –  la produzione di imitazioni dei prodotti tricolori in un Paese in grande espansione soprattutto nel settore vitivinicolo dove è il primo consumatore mondiale per i rossi..

La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita parità delle condizioni, efficacia dei controlli e reciprocità delle norme con impatti ambientali, economici e sociali ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che occorre lavorare per accordi che tutelino il Made in Italy dalla concorrenza sleale e garantiscano scelte consapevoli ai consumatori nel rispetto della sicurezza alimentare.

Il tutto peraltro in una situazione generale che per quanto riguarda gli scambi Italia-Cina vede ancora troppe barriere doganali che penalizzano le esportazioni agroalimentari verso Pechino. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per l’erba medica italiana, al momento per quanto riguarda la frutta fresca – conclude la Coldiretti – l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le mele e le pere oggetto di uno specifico negoziato. 

Una situazione che limita le esportazioni agroalimentari nazionali che – conclude la Coldiretti – nei primi sette mesi del 2019 sono risultate in calo dell’1% per un valore di 241 milioni di euro, importazioni in aumento del 21% per un valore di 431 milioni, quasi il doppio dell’export.

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