Recensione a cura di Mariangela Cutrone
Yui è una giovane donna che lavora in radio parlando alla gente più disparata grazie al suo programma radiofonico. Ha perso sua madre e sua figlia nello tsunami del 2011 che si abbatté sulla costa nord est del Giappone. Takeschi invece è un medico, padre di una bambina di circa sei anni che ha smesso di parlare da quando la madre è morta di tumore. Entrambi portano nel cuore un dolore che non consente di trovare pace e abbracciare a pieno la tanto desiderata felicità che la vita è in grado di donarci nonostante le avversità.
Yui e Takeschi sono i protagonisti del nuovo romanzo della scrittrice Laura Imai Messina dal titolo “Quel che affidiamo al vento” (Piemme Edizioni). I due giovani si incontreranno in un luogo magico che si trova sul fianco scosceso di Kujira- yama chamato Bell Garda. In questo meraviglioso e suggestivo giardino si trova il Telefono del Vento grazie al quale ognuno può parlare coi propri cari, defunti e non. Questo telefono non è collegato a nessuna rete se non a quella del ricordo. Dando forma ai propri pensieri, memorie ed emozioni vengono generate parole dall’effetto liberatorio. Si attiva una vera e propria catarsi dell’anima.
Grazie al Telefono del vento, Yui e Takeschi diventeranno grandi amici e impareranno a non nascondere il proprio dolore ma piuttosto lo faranno emergere per dare ad esso forma e consistenza, per imparare a conviverci e a trasformarlo in qualcosa che fa meno male e che ha contribuito a farli diventare quelli che sono. Sono il dolore e le sofferenze patite a causa della perdita dei loro cari che li ha resi unici e più coraggiosi e forti di prima.
Il Telefono del Vento diventa terapeutico per entrambi. Dal loro primo incontro in questo luogo emblematico custodito dall’anziano e saggio Suzuki- san visitare quel posto diventerà una sorta di rituale, appuntamento fisso da adempiere ogni mese. L’atmosfera inedita di Bell Garda, il calore umano di Suzuki- san diventeranno importanti per le loro esistenze. Sarà quello il luogo della “condivisione del dolore” con altre persone e inviterà i dei protagonisti a mettersi in discussione, a guardare la vita sotto una nuova prospettiva per poter rinascere e cominciare una nuova vita insieme.
Con la sua scrittura profonda ed introspettiva, Laura Imai Messina ci invita ad accettare il dolore che è inevitabilmente parte di noi. Esso è in grado di farci attivare un dialogo interiore con la parte autentica del nostro essere che spesso sfugge alla quotidianità. Ci aiuta ad acquisire nuove consapevolezze di cui ignoravamo l’esistenza. Attraverso l’incontro e la condivisione del dolore altrui ci sentiamo meno soli. Grazie all’empatia è possibile acquisire coraggio, forza interiore. “Quel che affidiamo al vento” ci insegna che anche il dolore ha la sua voce speciale che non dobbiamo mettere a tacere. Questo romanzo è l’ennesima conferma di quanto la parola abbia un potere immenso. Attraverso essa diamo forma e significato a ciò che ci succede, ai propri pensieri, sensazioni, esperienze e stati d’animo.
Il Telefono del Vento è il luogo nel quale confluiscono tutti i dialoghi con le persone che amiamo, che abbiamo perso o ritrovato, viventi o defunte. Non esiste un luogo specifico per attivare questo dialogo. È possibile rintracciare un Telefono del Vento ovunque. Spetta a noi decidere di utilizzarlo per intraprendere un viaggio introspettivo volto alla conoscenza di noi stessi. Un romanzo emozionante carico di riflessioni sul senso della vita e che sprona a rinascere e vivere intensamente coltivando la propria intelligenza emotiva.