A Natale, in scena il falso buonismo e la falsa carita’

Puglia

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Il comune di Bari aiuta i poveri a mangiare con 120 euro l’anno. E il resto degli altri giorni? Il sindaco: ci sono le mense della chiesa

In crescente aumento i  baresi in difficoltà presenti ai pranzi solidali organizzati nei giorni di festa

di  Myriam Di Gemma

Arriva Natale, e tutti diventano più buoni. Solo per un giorno però. Gli altri 359 giorni dell’anno invece, le persone di potere mettono la benda agli occhi, o se incrociano un bisognoso, cambiano strada.

A Roma, come in altre città d’Italia, ogni giorno ci sono tantissime persone in difficoltà che vanno a mensa all’OSF, Caritas, Comunità Sant’Egidio. Non hanno la possibilità di nutrirsi e vanno in questi luoghi dove un primo un secondo e la frutta sono assicurati.

A Lecce, qualche giorno fa l’istituto di credito “Intesa San Paolo” ha offerto il pranzo di Natale (ma lo ha organizzato in tutta Italia, in collaborazione con la Caritas) per offrire il pranzo una volta all’anno alle persone povere.

Ma i direttori o i responsabili di questa azione benefica, lo sanno che l’anno prossimo le stesse persone saranno ancora sedute al tavolo del pranzo di Natale offerto dallo stesso istituto di credito?

E se lo chiederanno mai il perché? La risposta è che la condizione di quei “poveri cristi” non cambierà mai se si continuerà ad offrire il pranzo di Natale o a fare pacchi dono.

Queste persone vanno concretamente aiutate con CASA e LAVORO. Chi legge, obietterà: ci sono i Servizi Sociali dei Comuni.

La replica è presto detta: siamo andati a chiedere al Comune di Bari cosa spetta agli indigenti per nutrirsi ogni giorno.

Sapete a quanto ammonta il contributo? Centoventi euro. Voi penserete: 120 euro al mese.

E invece no: 120 euro in buoni pasti all’anno. E in questi 120 euro sono incluse anche le spese per l’igiene personale (dentifricio shampoo, bagnoschiuma, etc).

Dunque, una persona povera, che non ha introiti (escludiamo i possessori di reddito/pensione di cittadinanza, che comunque usano la card per il fitto/mutuo e le utenze) deve spendere questi 120 euro in buoni pasto per fare la spesa dai supermercati nell’arco di un anno.

Siamo andati al sindaco di Bari, Antonio Decaro, raccontando la risposta degli assistenti sociali.

Abbiamo chiesto al sindaco: “Ma come fa un indigente a sfamarsi con 120 euro all’anno?” Pensavamo di avere una risposta valida e confortante dal primo cittadino, che è anche il Presidente nazionale dell’Anci (quindi un esempio per tutti i sindaci d’Italia).

Ed ecco la risposta di Antonio Decaro, sindaco d’Italia: “Quando finiscono i buoni, si va alle chiese a chiedere aiuto: ci sono le mense”.

E secondo Voi, lettori, questa è la risposta che ci aspettavamo?

No, non era questa. Ma la riportiamo ugualmente.

Caro Sindaco Decaro, che vanti un Welfare d’eccezione a livello nazionale, con progetti d’avanguardia che, tuttavia, privilegiano sempre emigrati ( vedi l’ultimo caso con la maestosa villa confiscata alla mafia, in cui è stato creato anche un bed&breakfast, gestito da rifugiati. Progetto encomiabile, tant’è è venuta pure la ministra all’Interno, Lamorgese, ad inaugurarlo. Altro progetto innovativo del Welfare barese: solo emigrati anche minori  in affidamento alle famiglie baresi – che avranno un contributo dal Comune) cosa fa concretamente il Comune di Bari per i baresi poveri?

Welfare letteralmente dall’inglese vuol dire: “Benessere”. A Bari, per i poveri baresi che dormono nelle macchine, in depositi, negli ospedali o nei dormitori pubblici, che Welfare è?

Rimbomba ancora nelle orecchie, la risposta di Decaro: “Quando finiscono i buoni pasto, si va alle chiese a chiedere aiuto: ci sono le mense”.

Insomma, per aiutare i baresi poveri, quelli che non hanno neanche la casa, che sopravvivono ogni giorno silenziosamente e dignitosamente, il concetto di Decaro è forte e chiaro: ancora e sempre assistenzialismo.

La parola chiave invece c’è ed è solo una: il lavoro.

Se tutte le persone che vanno in mensa alla Caritas, avessero un lavoro, non andrebbero a mangiare lì.

E se le mense delle chiese si sfollassero, sarebbe una vittoria per la società.

La realtà è un’altra: guai se si svuotassero le mense per i poveri. Come farebbero i tanti ricchi e potenti a fare i pranzi della solidarietà, per stare a posto con la coscienza?

E come farebbero i politici poi senza i poveri, a esibirsi, riempiendo i piatti dei commensali durante i pranzi della solidarietà di Natale e di Capodanno, davanti alle telecamere delle tv?

Solo il LAVORO RIDA’ DIGNITA’ e motivo di esistere nella società, non i pranzi solidali.

Volete 2 suggerimenti per trascorrere un vero Natale?  Chi ne ha il potere, proponga un lavoro al barese indigente che incrociate sempre in chiesa, o sotto il vostro ufficio. Secondo suggerimento (più facile a farsi?): accogliete il 24 e il 25 un povero in casa, a trascorrere quei momenti insieme alla vostra famiglia. Lo possono fare tutti: politici, preti, persone senza titoli. Ma guai a raccontarlo a qualcuno. Non sarebbe carità quella: rientrerebbe nell’ostentare opere buone.

Se così farete, allora il nostro augurio sincero: che Buon Natale davvero sia!

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