Laurent Ani non fuggiva dalla fame e dalla guerra

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Le fantasie di Roberto Saviano sulla tragedia di Laurent Ani: “Non si pronuncia la parola bambino. È un bambino ad essere morto… Ha sperato cosi di aver trovato il posto giusto per arrivare in Europa, farcela ad avere la sua possibilità di vita” (La Repubblica).

E le fantasie di Marina Corradi su Avvenire: “Aveva solo 10 anni… O forse, quel bambino senza nome non voleva fuggire, ma raggiungere qualcuno di molto caro. Un padre in fuga… Oppure, quel bambino inseguiva una madre sedotta dai trafficanti… forse a dieci anni il coraggio… lo si trova solo per andare a ritrovare la carezza perduta di una madre”.

Non sarebbe stato giusto, opportuno, prima di lavorare con la fantasia, aspettare notizie precise sul ragazzo morto nel carrello dell’aereo? Il padre ha riferito che sebbene la famiglia fosse “modesta”, il figlio era un ragazzo tranquillo, allegro, docile. Insomma, è certo che il ragazzo non stava fuggendo dalla guerra e neppure dalla fame. Andava scuola come tanti altri ragazzi. Un insegnante ha dichiarato che per lui era come un figlio. Non sembra che a Laurent Ani, mancassero carezze e cibo.

Renato Pierri

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