Amazon attacca Microsoft per il maxi contratto strappato al Pentagono

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Microsoft si è accaparrato la fornitura di servizi Cloud dal valore di 10 miliardi di dollari. Il gruppo di Bezos si prepara al ricorso denunciando “lacune evidenti”

Amazon all’attacco contro Microsoft per l’assegnazione a Microsoft, da parte del Pentagono, di un maxi-contratto da 10 miliardi di dollari per la fornitura di servizi Cloud. Secondo un portavoce del gruppo ci sarebbero “lacune evidenti in numerosi aspetti del processo di valutazione del contratto, degli errori e dei pregiudizi inequivocabili”.

Alla gara aveva partecipato Amazon Web Services che già fornisce servizi analoghi alla Cia. Il gruppo di Bezos, che possiede anche il quotidiano di area liberal-democratica Washington Post, si prepara a presentare un ricorso e accusa la Difesa americana di aver scelto anche sulla base di “influenze politiche”.

Il contratto da 10 anni, per la quale era favorita Amazon, vedrà tutti i settori della Difesa Usa condividere informazioni in un sistema gestito dall’intelligenza artificiale. “Amazon Web Services (Aws) ha un’esperienza unica e le qualità necessarie, per fornire all’esercito americano le tecnologie essenziali di cui ha bisogno. Noi pensiamo che è essenziale che il governo assegni i contratti in modo obiettivo e senza influenze politiche”, ha spiegato il portavoce della società.

Il contratto è stato assegnato a Microsoft in modo corretto e senza “influenza esterna”, ha ribattuto il segretario alla Difesa Usa, Mark Esper, commentando le accuse mosse da Amazon. Parlando da Seul, dove è in visita, Esper si è detto sicuro che la competizione “è stata condotta in modo libero e corretto senza alcun tipo di influenza esterna”

Il commento di Amazon appare diretto al presidente Donald Trump, che il 19 luglio ha chiesto di indagare sul procedimento di assegnazione del contratto col Pentagono. “Sto ricevendo enormi rimostranze riguardo il contratto tra Pentagono e Amazon”, aveva detto il capo della Casa Bianca. Le dichiarazioni del colosso dell’e-commerce nascondono il sospetto che gli interessi di Trump nell’appalto Jedi potrebbero essere al centro del ricorso alla U.S. Court of Federal Claims, a cui già si era rivolta la Oracle Corp sempre in merito al maxi-contratto con la Difesa.

La Oracle, che era stata eliminata dalla gara, ha perso il ricorso e ha fatto appello contro il verdetto. Fin dall’inizio la gara di appalto per i servizio cloud era stata macchiata da preoccupazione sull’assegnazione del contratto. Le preoccupazioni riguardavano il sospetto che Amazon avesse influenzato in modo improprio lo sviluppo dello stesso progetto per migliorare le sue possibilità di vincere. Accuse che il colosso di Bezos ha sempre respinto.

Al centro dei sospetti, il ruolo di Deab Ubhi, ex dipendente Amazon alla divisione cloud, poi passato al Pentagono dove ha lavorato proprio allo sviluppo del programma Jedi, per poi tornare ad Amazon Web Services. 

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