Nella scorsa notte la Camera dei Comuni inglese ha eliminato il programma europeo Erasmus+ che ha permesso a numerosi giovani universitari di viaggiare in tutta l’Ue e studiare nei maggiori atenei. L’emendamento “New Clause 10” è stato bocciato da tutti i deputati conservatori, 344 a 254, e prevedeva che il programma avrebbe dovuto continuare anche dopo l’uscita definitiva del Regno Unito e la fine del ciclo già finanziato nell’anno attuale (2020). L’Uk continuerà a far parte del programma solo durante il periodo di transizione fino alla fine della Brexit e il governo si dice disponibile a lavorare su altri programmi di scambio che non riguardano solo l’istruzione.
Numerose le reazioni incredule ma anche deluse. Simon Schama, storico britannico, parla di “decisione miserabile, un furto alle giovani e future generazioni”. Commenti duri anche in Italia come quella di Debora Serracchiani, deputata PD, che ha scritto su Twitter: “Con la Brexit decine di migliaia di studenti europei dal 2021 diranno addio al programma Erasmus. Un atto che va a distruggere i sogni e il futuro delle giovani generazioni, pensato per unire le culture e formare le coscienze dei cittadini europei”.
Questa decisione era però già nell’aria viste le numerose dichiarazioni di Boris Johnson che aveva spesso dichiarato che anche il programma Erasmus sarebbe stato incluso nei negoziati con l’Unione Europea in modo da mettere un freno alla libera circolazione nel Paese e cambiare le regole sull’immigrazione.
La speranza di studenti e accademici è quella che il programma possa essere reintrodotto sotto altre forme e regole e che siano avviati negoziati su questo fronte. La piattaforma non solo permetteva ai ragazzi di poter viaggiare per studiare negli atenei inglesi e perfezionare la conoscenza della lingua, ma anche di poter fare esperienze di tirocinio postlaurea all’estero. Erano inclusi anche i docenti che avevano a disposizione la possibilità di fare un’esperienza di insegnamento all’estero.
Con questo addio, il Regno Unito taglia fuori la possibilità per i giovani di partecipare ad uno scambio culturale che arricchisce non solo chi si reca nello Stato ma anche chi riceve.
Di Sara Carullo