Fu la nave militare Orione, della Marina Militare Italiana, che a giugno 2009 riconsegnò con la forza e l’inganno alla Guardia costiera libica i migranti eritrei sfuggiti alla illegittima detenzione nei lager libici, dove avevano subito indicibili crudeltà, torture e violenze di ogni genere.
La Marina Militare, obbedendo ad ordini impartiti dalla catena di comando, che toccherà alla Corte dei Conti accertare perchè i responsabili rifondano la spesa erariale, commise atti illeciti. Infatti, per il Tribunale di Roma, adito da Asgi e Amnesty international nell’interesse delle vittime del comportamento criminoso, l’espulsione collettiva operata ai sensi del trattato di “Amicizia, partenariato e collaborazione” siglato nel 2008 con la Libia, non poteva dar luogo a quelle espulsioni o respingimenti, dal momento che si trattava di norma di rango inferiore rispetto alla Convenzione di Ginevra, che vieta di rispedire un rifugiato in luoghi dove la sua vita o la sua libertà vengono minacciate.
Ricorrendo dette condizioni in Libia, come pure il Eritrea, ed essendo queste note allo Stato Italiano la responsabilità penale è apparsa chiara. Certo, va detto, che si tratta di sentenza di primo grado, soggetta ai gravami dell’appello e della Cassazione, quest’ultima limitatamente a questioni di mera legittimità e non di merito. Purtuttavia è un precedente estremamente significativo di cui i governi dovranno tener conto.
Per completezza va aggiunto che il Ministro dell’interno in carica al momento dei fatti era Roberto Maroni, ed il governo in carica il Berlusconi IV.
Gianvito Pugliese