Perché i turchi dicono di avere il vero San Nicola

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di Enzo Varricchio (scrittore e storico)

Il mio incontro con l’archeologa turca S. Yldiz Otucken dell’università di Hacettepe in Beytepe ad Ankara risale al 2003, epoca in cui per la rivista Medioevo mi stavo occupando della presenza di altri presunti corpi di San Nicola, in particolare a Venezia e a Kilkenny in Irlanda.

Fu lei a parlarmi delle ricerche che con la locale soprintendenza si stavano conducendo dal 1983 nell’area retrostante l’ingresso dell’attuale chiesa di San Nicola a Demre-Myra e della “vera tomba di San Nicola”, a suo giudizio collocata nella prima chiesa risalente al VI secolo d.C. , distrutta e sepolta sotto detriti e calcinacci accumulatisi dopo i terremoti del 529 e dell’VIII secolo, le scorribande di Harun – al Rashid e il saccheggio saraceno del 1034.

E’ innanzitutto utile chiarire che le odierne notizie dalla Turchia del ritrovamento delle vere spoglie del santo si riferiscono con tutta probabilità a questa prima chiesa del VI secolo che fu distrutta e ricostruita nello spazio anteriore della spianata, come ebbe modo di spiegarmi in seguito la Otucken. Infatti, l’attuale edificio risale probabilmente alla prima metà dell’XI secolo ad opera dell’imperatore bizantino Costantino IX Monomaco  e della moglie Zoe che fecero edificare anche la recinzione protettiva muraria.

Questo per capire che, secondo gli archeologi Turchi, all’epoca della traslazione del 1087, il luogo della vera tomba del santo poteva essere già occultato dai detriti, tanto da indurre in inganno i marinai baresi ma anche i veneziani che tornarono undici anni dopo a prendere  il vero corpo  perché i baresi  avrebbero sbagliato reliquia , come attesta la cronaca dell’anonimo benedettino ritrovata nella biblioteca marciana di Venezia e come confermano le spoglie del santo custodite nella chiesa di San Niccolò del Lido, considerate tuttavia la parte mancante dello scheletro barese.

Insomma, le sacre spoglie si troverebbero sotto l’attuale livello di calpestio nella zona retrostante la attuale chiesa, non sotto l’edificio oggi meta di pellegrinaggio.

Nel 1863 lo zar Alessandro II di Russia intraprese i restauri dell’attuale edificio ma senza portare a termine i lavori. Solo cento anni dopo si poterono terminare gli scavi, nel 1968 venne riportato alla luce il sarcofago dove era stato custodito il Santo.

Va detto che sicuramente tale sarcofago istoriato e sfondato presente tra molti altri nella chiesa attuale di Myra, che viene tradizionalmente indicato come tomba del santo, non potrebbe essere quello giusto secondo le cronache della traslazione che riferiscono di una tomba sottostante il pavimento, nella quale il marinaio Matteo ebbe a calarsi con tutti i calzari.

E’ bene anche chiarire che le ossa del santo di cui parlano oggi a Myra non sono quelle esaminate dal dr. Introna nel museo civico di Antalya per le quali pure si è parlato in passato di frammenti del corpo del grande taumaturgo.

In seguito,  ho potuto seguire le fasi di restauro del ciclo di affreschi e la fase di documentazione della struttura architettonica primitiva ma vere e proprie prove della presenza di un corpo di San Nicola scientificamente alternativo a quello barese non ne ho visionate. Dovrebbe trattarsi di DNA e radiocarbonio ma anch’esse andrebbero poi comparate con quelle baresi e veneziane.

Oggi i Turchi si preparano a varare un poderoso piano di marketing territoriale incentrato sulla figura di San Nicola-Babbo Natale; i baresi possono per il momento stare tranquilli del loro primato storico-religioso ma non devono lasciarsi soffiare quello turistico.

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