Il passato che insegna: intervista a Viviana Picchiarelli

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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La Locanda dei libri è un agriturismo magico, un posto in cui si respira un’atmosfera benefica ricca di umanità e convivialità. È in grado di trasformare tutte le persone che ne vengono in contatto. Aiuta la gente a tirare il meglio di sé e a far pace con sé stessi soprattutto con le proprie zone d’ombra. Ne sanno qualcosa le due protagoniste principali del nuovo romanzo di Viviana Picchiarelli intitolato “Il Giardino della Locanda dei Libri” della Newton Compton Editori.

Celeste e Ginevra sono due sorellastre in perenne conflitto a causa di una competizione alimentata dalla madre. È proprio alla morte di quest’ultima che dovranno tentare una riappacificazione per instaurare un rapporto alimentato da comprensione, complicità, empatia: peculiarità significative che mancano al loro rapporto. Improvvisamente. Celeste scoprirà

l’esistenza di tre manoscritti appartenenti alla sua defunta madre. Si ritroverà così a fare i conti delle verità nascoste sul conto della sua famiglia e che riguarderanno anche Ginevra. Celeste in questo momento avrà tanto bisogno dell’aiuto e della comprensione di Ginevra.

Il Giardino della Locanda dei Libri è un libro ricco di intrighi e colpi di scena. Induce il lettore a riflettere sul ruolo del passato nella propria esistenza, soprattutto quando ci si ritrova a fare i conti con i rimpianti, gli errori commessi e certi “fantasmi” che ci portiamo nell’anima e che continuano a tormentarci anche nel presente.

Con questo interessante romanzo Viviana Picchiarelli ci insegna che per scrivere un nuovo capitolo della nostra vita bisogna prima perdonare chi ci ha fatto male. L’atto del perdono deve coinvolgere prima di tutto noi stessi. Solo così è possibile abbracciare a pieno una ventata di vitalità e amore che invaderanno senza limiti la nostra esistenza ricca di sorprese.

Sul ruolo del passato e sul successo che sta riscuotendo “Il Giardino della locanda dei libri” parliamo con Viviana Picchiarelli in questa esclusiva intervista.

 

Com’è nata l’dea di creare questa ambientazione “magica” come” La Locanda dei libri”, capace di trasformare le persone che ne vengono a contatto tirando il meglio di sé?

L’idea nasce dalla passione che nutro per i libri, sia come lettrice che come autrice, unitamente all’amore per il Lago Trasimeno e per le ambientazioni dal tocco provenzale. Avevo bisogno di collocare le mie storie in un contesto che esprimesse la parte migliore di me e in cui i lettori si sentissero in qualche modo coccolati.

Il suo romanzo fa riflettere molto sul ruolo del passato e dei rimpianti nella propria esistenza. Che rapporto ha lei con essi?

Fatico a scendere a patti con tutto ciò che ho lasciato in sospeso o che non ho vissuto appieno. Cerco, però, di concedermi scampoli di indulgenza, che riverso nelle mie storie e nei miei personaggi.

La scrittura consente a Ginevra di fare pace coi suoi “fantasmi del passato” e di riconciliarsi con la sorella Celeste. Quanto la scrittura può essere terapeutica secondo lei?

La scrittura salva sempre, anche quando ci si illude che si scrive “semplicemente” fiction e narrativa di evasione, se non altro perché richiede di mettere in stand by tutto il resto e ciò potrebbe essere vitale in alcuni momenti. Salvifico, appunto.

Il suo romanzo ha come protagoniste donne forti e coraggiose che combattono quotidianamente per affermare sé stesse e i loro sentimenti. Per lei la “sorellanza” in questa lotta è utopia o realtà?

Né l’una né l’altra, sia l’una che l’altra. Tutto dipende dal tipo di donne che si trovano, per i motivi più disparati, a interagire in un determinato momento, e dall’oggetto del loro combattere.

Quanto di Viviana Picchiarelli possiamo rintracciare in questo romanzo?

Viviana è nell’esibizionismo fragile di Celeste e nell’egoismo incerto di Ginevra.

C’è un personaggio de “Il Giardino della locanda dei libri” al quale è più affezionato rispetto agli altri e perché?

Gregorio, il pittore vedovo che conquista nel tempo il cuore invecchiato di Emma. Credo che sia il mio personaggio più riuscito: presenza granitica e discreta in grado di tenere in equilibrio le delicate dinamiche relazionali che vivono i personaggi del romanzo.

Un’altra tematica che merge dal suo romanzo è “l’arte del perdono” nei confronti di sé stessi e degli altri. Ci può spiegare meglio il concetto di perdono?

È qualcosa che non sono in grado di concepire appieno, né nei miei riguardi né verso gli altri. Ci sto lavorando, ma al momento mi riesce bene solo nei libri.

Possiamo sperare in un sequel de “Il Giardino della locanda dei libri”?

“Il giardino della locanda dei libri” è il seguito di un romanzo nato e concepito come autoconclusivo, dal titolo “La locanda degli amori sospesi”. A dire il vero, l’ipotesi di un terzo e ultimo capitolo pare non essere così assurda, molti lettori me l’hanno già chiesto. Ci sono un paio di situazioni che potrebbero essere sviscerate in un altro romanzo, ma al momento sto lavorando a una storia completamente diversa, e vorrei “far tirare il fiato” ai miei personaggi e assicurarmi di garantire ai lettori una storia intensa e forte come le prime due. Per fare questo ho bisogno di “allontanarmi” per un po’ dalla locanda.

Perché il lettore de IlCorriereNazionale.net dovrebbe leggere il suo romanzo?

Per regalarsi attimi di pura evasione in un “agriturismo” sui generis, entrando nelle vite di personaggi imperfetti, che però non smettono di mettersi in discussione, nel tentativo di recuperare il tempo perso e di porre rimedio agli sbagli del passato. 

Mariangela Cutrone

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