Alla nuova Commissione Europea manca solo un tassello, il commissario britannico che Londra si rifiuta di nominare. Bruxelles ne farà a meno?
Il prossimo passaggio è previsto per giovedì, quando la conferenza dei capigruppo metterà il sigillo sul voto della commissione Esteri e stabilirà per il 27 novembre a Strasburgo il voto definitivo del Parlamento sul futuro esecutivo europeo.
Il commissario di Budapest nelle risposte scritte inviate ai deputati ha ribadito la sua posizione della settimana scorsa in audizione, ha detto che “non sarà l’uomo di Orban” in Europa e ha convinto la gran parte dei deputati. Il voto su Varhely conferma il ricompattarsi della ‘maggioranza Ursula’ che già si era riallineata in occasione dei voti su Breton e Valean: i principali gruppi politici hanno votato a favore, a cominciare da Popolari, liberali e anche socialisti che la settimana scorsa avevano sollevato diverse questioni sulla indipendenza del candidato ungherese da Viktor Orban, soprattutto per le posizioni in materia di politica estera, dai Balcani alla vicinanza alla Russia di Vladimir Putin, alla Turchia. Ma Varhely ottiene l’appoggio anche dei conservatori dell’Ecr e dei sovranisti di Identità e Democrazia, Lega compresa. Votano no solo i Verdi e la sinistra radicale della Gue.
L’ultimo scoglio da superare per von der Leyen resta quello legato al commissario britannico. La scorsa settimana la Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro il Regno Unito dopo la decisione di Londra di non inviare un nome a Bruxelles prima delle elezioni politiche del 12 dicembre.
Il governo di Boris Johnson ha tempo fino al 22 novembre per “esprimere le proprie opinioni”, ma oggi da palazzo Berlaymont arriva la conferma che da Downing street non è arrivato nessun segnale. Bruxelles si prepara però a partire senza la Gran Bretagna: il Consiglio Ue sta valutando la possibilità di dare il via libera a una lista con 27 commissari. Ma per arrivare al via libera serve una maggioranza qualificata degli stati membri